Più risorse e un nuovo regolamento che consentirà di utilizzare anche i fondi di coesione per consentire agli stati di riprendersi dalle catastrofi climatiche. La linea era già stata indicata in un serie di emendamenti presentati a Bruxelles dall’europarlamentare catanese Ruggero Razza (FdI-Ecr).
Le modifiche proposte lo scorso ottobre dalla Commissione, per le quali il Parlamento Europeo ha votato ieri la procedura d’urgenza, riguardano i regolamenti che disciplinano il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e il Fondo di coesione (Fc), il Fondo sociale europeo Plus (Fse+) per il periodo di programmazione 2021-2027 e il regolamento del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) nel periodo 2014-2022. Una risposta diretta, insomma, alle inondazioni che hanno colpito i paesi dell’Europa centrale e orientale o gli incendi boschivi in Portogallo nel settembre scorso e, da ultimo, la tragica alluvione in Spagna. In pratica l’Ue potrà sostenere in modo flessibile tutti gli Stati membri colpiti dalle catastrofi climatiche recenti e da quelle che potranno verificarsi in futuro.
«Mi consenta una premessa – dice Razza a La Sicilia – dal maggio 2023 con l’alluvione in Emilia-Romagna, Marche e Toscana a oggi, in Europa si sono registrati 20 calamità atmosferiche, senza contare ciò che accaduto mercoledì scorso nella nostra zona jonica. L’approvazione della risoluzione – con i nostri emendamenti che hanno assegnato i 400 milioni al Fondo di solidarietà all’Italia – ha ribadito la necessità di dare delle risposte veloci ai territori, proprio perché si tratta ormai di eventi che si presentano ciclicamente in tutta l’Unione».
Come?
«Innanzitutto prevenzione. Abbiamo chiesto che l’Europa si doti di un grande fondo per la tutela del territorio che oggi senza inseguire un green deal ideologico o vaneggiare di auto elettriche. E poi, ed è il dato più significativo, la possibilità per gli Stati di un uso più dinamico dei fondi di coesione e di garantire ristori a tutte le imprese e alle famiglie per le ricostruzioni legate alle grandi calamità. Finalmente, dopo gli ultimi due mesi di alluvioni e altri eventi straordinari, siamo a un passo dalla modifica del regolamento restore che ieri ha, appunto, ottenuto la procedura urgente dal Parlamento».
Sembra quasi una rivoluzione…
«In effetti lo è. Consentirà, infatti, di ottenere maggiori investimenti direttamente finanziati dall’Europa e di riprogrammare fino al 10% di tutti i fondi di coesione già assegnati (Fesr-Fondo sociale europeo-Fondo di coesione e Fondo per l’agricoltura ndr). L’auspicio è vederne l’approvazione entro la fine del 2024».
Cosa cambia per la Sicilia?
«Tantissimo. Se il testo verrà confermato, ad esempio, potrà mettere assieme Fesr e Fondo Sociale Europeo per recuperare tutte le risorse non spese anche per andare incontro alle esigenze dei territori per le finalità di sostegno post-calamità. Certo, lo Stato, come hanno detto il premier Giorgia Meloni e il ministro alla Protezione Civile Nello Musumeci, continuerà a fare la sua parte investendo centinaia di milioni di euro in tutte le ricostruzioni, ma anche l’Europa farà finalmente la sua parte autorizzando gli Stati e le regioni a rimodulare le proprie risorse. Mi sono permesso di fare pervenire la bozza del nuovo regolamento ai dirigenti regionali Vincenzo Falgares e Dario Cartabellotta (rispettivamente Programmazione e Agricoltura ndr), perché oggi parliamo di alluvione, ma è uno schema che si può applicare anche per le gravi conseguenze causate dalla siccità».
Più o meno come avvenne durante l’emergenza pandemica Covid-19?
«Vedo che ha buona memoria. Di fatto è lo stesso meccanismo. L’Ue, in pratica, autorizzò un principio di vasi comunicanti per cui tutti i fondi disponibili furono adoperati per salvaguardare imprese, lavoro e far ripartire tutto. Così facendo, con il nuovo regolamento, avremo un doppio effetto positivo: recuperare il tessuto sociale e produttivo e evitare di disperdere importanti risorse».
La proposta restore, dunque, che si spera possa essere adottata il prima possibile, combinata con le risorse disponibili esistenti, garantirà che gli Stati dell’Unione Europea possano ricostruire utilizzando l’approccio «migliore ricostruzione», ovvero costruendo in futuro società più sostenibili e resilienti.