Beni confiscati, inchiesta su parcelle:
Beni confiscati, inchiesta su parcelle: un avvocato siciliano il re degli incarichi
Il ministro della Giustizia Orlando: «Da oggi ispettori a Palermo»
Un’inchiesta dell’Espresso nel prossimo numero in edicola su quattro casi di beni sequestrati: Italcementi, Italgas, il gruppo Mollica e le società italiane del colosso energetico spagnolo Gas Natural Fenosa. Il re degli incarichi, l’avvocato palermitano Gaetano Cappellano Seminara (indagato dalla procura di Caltanissetta insieme a cinque magistrati palermitani e ad altre persone), «ha chiesto a Italcementi una parcella record di 18 milioni di euro per meno di un anno complessivo di lavoro svolto insieme ai coadiutori scelti da lui e approvati dal giudice delegato. L’azienda bergamasca ha fatto causa e si attende il verdetto della Cassazione», scrive L’Espresso in un’anticipazione dell’inchiesta. «Il caso Italgas, sequestrata per un anno esatto dal 9 luglio 2014 al 9 luglio 2015, è altrettanto indicativo del volume d’affari ricavato dagli amministratori giudiziari – prosegue il settimanale – e dai loro collaboratori. Durante il sequestro di Italgas, un altro avvocato palermitano, Andrea Aiello, non indagato nell’inchiesta che ha portato al trasferimento di Silvana Saguto, presidente della sezione misure di prevenzione, ha fatturato 6 milioni di euro per il lavoro di 43 coadiutori». Tornando a Cappellano Seminara, «l’amministratore più incaricato d’Italia con oltre 100 amministrazioni giudiziarie ha anche seguito i casi di Gas Natural (un milione di euro ai soli coadiutori in dodici mesi) e dei fratelli Mollica. Il gruppo edile, prima accusato e poi prosciolto dall’accusa di essere una componente imprenditoriale di Cosa nostra, è stato di nuovo messo sotto sequestro a marzo del 2015 dopo l’arresto per bancarotta fraudolenta di Pietro Mollica e il blocco di beni per 135 milioni di euro. Il crac riguarda una serie di società dei Mollica riunite nel consorzio Aedars che ha lavorato al restauro della Scuola Grande della Misericordia a Venezia in società con la Umana di Luigi Brugnaro, imprenditore eletto sindaco della Serenissima con il centrodestra lo scorso giugno». «Già da giorni ho provveduto a far scattare l’invio degli ispettori, che da oggi sono a Palermo e sono al lavoro: attendiamo le risultanze di quest’attività che entra nel vivo oggi». Lo ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sugli ispettori inviati a Palermo per verifiche sul caso che coinvolge Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, e altri 4 magistrati, indagati dalla procura di Caltanissetta per la gestione dei beni confiscati. Su di loro il Csm ha avviato la procedura per il trasferimento d’ufficio. «A luglio – ha spiegato Orlando – il governo ha disposto lo schema di un provvedimento per disciplinare i compensi agli amministratori dei beni confiscati che è passato all’ultimo Cdm». «Se quando è emerso il caso di Palermo fosse stato già in vigore questo decreto che obbliga alla rotazione degli incarichi – ha fatto notare il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, che oggi ha preso parte a una conferenza stampa insieme a Orlando in tema di migranti – non avremmo avuto quel cumulo di cariche che si è prodotto a Palermo». «Il clima che si sta creando intorno alla mia persona tramite la diffusione di notizie false e non verificate, espone me e la mia famiglia a gravi rischi. Ritengo quindi necessario richiamare tutti a senso di responsabilità e alla moderazione». Lo scrive in una nota l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, amministratore giudiziario coinvolto nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta, replicando al settimanale l’Espresso che nel prossimo numero sarà in edicola con una inchiesta sulle parcelle di gestori e coadiutori di beni sequestrati alla mafia. «Per circa 3 anni di operato in qualità di amministratore giudiziario e circa 1 anno di attività del organismo esterno di vigilanza, controllo e/o garanzia di Calcestruzzi Spa», Cappellano Seminara spiega di avere «ricevuto compensi per complessivi 1.906.250,01 di euro». «Tale ammontare è in linea con il solo costo aziendale complessivo, all’epoca 604.000/anno euro, incluse indennità e contributi precedentemente sostenuto da Calcestruzzi Spa per l’amministratore delegato Mario Colombini in carica prima dell’ordinanza di sequestro preventivo da parte del tribunale di Caltanissetta» continua Cappellano Seminara che era anche unico rappresentate legale, oltre che di Calcestruzzi, anche di altre 5 società controllate. «L’istanza di liquidazione presentata dal’avv. Cappellano Seminara al giudice del Tribunale di Caltanissetta in data 23 giugno 2011 calcolata sulla base delle tariffe pre concordate al netto di quanto già percepito e inclusiva del lavoro svolto nei quasi 4 anni (e non 200 giorni come pretestuosamente asserito) dal team dell’amministrazione giudiziaria impegnato in azienda e composto da 18 professionisti è stato di euro 10.245.819,49 euro – si legge nella nota – A fronte del rifiuto del presidente del Tribunale di autorizzare tale liquidazione, l’avv. Cappellano Seminara ha proposto impugnazione avverso il provvedimento del Tribunale di Caltanissetta e la causa ha superato due gradi di giudizio ed è ora in attesa di quello della Cassazione. È quindi falso dire che il ricorso in Cassazione è stato proposto dal Gruppo Italcementi. È quindi falso asserire che l’avv. Cappellano Seminara ha chiesto una liquidazione di 18 milioni per il lavoro svolto». «La delicatezza della vicenda imporrebbe un controllo e un’analisi scrupolosa delle informazioni – conclude – Siamo invece in presenza di una campagna orchestrata per screditare il lavoro che da oltre 30 anni svolgo in prima linea nella gestione dei beni sottratti alla mafia. Certo sarebbe anche opportuno chiedersi a chi giova tutto questo». In merito alle notizie di stampa sulle anticipazioni dell’Espresso, un portavoce di Italcementi chiarisce che il sequestro preventivo a cui si fa riferimento ha «interessato la controllata Calcestruzzi e non la capogruppo Italcementi». Tra l’altro, aggiunge il portavoce dell’azienda, «non vi sono state misure sanzionatorie per la società in conseguenza dell’inchiesta che ha determinato il sequestro».