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Centrodestra, i termini del complicatissimo accordo notturno su Lagalla

 Cascio si ritira, per ora nessun vice. Ai tre «generosi» già in lizza un assessore a testa. Ma Fdi non firma senza l'ok al Musumeci bis

Di Mario Barresi Giuseppe Bianca |

I termini più delicati dell’accordo quasi definitivo – , complicatissimo; eppure semplice  – erano stati già scritti prima, nel vero tavolo della trattativa. Roberto Lagalla sarà il candidato sindaco di tutto il centrodestra a Palermo. Ciccio Cascio, il competitor forzista, farà un passo di lato assieme all’altro aspirante, il libero-autonomista Totò Lentini. Nessuno dovrebbe avere in prima battuta il ruolo di vicesindaco designato (anche se questo resta uno dei temi più controversi dell’intesa), ma sarà una scelta che tutta la coalizione farà a risultati elettorali acquisiti. Per ricompensare la «generosità» (così l’hanno definita in molti) dei candidati che hanno deciso di ritirarsi, ognuno di loro avrà una sorta di golden share personale nella scelta di un assessore a testa, da considerare “fuori quota” rispetto agli equilibri dell’alleanza: uno per Cascio, uno per Lentini (che dovrebbe essere se stesso medesimo, con la già dichiarata preferenza per l’Urbanistica) e uno per la meloniana Carolina Varchi, la prima in assoluto a convergere su Lagalla.

Era quasi già tutto deciso nei “bilaterali”. Per il resto, il summit  notturno all’hotel delle Palme è l’occasione utile per confrontarsi, tutti assieme per la prima volta. Lungo l’elenco dei presenti: oltre ai tre candidati (Lagalla, Cascio e Lentini),  Mimmo Turano, Decio Terrana ed Ester Bonafede per l’Udc; Toto Cordaro per la lista Lagalla; Alessandro Aricò, Carolina Varchi e Giampiero Cannella (FdI); Marianna Caronia e Vincenzo Figuccia (Lega) e ancora Andrea Mineo  e Gianfranco Miccichè (Forza Italia), Antonello Antinoro e Massimo Dell'Utri (Noi per l'Italia) e Totò Cuffaro, leader della Nuova Dc, tra gli ultimi ad arrivare. Fra gli assenti il coordinatore degli autonomisti siciliani, Roberto Di Mauro, tornato ad Agrigento dopo i lavori della Finanziaria all’Ars.

«Stiamo andando avanti bene, la volontà generale è quella di andare uniti. Si parla di programma, di lavoro comune e siamo sulla strada di raggiungere un accordo nelle prossime ore. Il  tavolo di lavoro continua», l’accorta dichiarazione finale di Lagalla. Che, a chi lo chiama in nottata, consegna un pianto di sollievo e gioia. Una prudenza ufficiale motivata anche dall’uscita, pochi minuti prima, di FdI: «Nel corso della riunione abbiamo parlato solo di programmi per Palermo e non di assessorati,  comunque il via libera all’accordo unitario deve includere l’ok al Musumeci-bis».

Un intervento che spezza le dichiarazioni di «clima sereno» e le indiscrezioni su un «accordo soltanto da limare» che nel corso del lungo vertice arrivano dalla sala dell’hotel palermitano. Anche lo stesso Miccichè, in nottata, si lascia andare a un sano ottimismo: «Siamo molto vicini, l’accordo di massima c'è. Siamo ai dettagli, se ne riparla domattina alle otto. Il candidato unitario ci sarà quando saranno sciolti tutti i nodi.  Franco Miceli (il rivale di centrosinistra, ndr) può stare tranquillo».

«Siamo ai dettagli», dice ancora Miccichè quando a sorpresa esce dalla riunione del centrodestra. Poco dopo lascia anche Francesco Cascio. Facce scure, nonostante le parole di circostanza. A nulla valgono le insistenze per fare rientrare Miccichè nell’hotel per proseguire il confronto con Roberto Lagalla, che le prova tutte per chiudere l’accordo che non arriva quando mancano dieci giorni alla presentazione delle liste elettorali. 

Oggi sono previsti altri colloqui, ma le parti rimangono ancorate nelle proprie posizioni: il nodo rimane il Musumeci bis. Fi e Lega vorrebbero chiudere l’accordo rimandando il confronto sulle regionali, FdI insiste sull'ok immediato alla ricandidatura del governatore.

Un po’ di aria elettrica, nel conclave del centrodestra, si era notata prima di cominciare, con oltre un’ora di ritardo all’orario fissato (le 19, dopo il rinvio del primo appuntamento delle 12,30), il confronto. «Roberto è un bluff, stai attento», avrebbe sussurrato all’orecchio una dirigente di peso della coalizione all’ex rettore mentre entrano nella stanza.

Ma lì dentro, al netto delle note ufficiali, si è discusso subito  di «cose concrete». A partire dalle liste, che saranno almeno otto: Forza Italia, Fdi-DiventeràBellissima, Udc, Nuova Dc, Alleanza per Palermo (Lentini), Lega-Prima l’Italia, una di Lagalla che racchiuderà gli uomini vicini al rettore (regista è l’assessore Toto Cordaro) e i candidati renziani di Davide Faraone e infine quella di Noi con l’Italia di Saverio Romano, che si aprirà ai mastelliani e ad alcuni degli Autonomisti di Raffaele Lombardo. A ognuna delle liste toccherà un assessore, più un “bonus” sui risultati effettivi e un altro sull’indicazione del vicesindaco.

Il dibattito sulla ricandidatura di Musumeci? «Non se n’è neppure discusso», rivela uno dei presenti. Raccontando che soltanto Aricò avrebbe fatto riferimento al governatore «da appoggiare tutti uniti come uomo del dialogo nel centrodestra». Momenti di tensione, stavolta sì, ma subito sedati dallo stesso Lagalla. Che oggi dovrebbe essere incoronato da un comunicato ufficiale, in veste di «garante dell’intera coalizione» con un ruolo di «terzietà rispetto a tutti gli alleati». Tutto il resto, a partire dal nodo Regionali, si ridiscuterà dal 13 giugno in poi.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA