Catania. L’aveva definito, anche con una certa enfasi, «il governo delle novità». Ma quando, ieri mattina, prima del giuramento a Palazzo Chigi, Giuseppe Conte s’è trovato davanti un’elegante signora bionda, è entrato in crisi. «Scusi, ma lei è una mia sottosegretaria? No, perché vi ho nominati io, ma siete talmente tanti…». Eppure, chiosa il premier con galanteria a cinque punte, quante quelle della sua pochette, «ho visto le foto sui giornali e di lei mi sarei ricordato…». Sbagliato. Ma non del tutto. Perché, idealmente, Elena Catanzaro fa parte della squadra. In veste di capo-ultrà del suo compagno Giancarlo Cancelleri. La first lady grillina di Sicilia non poteva non assistere al giuramento da viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. E così, dribblando il cerimoniale (che ieri mattina non prevedeva la presenza dei familiari) è riuscita a infiltrarsi. Imbarcata, da imbucata per amore, con un affettuoso buffetto di Conte: «Benvenuta, si accomodi…».
E così, con stile unconventional, è cominciato il primo vero giorno ufficiale di Cancelleri, incoronato da Luigi Di Maio «il nostro ministro, il mastino del movimento al Mit». Ma l’approccio, nel pomeriggio, appena arrivato negli uffici di piazzale di Porta Pia, è stato tutt’altro che ringhioso. «Vorrei conoscere tutti i dipendenti, li vado a trovare negli uffici, per una questione di educazione e di rispetto di chi lavora qui da decenni, mentre io sono appena arriva», la prima richiesta ai vertici amministrativi. Risposta imbarazzata: «Ma, signor viceministro, sono più di ottocento…».
In attesa del tour degli uffici, Cancelleri si concede un lungo colloquio con La Sicilia. Nel bel mezzo di una giornata «intensa ed emozionante», consapevole che «non è certo una cosa che ti capita tutti i giorni».
Tornerà domani, per il primo incontro con la ministra Paola De Micheli, una zingarettiana tostissima, per presentarsi («finora solo un colloquio telefonico») e per cominciare a parlare di deleghe. E lì sarà il battesimo di fuoco per capire che spazi potrà davvero ritagliarsi il grillino siciliano. Che ha già espresso una sua intenzione: vorrebbe fare la prima uscita ufficiale da viceministro in carica con un «incontro istituzionale» con Nello Musumeci. Suo odiatissimo nemico politico in Sicilia (e la cosa è reciproca, anche per incrostazioni personali risalenti alla campagna elettorale e mai rimosse), ma ora interlocutore obbligato di un uomo di governo che vuole «fare il massimo per la nostra terra». L’appuntamento a Palzzo d’Orléans è ipotizzabile per venerdì. E i pontieri (l’assessore Marco Falcone in primis) sono già in azione per realizzare l’operazione-disgelo. Si può fare, ma non è detto che si faccia.
Cancelleri non ne parla esplicitamente. Ma da Roma esprime una chiarissima apertura: «Voglio dare, oltre che una corretta collaborazione istituzionale, un credito politico al governo regionale». E persino al famigerato Cas, oggetto di una raffica di infrazioni (circa 800) sul mancato rispetto di standard e il rischio di revoca della concessione. «Voglio dare un credito, ma a tempo: un piano di rilancio, entro tre mesi, con un percorso chiaro per uscire dall’impasse entro altri sei mesi», scandisce Cancelleri. Il quale, nella mappa geopolitica del governo giallorosso, viene visto come «grillino portabandiera del Sud». Anche se è consapevole che «il mio compito sarà dare risposte a tutto il Paese, come i cittadini, oltre che i nostri attivisti si aspettano». E dunque non potrà permettersi il lusso di fare soltanto il vice con delega alle questioni sicule. «Già mercoledì mattina (domani, ndr) c’è un incontro con la sindaca Appendino sulle emergenze della viabilità piemontese», sul tavolo anche il passante ferroviario di Firenze, «dove vorremmo evitare di fare un pericoloso buco».
E poi la madre di tutte le battaglie contro il “mostro” Autostrade: «Bisogna riesaminare tutte le concessioni, ma per alcune la revoca è imprescindibile». Il ministro De Micheli sarà d’accordo? «Siamo nella condizione perfetta: lei emiliana del Pd, io siciliano del Movimento. Ripartiamo dalle parole del presidente Conte, che vuole recuperare il gap infrastrutturale del Sud. Il che, economicamente, conviene anche al Nord». Per questo il viceministro incalzerà Anas e Rfi «per riequilibrare la mappa degli investimenti». L’alta velocità invocata dal premier a Bari anche per il Mezzogiorno supererà lo Stretto anche senza il Ponte che non è certo un’opera nel cuore dei giallorossi («c’è ben altro, prima, da fare»)? «Noi siciliani – argomenta l’ex vicepresidente dell’ Ars – siamo abituati a non avere niente e dunque quando ci danno poco ci accontentiamo. E invece no, stavolta non ci accontenteremo». Ma magari è presto, anche per Cancelleri, per pensare all’hyperloop, invocato dalla deputata regionale Sefania Campo per «fare Catania-Palermo in 20 minuti».
E poi i dossier siciliani ereditati da Toninelli. A proposito: nessun passaggio di consegne col predecessore-gaffeur, parafulmine fantozziano di Salvini quanto delle opposizioni? «Danilo, per l’Isola, c’è sempre stato, senza sbavature. Umanamente m’è dispiaciuta la campagna contro di lui. L’ho sentito, gli ho detto che voglio avere la sua passione e la sua tenacia. Lo ritroverò a Roma, da senatore. E ascolterò i suoi consigli». Ma sulla Ragusa-Catania, rispetto a Toninelli certo di cacciare i concessionari privati, il neo-viceministro ha una sua idea più “laica”: «Io sono d’accordo solo sul fatto che si deve fare presto e che non dev’essere un salasso per i siciliani. Nessuna pregiudiziale sui privati, ma il gruppo Bonsignore non deve trasformarsi in una “Cmc-bis”. Studierò le carte, mi confronterò ovviamente col ministro De Micheli. Ma aprire quel cantiere è una priorità, come tutti i cantieri e i progetti, a partire dalla Siracusa-Gela, sui quali in queste ore ho ricevuto decine di segnalazioni da cittadini e attivisti. Nessuna di queste, ve lo assicuro, sarà trascurata». Così come è in cima alle scartoffie sul suo nuovo tavolo la vertenza dei creditori di Cmc e lo sblocco delle opere siciliane nel portafogli del colosso delle costruzioni. «Questo è un impegno, preciso, che ha preso anche Conte. E lo porteremo a compimento». Dribbla, forse perché ormai non ci crede neanche lui, sulle barricate grilline contro la privatizzazione della Sac: «Catania e Palermo sono le punte di diamante dell’aeroportualità siciliana, ma bisogna guardare anche al rilancio dei piccoli scali. E serve un piano dei trasporti integrato, non si possono parcellizzare le politiche del governo».
Cancelleri si dice «prontissimo alla sfida». E considera archiviate le polemiche (che ancora infuriano sui social) sul suo “salto di poltrona” dall’Ars a Roma, il che rompe uno dei tabù grillini. «Il M5S mi ha chiesto di assumere il ruolo di sottosegretario. E se l’ha fatto significa che non infrango nessuna regola», taglia corto con tono infastidito. Poi, con calma, argomenta: «In questo governo on c’era bisogno di me, ma della partecipazione diffusa dei territori. C’è un assessore di Torino, perché non dovevo esserci io, in nome di un gruppo che in Sicilia ha fatto benissimo?». E infine: «Senza avvitarsi su regole male interpretate di chi contesta, dico solo una cosa: alla fine conquisterò anche loro. Con il mio lavoro. Che sarà la migliore risposta». Una promessa ambiziosa.
Infine, un pensiero all’Ars, al M5S orfano del capo carismatico. Già designato un successore per la vicepresidenza e magari per la leadership? «Il nostro gruppo ha sempre fatto squadra, non ci saranno stravolgimenti. Magari, senza di me, lavoreranno di più e meglio, con stimoli nuovi e diversi». Per la vicepresidenza Cancelleri spera che «i ragazzi si muovano per non perderla», per la successione (e la corsa da candidato governatore nel 2022) crede che «adesso magari uscirà, nel confronto, un nuovo leader siciliano». Ma, fra il serio e il faceto, avverte tutti: «Io da Roma non vi abbandono. E poi nel weekend torno». Una promessa. O una minaccia?
Twitter: @MarioBarresi