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Camici bianchi in rivolta: no alla black list

Camici bianchi in rivolta: no alla black list Al via il taglio sugli esami medici “inutili”

Lorenzin: «Solo diagnosi necessarie, l’eccesso costa 13 miliardi»

Di Redazione |

PALERMO – Stretta sugli esami clinici e di diagnostica per immagine considerati “inutili” ed inappropriati. La stretta arriva direttamente da Roma e da una bozza di decreto alla firma della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha predisposto una “black list” di 208 prestazioni sanitarie a rischio spreco che dovranno essere monitorata costantemente. Chi sbaglia pagherà: dal paziente al medico prescrittore.  

È pur vero che in questi anni, in Sicilia e non solo, si è forse abusato in prestazioni diagnostiche che, il più delle volte, sarebbero poi risultate inutili per la “storia clinica” dell’ammalato e di contro pesantemente gravose per le casse del servizio sanitario regionale e nazionale. Basti pensare a tutte quelle prestazioni che vengono ancora oggi effettuate nei vari pronto soccorso degli ospedali siciliani a pazienti in codice bianco, giallo e verde che presentano patologie tali da costringere i medici di turno che, com’è noto, lavorano in trincea, a prescrivere diversi esami per non correre il rischio di sbagliare diagnosi e finire sotto processo per eventuali presunti casi di malasanità.

Un decreto, quello “disegnato” dalla Lorenzin, che non piace ai pazienti e soprattutto ai medici che non se la sentono di finire nella “tagliola” predisposta dai burocrati del ministero della Salute nel nome del risparmio. Sarebbe, infatti, di 13 miliardi di euro – stima del ministero – il costo degli esami considerati “inutili”.  

«Non ci stiamo ad essere criminalizzati – sottolinea Toti Amato, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici della Sicilia -, questo decreto che sta predisponendo il ministero è assurdo e inopportuno. Certo, bisognerà conoscerlo nel dettaglio, cosa che faremo nelle prossime ore. Purtroppo a pagare per primi sono i cittadini e poi anche noi medici. I medici che prescriveranno accertamenti considerati inappropriati andranno incontro a una sanzione pecuniaria. Anche i medici di famiglia, cioè i “camici bianchi” che fanno il maggior numero di prescrizioni, scendono in campo: «Siamo assolutamente critici sulla previsione di sanzioni pecuniarie per i medici nell’ambito del decreto in preparazione sull’appropriatezza delle prestazioni e alzeremo i toni della nostra protesta – sottolinea Silvestro Scotti, della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) ».  

Stando al decreto in fase di stesura finale, Tac, risonanze magnetiche, test di laboratori, tomografie, solo per fare alcuni esempi – il ventaglio delle prescrizioni “inutili” come detto sono ben 208 – non saranno più prescritti con una certa facilità, pena la sanzione amministrativa. Ve lo immaginate quella donna che alcuni anni fa – lo abbiamo scritto su queste colonne – si presentò al pronto soccorso dell’ospedale “Civico” di Palermo affermando di soffrire di un allucinante mal di testa, ed in medici di turno, sollecitati dai familiari e per timore di finire sott’accusa, in poche ore sottoposero la paziente a ben 3 Tac e due risonanze magnetiche per poi escludere patologie gravi? Quanto costarono al servizio sanitario tutte quelle prestazioni? «Questo non è ammissibile – sottolinea il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici di Sicilia -. Se un collega del pronto soccorso si rifiuta, cosa accadrebbe? Quello che è sempre finito poi agli onori delle cronache: i familiari che devastano le aree di emergenza pur di fare effettuare questo o quell’altro test diagnostico».  

I sindacati medici alzano gli scudi contro il provvedimento allo studio del ministero della Salute per tagliare gli esami inutili prevedendo anche una sanzione pecuniaria per i camici bianchi in caso di prescrizioni inappropriate: all’indomani dell’incontro con la ministra Beatrice Lorenzin, i camici bianchi annunciano l’intenzione di andare verso lo sciopero nazionale, mentre la ministra difende le misure precisando che non si tratta di una «caccia al medico» e che le sanzioni sono previste solo in casi provati.  

Entro domani i sindacati potranno presentare delle osservazioni ed il Consiglio superiore di Sanità fornirà ulteriori chiarimenti. Poi, il provvedimento passerà alla Conferenza Stato-Regioni. Ma i camici bianchi sono già sul piede di guerra: si tratta di un decreto «sbagliato» contro il quale «è già in atto una mobilitazione che potrebbe portare anche a uno sciopero di tutto il mondo della Sanità italiana», annuncia Costantino Troise, segretario dell’Anaao. Pronta alla mobilitazione unitaria si dice anche la Fp-Cgil Medici, e la Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) annuncia che si va verso una manifestazione nazionale dell’intera categoria a novembre per portare alla luce le «enormi criticità del Ssn».

Lorenzin, da parte sua, ribadisce la ratio del provvedimento: «Molti esami che prescrivevano i medici sono stati tagliati perché inutili, anzi precisamente sono stati tagliati per fare spazio all’appropriatezza della prescrizione diagnostica: si fanno solo le diagnosi che servono e non quelle che non sono realmente necessarie, l’eccesso costa 13 miliardi allo Stato che invece potrebbero nel tempo essere redistribuiti nel Ssn». Ed aggiunge: «La sanzione scatta sulla parte accessoria dello stipendio del medico dopo un contraddittorio, ma non parliamo di un singolo caso di errore». Anche il Codacons difende il provvedimento: «I medici sbagliano, perché i tagli agli sprechi – afferma – partono proprio dall’eliminazione degli esami inutili».  

Il governo fa sapere che l’attesa norma sulla colpa medica per ridurre le cause nella Sanità a tutela degli stessi professionisti e contro la cosiddetta medicina difensiva, che ogni anno ha un costo di oltre 10 miliardi, sarà inserita nella legge di stabilità. Obiettivo è aiutare i medici a difendersi dalle cause intentate da pazienti che si rivelano false nella quasi totalità dei casi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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