Per qualche settimana, sollecitato da ambienti moderati (e anche dai vertici nazionali di Azione), ha riflettuto sull’opportunità di scendere in campo in prima persona. Ma Giuseppe Castiglione ha deciso di non buttarsi in un’avventura di testimonianza, che magari avrebbe esaltato la sua voglia di «dimostrare che la vera politica esiste ancora», a maggior ragione dopo il ritiro di Valeria Sudano e l’unificazione del centrodestra su Enrico Trantino. E ora è proprio al candidato espresso da FdI che il deputato nazionale lancia, in un lungo colloquio con La Sicilia, un chiaro segnale di apertura e di fiducia. Non da singolo esponente politico, ma a nome del partito di Carlo Calenda. «Al candidato Trantino, a cui per autorevolezza riconosciamo la capacità di mettersi al centro, da primus inter pares, al servizio della città, diciamo che siamo disponibili a partecipare a un tavolo per il programma urgente».
Sulla Catania che non è e che dovrebbe essere, del resto, Castiglione ha le idee chiare: al candidato scelto da Giorgia Meloni, «noi chiediamo un grande progetto per la città». Una piattaforma condivisa, non soltanto col centrodestra che tenga conto, ad esempio che «Catania secondo Numbeo è la terza città più insicura d’Europa». La sicurezza, ma «anche e soprattutto reinserimento sociale: utilizzare il Pnrr in un grande investimento strutturale e sociale delle periferie». Non sono ininfluenti, in questo contesto, «l’esperienza del presidente del Tribunale dei minori, Di Bella: battere la mafia con la scuola» e anche «l’appello del vescovo sulla dispersione scolastica». Ma l’ex sottosegretario alfaniano non trascura i temi del bilancio («procedere e continuare risanamento finanziario»), dell’urbanistica («approvare finalmente il Prg, attuare un piano sul centro storico, legare armoniosamente i piani urbani integrati», delle periferie («investire con un grande piano di infrastrutture e servizi») e dell partecipate («acqua, energia e rifiuti, sui quali non si deve tornare indietro nella procedura sul termovalorizzatore etneo, vanno affidati a personalità di alto profilo» e poi «Multiservizi che assorba la Pubbliservizi dell’ex Provincia: no all’azienda speciale»), infine la proposta di «un delegato permanete per un grande piano antisismico per Catania».
Fin qui quelli che Castiglione definisce «soltanto alcuni esempi di punti qualificanti da condividere». I quali s’incrociano con alcun giudizi sulle fasi preliminari di una campagna elettorale non ancora partita, ma già di fatto in stato avanzato. Per il parlamentare di Azione, infatti, «è mancato il dibattito sui temi, sul programma» e «la sinistra ha scritto un programma senza aprire a un confronto al centro, a un’area non massimalista e moderata, che è stata esclusa a priori». Castiglione riconosce che il fronte progressista «ha scelto comunque un candidato di alto profilo, Maurizio Caserta, a cui va la mia stima» e si augura che «con il contributo anche di tutti gli altri candidati civici, si apra un dibattito vivace e positivo, speriamo non caratterizzato da invettive e veleni».
La scelta di campo di Castiglione è netta. Così com’è chiaro che l’offerta di un’intesa, da parte del big catanese di un partito che a livello nazionale è all’opposizione del governo Meloni, ha un preciso significato politico. Con una richiesta precisa indirizzata a Trantino: «Mostri la disponibilità a essere il candidato di un’area che vada oltre il centrodestra classico, composto da FdI, Lega, Forza Italia e Noi Moderati», scandisce il deputato calendiano. Auspicando che il figlio di Enzo Trantino, padre nobile della destra catanese, «recuperi autonomisti, Democrazia cristiana, Azione, ma anche il civismo di area moderata». Insomma, ripete più volte Castiglione, «si vada oltre il centrodestra». Con uno scenario che, in casa Azione, sembra abbastanza chiaro: Trantino «sia un sindaco autorevole a partire dalla scelta, anche su indicazione della coalizione, dei profili che devono segnare la svolta della città», quindi deve «offrire una rosa di nomi di alto profilo da cui trarre per il governo politico e per le strutture burocratiche, che meritano un investimento importante con giovani capaci, competenti e digitali». Come si traduce tutto ciò nella realpolitik? Il simbolo di Azione è fuori discussione: niente lista autonoma. Se l’aspirante sindaco del centrodestra accettasse la proposta, alcuni candidati d’area ( anche senza tessera del partito di Calenda) confluirebbero nella civica “Trantino Sindaco”, in cui Castiglione osserva anche «alcuni profili interessanti già in campo, per poter contribuire a portare in consiglio comunali le migliori espressioni della città». Il che farebbe decadere il dialogo in corso con la Dc di Totò Cuffaro, pizzicato dalla social star “Pippo Grifo” in un bar del corso Sicilia con Pino Firrarello. «Non ci sarebbe miglior contenitore che il nostro, con anche la parola “moderati” nel simbolo, per ospitare i candidati di Azione», è la convinzione dell’ex governatore. Ma l’apertura del leader dc si scontra con «l’esigenza di evitare una scelta troppo invasiva», espressa da Bronte. Meglio dunque il “concorso esterno” alla vittoria del favorito Trantino con alcuni candidati nella sua civica, anziché mischiarsi con un partito che ha una sua identità.
Twitter: @MarioBarresi