Il caso
Cannes, “gelo” a Palazzo d’Orleans tra Schifani e FdI: «Gesto di Messina inqualificabile»
Mentre la Gdf acquisisce il parere dell'Avvocatura, tra il presidente della Regione Sicilia e il partito di Giorgia Meloni si profila la crisi
Poteva essere una giornata-cuscinetto, nella crisi di nervi fra Palazzo d’Orléans e Fratelli d’Italia. E cioè 24 ore, elevate al cubo col fine settimana in mezzo, per far decantare la tensione sul caso Cannes. Dopo la revoca del decreto firmata giovedì sera dal dipartimento Turismo, infatti, Renato Schifani aveva ottenuto già quanto chiesto in modo ufficiale oltre che plateale. E, nonostante il rapporto con l’assessore Francesco Scarpinato sia compromesso, una tregua silenziosa avrebbe consentito di rimandare ogni resa dei conti.
E invece no. Perché in mattinata – mentre la guardia di finanza acquisisce in Presidenza il parere dell’Avvocatura della Regione, dando il senso della direzione delle indagini contabili e penali di Corte dei conti, Procura Ue e pm di Palermo – arriva la «fiducia», piena e incondizionata, ancorché politicamente legittima, di tutti i vertici di Fdi al proprio assessore al Turismo. Senza un margine di dubbio (che dentro il partito, però, alcuni manifestano) sui 3,7 milioni di spese bloccate di fatto dal governatore. Una nota sobria, partorita dopo qualche giorno di trattative. E di pressing di Manlio Messina, big sponsor del successore, sui suoi. «Non si attacca il ministro», si sfoga poi riferendosi a Francesco Lollobrigida.
E così, mentre Scarpinato prova a trovare conforto a Roma dall’ipermeloniano Giovanni Donzelli, il silenzio del partito comincia a farsi imbarazzante. «Cosa aspettate a rispondere?», è l’incalzante domanda del vicecapogruppo alla Camera a Cannella. Che gli risponde serafico: «Quando la Meloni o Lollobrigida, La Russa o Donzelli mi chiameranno per prendere una posizione, lo farò». Evidentemente, fra giovedì sera e ieri mattina, il segnale è arrivato.
E Schifani l’ha incassato. Non bene, ma in silenzio, fino alla provocazione, via agenzia sul quell’ispezione, chiesta da Scarpinato che lo fa sbottare: «Mi sento su Scherzi a parte». Il presidente della Regione incontra Matteo Salvini e Roberto Calderoli, in un clima di cordialità «consueta, ma ancor più complice», si lascia sfuggire un big leghista. Del resto, il Grande Freddo con i meloniani nelle ultime ore è soltanto il sintomo di un fastidio che cova da tempo. E così, se il governatore ha dovuto inghiottire i due assessori “esterni” (fra cui lo stesso Scarpinato) perché «l’alternativa alla rottura con gli alleati, a pochi giorni dalla vittoria elettorale, erano le sue dimissioni che i siciliani non avrebbero capito», ragionano in Presidenza, adesso «lo scenario è cambiato». E Schifani non ha alcuna intenzione di fare il presidente fantoccio di un protettorato melonianlarussiano.
«Rispetto per tutti, ma ordini mai più da nessuno», è la linea che trapela. Valida non soltanto per FdI. La crisi c’è, ma si può ancora tamponare. Poi Scarpinato, senza che nessuno glielo avesse chiesto, precisa: «Non mi dimetterò». Ed è un’altra provocazione. L’ultima, a tarda sera, su lasiciliaweb.it, arriva da Messina: «La proposta della Regione alla Absolute Blue, quella di Absolute Blue alla Regione, la contrattazione, i termini su quanto spendere e come spendere quei soldi, tutto viene fatto in un arco temporale dal 20 ottobre all’11 novembre, ovvero quando io non sono più assessore al Turismo e non lo è ancora Scarpinato. L’assessore al Turismo ad interim, in attesa delle nuove nomine, era proprio il governatore Schifani». Che, secondo il capo siciliano della “corrente turistica” di FdI, «non ha guardato le carte, e questo sarebbe gravissimo, oppure non le ha sapute leggere». La difesa che diventa attacco. Una vera e propria dichiarazione di guerra. «Mettere in dubbio la mia correttezza da parte di chi farebbe bene a stare zitto è un gesto inqualificabile», è l’ultima riflessione condivisa da Schifani con i suoi. Niente più tregua. Ma se ne riparla da lunedì. In attesa del voto sulla mozione di sfiducia a Scarpinato di M5S e Cateno De Luca. Twitter: @MarioBarresi