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Bufera Csm, ecco come cambia la partita delle nomine in Sicilia
Catania. «Se non ci fosse stato questo casino, lei non ce l’avrebbe fatta mai», è il sussurro che rimbalza da Palazzo dei Marescialli fino alla sponda siciliana dello Stretto. Laddove «questo casino» sta per l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il Consiglio superiore della magistratura; «lei», invece, è Silvana Grasso, vicinissima alla nomina a presidente del Tribunale di Messina. Una «fuori dal coro e dalle correnti», è il biglietto da visita dell’attuale presidente della sezione penale messinese, giudice in processi delicati (dai “corsi d’oro” dei Genovese alla gettonopoli a Palazzo Zanca, passando per “Beta”, crocevia di colletti bianchi e parenti dei Santapaola), facente funzione al Tribunale nel posto lasciato dall’ex presidente Antonino Totaro.
«Una talebana», dicono di lei, con involontaria citazione del giudizio espresso da Luca Palamara, deus ex machina e parafulmine dello scandalo sulle toghe, nei confronti di Sebastiano Ardita, consigliere del Csm ed ex aggiunto a Catania. Ma Grasso, pur non essendo appoggiata da alcuna corrente, ha avuto il via libera dalla quinta commissione del Csm: quattro voti per lei, uno alla concorrente Maria Moleti (Magistratura Indipendente), al palo la corsa di Ornella Pastore (Unicost). Il new deal simboleggiato dalla scelta di Grasso, al netto della validità delle altre aspiranti, è quasi un vademecum per altre scelte. Uno degli effetti, più o meno collaterali, del caos Csm sul risiko delle toghe in Sicilia.
Del resto, si tratta dello stesso principio con cui è stata confermata la nomina di Sabrina Gambino, sostituto procuratore generale alla Corte d’Appello di Catania, a procuratore capo di Siracusa. Un percorso partito in epoca ante Palamaram, con il via libera in commissione, su nove iniziali domande. La proposta di Gambino era già passata all’unanimità e ora, a maggior ragione dopo lo scandalo, è stata blindata al plenum dal relatore Piercamillo Davigo (Autonomia e Indipendenza) perché «meritevole e non targata con appartenenza a correnti», nonostante una vecchia presunta simpatia per Unicost sempre smentita dalla diretta interessata. Che, da battitrice libera, era stata già sconfitta nella partita per la Procura di Ragusa. Analogo schema, ovvero «l’assenza di particolari connotazioni correntizie», anche per la recentissima nomina di Enza De Pasquale a presidente della seconda sezione penale del Tribunale di Catania.
Ma l’appartenenza a una corrente non è di per sé un elemento negativo. Soprattutto quando le nomine sono fondate sul merito. E anche sulla comprovata affidabilità all’interno dello stesso ufficio, come nel caso delle promozioni, da sostituto ad aggiunto, appena sancite dal Csm per Catania e Caltanissetta. Sotto il Vulcano Agata Santonocito ha vinto il derby con un collega, Antonino Fanara, con il quale lavora fianco a fianco in inchieste delicatissime. E in questo caso è ininfluente la vicinanza dell’una a Unicost e dell’altro ad Area: 15-6 il risultato finale a Palazzo dei Marescialli, dopo aver superato la concorrenza di altri competitor di rango, fra i quali Camillo Falbo, Maria Pia Urso, Alba Sammartino e Ignazia Barbarino. Analogo criterio di meritocrazia acquisita in anni di lavoro nel medesimo ufficio, alla base della nomina di Roberto Condorelli, pm della Dda di Caltanissetta, ad aggiunto della Procura guidata da Amedeo Bertone, ombelico delle inchieste più calde dell’Isola. Condorelli, vicino a Magistratura Indipendente, è un esperto delle dinamiche mafiose del cuore della Sicilia.
Un altro effetto collaterale, per adesso soltanto virtuale, dell’inchiesta sul Csm è una riapertura dei giochi per il posto di procuratore capo di Palermo. Soprattutto se Franco Lo Voi, sorpassato da Marcello Viola (palermitano, pg a Firenze) prima che venisse fuori il verminaio delle intercettazioni, tornasse in pole position per Piazzale Clodio. L’idea che prevale in queste ore è un nuovo voto del plenum del Csm per riportare in commissione la scelta del futuro procuratore di Roma. E se non si facesse tabula rasa dei tre favoriti (oltre a Lo Voi e Viola, il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo), magari rilanciando le chance di Michele Prestipino, aggiunto di punta di Giuseppe Pignatone, allora Lo Voi potrebbe tornare favorito. Aprendo la corsa alla successione a Palermo. Per il cui posto, di gran prestigio, concorrerebbero big da tutta Italia, Isola compresa. Nomi? Nessuno, ovviamente. Anche se, nel “Fantacalcio” delle Procure, un potenziale aspirante potrebbe essere lo stesso Prestipino, un palermitano d’adozione come Maurizio de Lucia, che a Messina sta facendo un ottimo lavoro.
Infine, le elezioni suppletive per i posti lasciati liberi al Csm dopo le dimissioni di due consiglieri coinvolti nello scandalo. Sarà il primo test per una magistratura che dichiara di volersi rigenerare trovando gli anticorpi al suo interno. Si vota a ottobre, ancora da definire le candidature. Una, ormai data per certa, è quella del magistrato antimafia Nino Di Matteo (fortemente voluto da A&I), mentre in Unicost s’invoca la discesa in campo di Marco Bisogni, pm a Catania, vittima del “sistema Palamara-Amara”, che però sembra orientato verso il «no, grazie».
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