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Arresto Rizza, l’impresentabile in gabbia: «Non mollo, resto candidato»

Di Mario Barresi |

Ed è stato subito accontentato. Magari non come voleva lui. Anche questi sono ii tempi della giustizia. O dell’«ingiustizia a orologeria», per usare le parole di Gianfranco Micciché. Che aveva accolto a braccia aperte nella lista di Forza Italia il sindaco Rizza, arrestato ieri perché protagonista di un «consolidato sistema di illegalità diffuso all’interno e all’esterno dell’amministrazione comunale priolese».

Fino alle 16, dentro l’abitazione in via Cavarra (a “Mantelle”, un quartiere creato dalla Sincat agli albori del Petrolchimico) c’è una convivenza alquanto grottesca. Il sindaco, agli arresti domiciliari, costretto ad assistere al viavai di poliziotti che perquisiscono la casa e sequestrano elementi ritenuti «d’interesse investigativo». Altri agenti, fino quasi al tramonto, restano impiantati negli uffici del municipio.

«Basta chiacchiere… Alla Regione Antonello Rizza», si legge sui muri. Ma in piazza, davanti ai manifesti con lo slogan elettorale del sindaco in corsa per l’Ars, si chiacchiera. Eccome. «Non ho mai avuto condanne», andava ripetendo Rizza fino a ieri. Sempre fiducioso sull’esito dei processi in corso. Per questo non se l’è fatto ripetere una volta in più quando, col placet di Stefania Prestigiacomo e Bruno Alicata, gli hanno chiesto di candidarsi con Forza Italia. Rizza si riteneva «favorito», nel derby con Edy Bandiera (commissario forzista di Siracusa) e Rossana Cannata (sorella di Luca, sindaco di Avola) e Franco Zappalà, consigliere siracusano strappato al centrosinistra. Anche se il sindaco di Priolo, stavolta, non hail sostegno del suo storico pigmalione: il mitico Pippo Gianni, ex deputato . «Aveva chiesto di entrare nella lista di Nello Musumeci, ma gli avevano detto di no», raccontano. Sottolineando però «la grande stima di Antonello per il candidato presidente», certificato dal fatto che «sta chiedendo i voti pure per lui porta a porta». Insomma: rispedito al mittente come impresentabile, eppure portatore di voti utile a una doppia causa.

Ascesa e declino del sindaco-operaio. Dipendente Isab in aspettativa, 52 anni, Rizza rivendica di essere un self- made man. Il protagonista di «una storia politica», autodefinita di «un “semplice” diplomato di umili origini» (il padre era assistente alla Montedison), che «insegna, soprattutto alle nuove generazioni, una cosa fondamentale: per essere apprezzati dai propri elettori, non bisogna limitarsi a sfoggiare cultura o titoli, ma ancor prima occorre dimostrare di possedere un cuore», sostiene. Eletto sindaco la prima volta con 3mila voti nel 2008 e confermato con un plebiscito (70%) cinque anni dopo, crede che sia il momento giusto per il grande salto. Ma si sente accerchiato, il simbolo degli impresentabili. Tanto da annunciare, in una recente conferenza stampa, di aver presentato una denuncia ai carabinieri nei confronti di un «corvo» che «avrebbe passato notizie false» a un blogger che poi le pubblicava in rete. «Sono vittima di una campagna mediatica diffamatoria». Lo stesso già nel 2014, con relativa denuncia per ingiuria e diffamazione, contro chi infangava lui e il comune di Priolo, «dipinto come un covo di delinquenti e affaristi, degno della Chicago degli Anni 30». Sfidando gli avversari: «Se qualcuno, con il tintinnio di manette che fa sentire sui social network, vuole spaventarmi e indurmi a dimettermi si sbaglia di grosso».

E neanche ora, nel giorno più brutto della sua vita, Rizza s’arrende. Nel primo pomeriggio riceve la visita di uno dei suoi legali, Mimmo Mignosa. In serata arriva anche Corrado Tamburino, “angelo” forense in tutti i processi. «Ma io posso fare campagna elettorale lo stesso, vero?», la prima domanda ai suoi avvocati. Che lo descrivono «incazzato ma risoluto». Sia sull’inchiesta, sia sulle elezioni: «Io non mollo, dimostrerò che non c’entro nulla e se posso resto candidato», è la linea.

Accanto a Rizza, come sempre, la moglie Michela. Che lo difende a spada tratta: «Nulla è più assurdo di ciò che non si riesce a capire», scrive su Fb denunciando «l’annullamento di ogni forma di pietas» e la creazione di «veri e propri mostri mediatici». La first lady priolese, negli scorsi giorni, era salita agli onori delle cronache locali per un provocatorio invito: «Vi prego, non votate mio marito!». Con ben sei motivi sul filo di un’arguta ironia. Perché «infastidirebbe troppo i suoi avversari politici e vi lascio immaginare cosa non farebbero per “tagliargli la testa”», ma anche perché «fareste un grande favore alla Famiglia, che ne guadagnerebbe in serenità». E poi, ragione che ha infuocato il gossip paesano, «calmerebbe gli ormoni di tutte quelle donne che, pur di accaparrarsi una posizione nella società, sarebbero passate anche dagli uffici di Satana, prima di presentarsi ad un appuntamento con mio marito».

Ora, bisbigliano in piazza i maligni, «i magistrati le hanno dato qualche altro motivo, vero, per non votarlo»

E poi Rizza rischia di diventare un epigono di Mimmo Fazio, candidato in custodia cautelare a Trapani. Ma, qui a Priolo, il re degli impresentabili, seppur in gabbia, non si arrende. «Non vedo l’ora di ricominciare la campagna elettorale a testa alta», va ripetendo.

Twitter: @MarioBarresi

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