Bocciata norma sui commissari Asp, Razza: nuove nomine dopo il 23 luglio

Di Redazione / 18 Luglio 2018

PALERMO – Tutti i commissari attualmente alla guida di Asp e ospedali siciliani sono stati illegittimamente nominati o prorogati così come è illegittimo il divieto di procedere alla nomina dei nuovi vertici delle aziende sanitarie regionali stabilito dalla legge regionale numero 4 del 1 marzo 2017. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale pronunciandosi su un ricorso promosso dal Consiglio dei ministri proprio contro l’articolo 3 della legge regionale siciliana di proroga dell’esercizio provvisorio dello scorso anno che, fra una norma economica e l’altra, introduceva la proroga dei manager delle aziende e il divieto di nomina di nuovi direttori nelle more della definizione dell’albo unico nazionale dei manager sanitari così come disposto dalla legge nazionale e in ottemperanza di una sentenza della stessa Corte Costituzionale che censurava il mancato concerto con le Regione delle norme della medesima legge delega 124. Di fatto l’articolo dell’ultima proroga di un esercizio provvisorio approvata dalla giunta Crocetta disponeva il commissariamento di tutte le Asp e le aziende ospedaliere i cui direttori generali erano in scadenza stabilendo la proroga degli stessi manager scaduti e blindandone la posizione.

Adesso il governo regionale può nominare i nuovi vertici. A tal proposito, l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, chiarisce: «Le sentenze della Consulta producono i loro effetti dal momento della pubblicazione in Gazzetta ufficiale. E gli effetti non travolgono gli atti già compiuti. Il governo regionale ha dato mandato all’assessore alla Salute di assumere ogni determinazione in ordine alla esecuzione della pronuncia della Consulta nei termini previsti dalla legge che, peraltro, consentono di definire il procedimento dopo il formale insediamento della commissione istituita per il procedimento di nomina dei direttori generali, previsto per il 23 luglio. Alla luce della programmazione dei lavori, infatti, verrà deciso se adottare la mera conferma tecnica dei commissari, ovvero se introdurre alcuni elementi di novità». 

A rivolgersi alla Corte Costituzionale è stato il presidente del Consiglio dei ministri. La Sicilia non si è costituita in giudizio e non ha difeso la norma di Crocetta. I giudici hanno sposato la tesi del governo nazionale e dell’Avvocatura dello Stato e considerando la materia delle nomine in sanità come competenza concorrente di Stato e Regione.

Secondo la sentenza «la legge regionale viola i principi di logicità e buon andamento della pubblica amministrazione e si pone in contrasto con le norme nazionali. Di fatto tutti i vertici delle aziende sanitarie siciliane sono stati illegittimamente prorogati e sono, allo stato, da ritenere decaduti».

L’assessore alla Sanità, il governo e la Regione possono nominare nuovi commissari in attesa dei direttori generali in base a requisiti specifici così come previsti dalla precedente legge in vigore e devono, al più presto, completare le procedure e procedere alle nomine dei nuovi manager in base all’albo nazionale, a quello regionale in predisposizione, e con criteri chiari che rispecchino le norme.

Per effetto della sentenza resta da chiarire se tutti gli atti adottati in quest’ultimo anno o poco più abbiano efficacia o meno visto che sono stati assunti da direttori generali illegittimamente nominati ancorché in vigore di legge impugnata. Una questione che verrà dopo ma che non è del tutto scontata nell’esito.

«Voglio precisare che la sentenza non riguarda nessuna delle nomine commissariali varate dal nostro governo» ha detto l’assessore alla Salute Ruggero Razza, che ha aggiunto: «Più tardi, dopo un approfondimento giuridico, relazionerò alla Giunta che si riunirà nel comune di Ustica».

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