Cancelleri, mano tesa a Musumeci: «Firmiamo contratto per salvare la Sicilia»

Di Mario Barresi / 04 Dicembre 2018

CATANIA – Il lunghissimo sfogo, alla fine, sfocia in un’offerta. Non nuova nel contenuto, ma sorprendente per tempistica e modalità. «L’affido al vostro giornale e sarà l’ultima volta che faccio una proposta del genere». Giancarlo Cancelleri si rivolge a Nello Musumeci: «Presidente, sbarazzati delle tue zavorre. Liberati dei vecchi scarponi e delle vecchie logiche, alleggerisciti del peso degli impresentabili e dei poltronari. E incontriamoci. Ma, se vieni, non portare carte già scritte. Porta con te soltanto un foglio bianco e un paio di penne. Per scrivere assieme una qualcosa – chiamiamolo mini-contratto di governo, chiamiamolo patto per la Sicilia, chiamiamolo decalogo – che serva a salvare il tuo governo. Ma soprattutto, e te lo dico da cittadino, ciò a cui tengo di più: il futuro della nostra terra».

Al governatore il dovere di rispondere alla proposta (e il diritto di ignorarla) del suo rivale politico. Che, per la verità, avevamo interpellato per commentare il sondaggio sul primo anno di governo regionale.

Cancelleri, che ne pensa?

«Penso che non c’era bisogno di una rilevazione demoscopica, ma basta uscire e stare in strada per capire che la sfiducia e la delusione sul governo Musumeci sono molto diffuse, anche fra chi un anno fa l’ha sostenuto e votato».

Il governatore definisce «molto discutibile» il risultato del sondaggio. E ricorda che l’istituto che lo ha realizzato «aveva pronosticato un anno fa la vittoria dei nostri avversari».

«Era un momento della campagna elettorale in cui tutti i sondaggisti davano un testa a testa fra noi due e quello di Keix a cui fa riferimento Musumeci mi dava uno 0,2 per cento in più a un mese dal voto. Non penso che sia lesa maestà… Comunque, se il presidente non si fida, scelga pure un istituto qualsiasi per fare le stesse domande ai siciliani, il sondaggio glielo pago io. Non credo che darà un risultato diverso. Magari però, io aggiungerei un’altra domanda: chi voterebbe fra Musumeci e Cancelleri oggi?».

E niente, ancora non ha superato lo shock da sconfitta elettorale. Alcune volte sembra l’ultimo soldato giapponese convinto che la guerra non sia ancora finita.

«Non è così, nel modo più assoluto. È passato un anno, sono cambiate tante cose. Allora, per essere chiari: secondo me, oltre all’incapacità di amministrare, la responsabilità più grande che Musumeci si sta assumendo in questo momento è non rispondere all’opportunità che il governo nazionale, di estrazione diversa, gli sta dando tendendogli la mano in un clima distensivo e collaborativo. Lo so bene che la guerra è finita. Tant’è che i nostri ministri hanno offerto soluzioni sui fondi per la continuità territoriale e sul commissario straordinario “modello Genova” per sbloccare i cantieri delle strade provinciali, ricevendo, in cambio ostruzionismo e silenzi».

A proposito: Musumeci dice che continuerà a «lavorare in silenzio».

«Il silenzio, questo silenzio, è la peggiore risposta ai siciliani. Lui lo dice per differenziarsi da Crocetta, ma ormai i ruoli si sono invertiti: in campagna elettorale dicevo che Musumeci era il Crocetta del centrodestra, ora mi viene da pensare che Crocetta fosse il Musumeci del centrosinistra… Il presente è peggio del passato».

Nemmeno l’opposizione esce bene dal sondaggio: bocciata da 7 siciliani su 10. E quello del M5S è il gruppo più pesante e dunque più esposto.

«L’opposizione è stretta fra le selve oscure di Miccichè e le paludi del governo. Abbiamo 100 ddl fermi in commissione. Ogni tanto, come per i parchi e per i rifiuti, ne spunta uno un versione fotocopia del governo. L’ho già detto: questo è un gioco da bambini che non può essere più tollerato. Musumeci è circondato da incapaci, il 4 in pagella per qualche assessore è anche sin troppo magnanimo. Ora ci dica cosa vuole fare da grande: continuare con un basso profilo che per noi significa nessun profilo o dare una svolta al suo governo e salvare la Sicilia?».

L’intervista si conclude con l’appello di cui sopra: un foglio, due penne, un contratto di governo da scrivere. A parlare, ve lo assicuriamo, è sempre la stessa persona.

Twitter: @MarioBarresi

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Redazione
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