Giancarlo Cancelleri, il M5S siciliano è incontentabile. Più volte avete offerto a Musumeci una sponda politica e, adesso che il governatore vi apre mezza porta, rifiutate.
«Non è così. Quella di Musumeci non è una risposta a noi».
In che senso? In un comunicato sostenete che è “un segnale di fumo per i suoi alleati e collaborazionisti”. Cioè?
«Il senso è chiarissimo. Noi non abbiamo cambiato idea: la proposta è la stessa di quella lanciata con una mia intervista al vostro giornale. Ovvero: si liberi dei suoi problemi e scriviamo assieme le riforme per la Sicilia. E invece la sua pseudo-apertura è di tutt’altra natura. Lui finge di parlare con noi, ma in realtà sta mandando messaggi ai suoi. E magari anche al Pd».
Non è che invece la risposta del governatore vi ha spiazzati? E che, in fondo, questo accordo non lo volete voi? Musumeci è stato chiaro: io sono qui, ho un programma, possiamo aggiungere le vostre priorità. Lui ha sempre sostenuto di non essere il presidente dei ribaltoni. Una posizione coerente.
«Coerente con la sua necessità di mettere paura a chi, alla vigilia del collegato dove tutti vogliono che siano inserite misure legate a mance o a interessi personali, lo sta tirando per la giacchetta. Questo è un giochetto, noi non ci stiamo. La nostra idea è diversa, non chiediamo nulla: né assessorati, né sottogoverno».
E allora cosa chiedete?
«Che lui si liberi dei suoi pesi e che ci si possa sedere assieme, come ho detto con un foglio e due penne, non per fare i disegnini. Ma per scrivere delle leggi. Concordandole: alcune possono essere prese dal suo programma, altre le proponiamo noi. E poi le votiamo assieme».
Sembra un intento nobile, ma dovrebbe essere più concreto. Cosa significa «liberarsi dei suoi pesi»? A cosa e a chi si riferisce?
«Mi riferisco a quelle forze politiche che danneggiano la Sicilia e lo stesso Musumeci: Forza Italia, quel che resta di centristi e autonomisti. Ci sono anche suoi assessori che, oltre a essere davvero incompetenti e inconcludenti, remano contro di lui. Qui ci vuole un “brave heart”, un cuore impavido per citare il famoso film. Musumeci dimostri di essere coraggioso, non se ne pentirà. E i siciliani lo ringrazieranno».
Allora, seguendo il suo ragionamento: Musumeci rompe con parte degli alleati che lo hanno fatto eleggere, caccia alcuni assessori. E poi che fa? Resta prigioniero del M5S che non entra nel governo? Dalla padella alla brace…
«Questo è il punto di svolta. Lui può chiamare assessori tecnici, ci sono figure di altissimo profilo in Sicilia. Non glieli daremo noi, può scegliere chi vuole. E poi ci mettiamo a scrivere le leggi. Finora il fatturato di governo regionale e centrodestra all’Ars è penoso, peggio di così è difficile… Con noi può approvare due o tre leggi, ma anche 20 o 30. Dipende dal respiro, dalla prospettiva del contratto di governo».
Anche qui, proviamo a essere più concreti. Voi quali leggi avete in testa?
«Sulle leggi c’è l’imbarazzo della scelta: rifiuti, acqua, Ipab, riforma della pubblica amministrazione, viabilità e infrastrutture sono già proposte che noi abbiamo fatto e che potrebbero essere concertate».
Un altro nodo di real politik: può garantire che tutti i vostri 20 deputati sarebbero della partita?
«Nel gruppo sono tutti d’accordo che bisogna lavorare per il bene della Sicilia evitando di sprecare altro tempo in immobilismo e giochetti politici. Del resto la prova dell’affidabilità del movimento Musumeci l’ha già avuta nei rapporti col governo nazionale: da Toninelli per il commissario sblocca-opere, alla Lezzi che è stata eccezionalmente collaborativa sui fondi europei, fino a Di Maio che il 24 incontrerà Musumeci e due suoi assessori in un tavolo a Roma sulla formazione professionale. Noi siamo questi: non c’è trucco e non c’è inganno».
Non voterete finanziaria e collegato?
«Nella maniera più assoluta. Da opposizione non riusciamo a gongolare per i disastri della Sicilia, ma non vogliamo esserne complici. Non voteremo per una finanziaria con norme confuse e inutili. Non voteremo un “modello Portogallo” che sembra una televendita di Giorgio Mastrota con i set di pentole in regalo a chi si traferisce in Sicilia. Io ho presentato un emendamento per aggiungere una fornitura di cannoli… Così come non parteciperemo al banchetto del collegato, dove gli alleati di Musumeci, ma anche il Pd dei cosiddetti collaborazionisti, vogliono sfogare gli istinti politici più bassi e inconfessabili».
C’è una rendita politica, per voi, nell’offerta a Musumeci: mettete pressione al centrodestra e al Pd…
«L’unica rendita sarebbe per i siciliani. Non possiamo lasciare la Sicilia ancora in mano a questi qui. Musumeci ha l’occasione storica di relegare Forza Italia e Pd a complemento d’arredo dell’Ars, come se fossero divani… Io gli do il beneficio del dubbio che voglia essere fedele a chi l’ha fatto eleggere, ma ha anche un’altra prospettiva. Fare un accordo alla luce del sole, anche davanti ai giornalisti come testimoni».
C’è un ultimo aspetto, più umano. Musumeci ha detto: «Basta assetti di guerra, pregiudizi, rancori». Il che, visti i vostri pessimi rapporti personali, è un’altra apertura. Non è venuto il momento, al di là delle prospettive di accordo, di disseppellire l’ascia di guerra?
«Qualche settimana, intervenendo all’Ars, sono stato chiaro. Gli ho augurato buon Natale, nonostante lui in un incontro con i suoi avesse detto che quelli del M5s sono “una setta di fanatici assatanati”. Io gli auguro di essere sereno, perché ancora non lo è. E metto da parte qualsiasi rancore per ricominciare a parlarci. Ma quello che possiamo dirci è solo come salvare la Sicilia. Senza lesa maestà, non è lui che deve dirci “io sono qui”. Perché noi siamo qui, da tempo. E non siamo né ipocriti, né stucchevoli. Ci cerchi lui, con un WhatsApp, con un piccione viaggiatore, con un messo in bicicletta. E ci incontreremo. Ma solo dopo che lui sarà davvero libero. Altrimenti non so davvero cosa possiamo dirci».
Twitter: @MarioBarresi