Il vertice palermitano del centrodestra, com’era prevedibile, è stato una perdita di tempo. Il nodo Catania, decisivo anche per sbloccare il risiko di altri comuni al voto (più che altro Siracusa, visto che Ragusa e Trapani sono destinati a candidati unitari di matrice meloniana), non s’è sciolto. Tutta la coalizione aspetta l’indicazione del nome di Fratelli d’Italia. Arriverà «all’inizio della prossima settimana» garantisce agli alleati Salvo Pogliese.
Che ammette il delicato «confronto interno, che coinvolge anche i vertici del partito», chiedendo dunque di aggiornare il tavolo regionale a venerdì prossimo. Quando, cioè, la forza più importante della coalizione avrà le idee più chiare. Ma c’è giusto il tempo di uno scontro, pesante, tra la commissaria regionale della Lega, Annalisa Tardino e l’autonomista Fabio Mancuso. Il quale, preliminarmente, chiede «il formale ritiro» della candidatura di Sudano, per «azzerare la situazione, ricreando le condizioni di serenità nel tavolo». Un’istanza rispedita al mittente dall’eurodeputata salviniana: «Valeria, come ha anche detto Matteo Salvini, è la nostra migliore proposta offerta alla coalizione». Segue sollecitazione a FdI: «Non si può andare avanti, se non ci dite il nome».
Anche nella riunione di ieri arriva la conferma di un sondaggio commissionato da Via della Scrofa, per potere avere degli «elementi oggettivi» che facilitino una scelta che, comunque, sarà assunta da Giorgia Meloni in prima persona. La Sicilia, grazie a più cittadini catanesi intervistati, è in grado di indicare l’istituto che sta realizzando lo studio demoscopico (“Demetra Opinioni.net”) e anche l’elenco preciso dei potenziali candidati sottoposti al campione. Con qualche differenza rispetto alla griglia già rivelata qualche giorno fa: oltre alla leghista Valeria Sudano, i meloniani sondati sono ovviamente l’ex assessore regionale Ruggero Razza e l’ex assessore comunale Sergio Parisi, ma anche Pippo Arcidiacono, altro ex componente della giunta Pogliese.
Nella lista, in cui, oltre all’eurodeputato Raffaele Stancanelli, c’è l’ex magistrato Nunzio Sarpietro (che avrebbe avuto un’interlocuzione nazionale), non compare, come invece risultava dalle prime indiscrezioni, l’altro ex assessore Enrico Trantino. Ma in compenso spicca il nome di Nello Musumeci. Il ministro, secondo fonti etnee del partito, sarebbe stato inserito «solo come target di riferimento, visto che è il più conosciuto».
E se la leader gli chiedesse il sacrificio di correre nella sua città? Da FdI smentiscono il coinvolgimento dell’ex governatore in questa bagarre. Ma non quello di Manlio Messina (altro nome inserito nel sondaggio), che negli ultimi giorni sembra assumere sempre di più le sembianze del «candidato autorevole» con cui rompere la resistenza leghista su Sudano. Certo, non è che Luca Sammartino abbia un particolare afflato per l’ex assessore al Turismo (l’ostilità, anzi, è pari a quella per Razza), ma tra i patrioti passa sempre di più la tesi che «Manlio, per il suo profilo» sia «il nome con cui possiamo chiudere la partita». Nonostante il diretto interessato, vicecapogruppo alla Camera e frontman meloniano in salotti tv e pastoni dei telegiornali, continui a esprimere la solida intenzione di restare a Roma. «Ma, se glielo chiede Giorgia, non può dire di no», sperano alcuni (e temono altri).
Molto più chiara la situazione nel fronte progressista. Dopo il «proficuo confronto» di giovedì sera con partiti e forze civiche, Maurizio Caserta è già di fatto in campo. E lunedì alle 17, a Ognina, in piazza Giambattista Scidà, si terrà la conferenza stampa della coalizione progressista. Con la prima uscita ufficiale del docente universitario di Economia, già candidato civico nel 2013, che in queste ore si tiene a debita distanza da esternazioni e proposte d’intervista. Abbastanza definito il quadro, con la sostanziale conferma degli equilibri: al M5S metà della giunta “virtuale” (quattro assessori, di cui uno pure vicesindaco: nessuna scelta sul ruolo, ma nella squadra di Caserta entrerebbero Nunzia Catalfo, Gianina Ciancio e Graziano Bonaccorsi). Piace a tutti la prospettiva di Pierpaolo Montalto, segretario di Sinistra Italiana, per le deleghe “sociali”, mentre Anthony Barbagallo non scopre le carte del Pd anche in attesa dell’assemblea provinciale di domani.
Ma c’è già una questione che Caserta deve subito affrontare: i “segnali” di Cateno De Luca. Che, giovedì sera, ha cenato con Nuccio Di Paola. Con il referente regionale del M5S, dopo quello sul un candidato unitario a Trapani, ha chiuso l’accordo su Licata. E così, nel “patto della triglia”, siglato in una trattoria della località agrigentina, “Scateno” e Di Paola avrebbero riparlato anche di Catania. Sì, perché il leader movimentista aveva già espresso la stima per Casterta, definendolo «un profilo molto vicino a quello del mondo che ha espresso il nostro candidato Gabriele Savoca». Troppo presto per parlare di trattativa in corso. Ma il feeling c’è. De Luca conferma che «la prossima settimana mi dedicherò interamente a Catania». E oltre alla limatura delle liste di Sicilia Vera e di Sud Chiama Nord, nell’agenda dell’ex sindaco di Messina c’è anche un appuntamento con esponenti del fronte progressista. Con l’incuriosito beneplacito del candidato Caserta, assicurano fonti “scatenote”.
Twitter: @MarioBarresi