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La ricostruzione

Ast, ecco chi ne ha scritto la condanna a morte. Dall’ipotesi di rilancio alla “crisi d’impresa”

Dalle “memorie” dell’ex presidente Castiglione (Mpa) le carte. Al vertice di maggioranza scoppierà il caso?

Di Mario Barresi |

«Sono finito in una trappola. Mi hanno fatto fuori, ma ho tante carte da mostrare e alcuni episodi da rivelare. All’Ast finiu a buddellu. Ne parliamo fra qualche giorno?». Metà dicembre del 2023. Il vocione inconfondibile di Santo Castiglione irrompe negli auricolari del cronista. Vediamoci: perché no, magari prima delle feste? Ma quell’incontro con lo storico “uomo di mischia” della destra catanese, che poi s’era convertito all’autonomismo di Raffaele Lombardo, non s’è mai fatto. Travolto da un destino maledettamente prematuro, Castiglione morì d’infarto il 28 dicembre.

Cosa voleva raccontare rispetto alla sua esperienza di presidente dell’Ast? Non sempre i segreti finiscono trascinati dentro una tomba. Grazie a fonti interne alla partecipata della Regione e all’elefantiaca memoria di alcuni big dell’Mpa (il figlio, Giuseppe Castiglione, è deputato autonomista all’Ars), La Sicilia è in grado di ricostruire i passaggi più importanti della vicenda che Castiglione, fino all’ultimo in trincea per salvare l’azienda, voleva rendere pubblica. Tanto più che oggi la crisi dell’Ast sta deflagrando con conseguenze sui servizi ai cittadini: è di ieri la notizia, raccontata dal sito di Repubblica, che l’azienda pubblica regionale, nonostante fino a quattro anni fa avesse un parco autobus di 614 unità (105 urbani e 509 extraurbani), dovrà affittare dalle ditte private 30 pullman, al costo di circa un milione di euro, per rispondere all’emergenza scoppiata nel servizio scolastico. E ciò in attesa dell’esito del bando per il servizio pubblico locale, con cui la Regione mette sul piatto 819 milioni, al netto di oltre 600 milioni stimati come ricavi dai biglietti, per i prossimi nove anni. Sui quattro lotti in palio faranno man bassa le aziende private, con l’Ast fuori gioco, destinata a ricevere le tratte sociali, quelle meno remunerative, grazie a un’annunciata trasformazione in società “in house” della Regione.

Il futuro che aveva in testa Castiglione era tutt’altro. Nominato al vertice di Ast il 31 gennaio 2022, quando in carica c’era il governo regionale di Nello Musumeci, prende il posto rimasto vacante dopo il coinvolgimento di Gaetano Tafuri, altro lombardiano doc e presidente anti-sistema, nell’inchiesta “Gomme lisce” della Procura di Palermo, nella quale la posizione dell’avvocato catanese si sarebbe poi ridimensionata. Castiglione, come nel suo stile, fa il “presidente operaio”: si sporca le mani, cerca di motivare il personale. E, soprattutto, prova a cambiare il corso di un destino, o magari era un progetto, che a un certo punto gli appare come irrevocabile. Dopo il cambio della guardia a Palazzo d’Orléans, dopo una serrata trattativa con il leader autonomista, Renato Schifani a gennaio 2023 conferma Castiglione al vertice della partecipata degli autobus. Ma a Palermo già c’è chi gli sta facendo terra bruciata attorno.

L’inizio della fine arriva in primavera. Ad aprile, infatti, il governatore decide di revocare il Cda per «palese violazione dei termini di legge nell’approvazione del bilancio 2021». Il ritardo, è vero, esiste. Come quasi sempre nell’ultimo decennio. Ma la sorte di Castiglione era stata decisa un mese prima, quando a marzo 2023, il collegio dei revisori di Ast aveva dichiarato la «crisi d’impresa». Additando il debito di circa 59 milioni. Pesante, ma inferiore rispetto a quello dei bilanci precedenti: 76 milioni nell’ultimo, addirittura 107 milioni nel 2012. «Perché la Regione decide di staccare la spina alla mia gestione proprio nell’anno di debito più basso? E perché il collegio sindacale negli ultimi sei anni non si è accorto di conti ben più pesanti?». Queste le domande che tormentavano il compianto Castiglione.

Le risposte arrivano con il tempo. Soprattutto se si sta attenti alle date e ai nomi. L’allora presidente aveva convocato, il cda per approvare il bilancio, il 19 aprile 2023. In quella sede avrebbe voluto tirare fuori due assi nella manica: la relazioni di una prestigiosa società di advisory, la “Ria Grant Thornton”, rafforzata da un parere chiesto allo studio palermitano di Alberto Stagno D’Alcontres. La tesi da dimostrare al socio unico era che il default non era strutturale, ma dovuto alle «croniche carenze organizzative», e comunque recuperabile se la Regione avesse cominciato a restituire una parte del debito (oggi stimato in 23,9 milioni) nei confronti di Ast.In quei giorni Castiglione fa di tutto per salvarsi il posto. E a Palazzo d’Orléans si registra un episodio emblematico. Il presidente di Ast prova a sostenere le sue ragioni, ma gli animi a un certo punto s’accendono. E il capo di gabinetto del governatore, il potentissimo Totò Sammartano, davanti a testimoni (fra i quali l’allora assessore all’Economia, Marco Falcone) sbotta: «Questo va cacciato. Se resta lui, me ne vado io».

La condanna era già scritta. Il 12 aprile, una settimana prima della seduta per approvare il bilancio, viene azzerato il cda di Castiglione. Al suo posto diventa presidente Giovanni Giammarva, incidentalmente componente del collegio dei revisori che aveva dichiarato il defalut. E parte una nuova era di Ast, quella del progressivo smantellamento: parco autobus abbandonato, corse che saltano a migliaia. Assieme a Giammarva c’è il direttore generale Mario Parlavecchio, ex deputato e assessore regionale, già capo di gabinetto di Gaetano Armao all’assessorato all’Economia. Ad agosto di quest’anno arrivano le dimissioni di entrambi, dopo una proroga ricevuta ad aprile. Proprio mentre all’Ast si lavora al piano di trasformazione in società “in house” e all’assessorato ai Trasporti è stato appena partorito il maxi-bando che farà felici le aziende private. Ad agosto arrivano le dimissioni del tandem Giammarva-Parlavecchio. E ai primi di settembre viene nominato il nuovo presidente “a tempo”: Alessandro Virgara, uomo di fiducia dell’assessore Alessandro Dagnino a sua volta scelto personalmente da Schifani. Ma Parlavecchio è stato riconfermato, a titolo gratuito in quanto ex dirigente in pensione, magari in attesa di una leggina che aleggia all’Ars per autorizzare i contratti a titolo oneroso in casi come questo.Questa è la storia. Una parte di quella che avrebbe voluto raccontarci Castiglione, un’altra scritta da chi l’ha fatto fuori. Se la narrazione fosse limitata a logiche campanilistiche, si potrebbe dire che i palermitani hanno stravinto il derby contro i catanesi. Ma questa non è una vicenda di pallone. In ballo ci sono ben altri interessi. E non è detto che non diventi anche un caso politico nel centrodestra siciliano. C’è infatti chi è convinto che Lombardo, nel vertice di maggioranza di venerdì prossimo, voglia scaraventare «le porcherie che hanno fatto all’Ast» sul tavolo presidenziale, davanti a tutti gli altri alleati.

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