Armao: «Schifani stia attento ai soliti cacicchi della Regione. Miccichè? Non ha vinto nulla»

Di Mario Barresi / 29 Settembre 2022

Gaetano Armao, ripartiamo dalla fine: e adesso lei cosa farà?
«Il professore universitario e l’avvocato. A differenza di altri, che hanno vissuto di politica e che potrebbero andare in pensione dalla politica, con tutto il rispetto per i pensionati, io ho la mia dimensione professionale».

E quella politica?
«Continua, ovviamente. Ho ricevuto apprezzamenti affettuosi da amici e interlocutori europei e nazionali, resto convintamente a fare politica nel terzo polo. Calenda mi ha nominato responsabile nazionale delle politiche euromediterranee di Azione, tema a cui lavoro da anni. Ma continuerò a dire la mia anche in Sicilia».

Partendo dal misero due per cento da candidato governatore…
«Era un dato in parte prevedibile, anche se non in questa esatta misura, oltre che inevitabile. A fronte di un 8 per cento nazionale, Azione scende al 5 alle Politiche in Sicilia, anche perché il M5S è riuscito a far percepire a pezzi di elettorato il voto come un referendum sul reddito di cittadinanza. Ma il nostro è l’inizio di un percorso di una forza che la più votata fra i giovani, con un consenso alto nelle grandi città, anche alcune in Sicilia».

Ma ciò non spiega perché il terzo polo arriva quarto alle Politiche e quinto alle Regionali con oltre cinque punti di differenza.
«Questo dato, ripeto, era inevitabile. Potevamo anche arrivare al 3-4, ma cambiava poco. Di fatto la mia campagna elettorale è partita il primo settembre, dopo giorni frenetici per mettere assieme le liste dal nulla. A livello personale, fra i consensi da candidato presidente e quelli nelle liste, ho preso 5mila voti. Un risultato niente male, se si considera che la mia ultima campagna elettorale risaliva al 1985…».

Per il cervellotico computo degli scarti non è nemmeno scattato il suo seggio al Senato. Ma perché era capolista in Sicilia orientale e non dall’altra parte?
«È andata così. A occidente c’era Carlo Calenda, è stato eletto lui. Va benissimo così».

Comunque è rimasto senza qualsiasi poltrona o seggiola. Per la gioia di Miccichè…
«Se si riferisce alle volgarità farneticanti espresse nell’intervista al vostro giornale, le dico che si commentano da sole».

Però Miccichè vince e ha l’imbarazzo della scelta fra Senato e Ars, mentre Armao perde e deve torna alla professione…
«Miccichè non vince un bel niente! È stato indegno nel ruolo di presidente dell’Ars, dubito che possa svolgerlo al Senato: gli elettori forzisti sono stati costretti dalla legge elettorale a tracciare una croce nella scheda, anche se su di lui volevano metterci una croce sopra.  Ha dimezzato i voti di Forza Italia dal 2018 a oggi alle Politiche, le dimissioni sarebbero il gesto minimo di dignità dopo i guai che ha combinato nel partito. Anche nelle scelte sulle candidature, mettendo, ad esempio, in un posto a rischio la Prestigiacomo che non è stata eletta. Posso testimoniare, nel mio ruolo istituzionale di assessore, che Stefania, assieme a Renato Schifani, è stata il parlamentare più sensibile alle istanze della Sicilia».

Fra lei e Schifani c’è sempre stato un certo feeling…
«Con Renato c’è un rapporto solido e antico, non inficiato da una campagna elettorale in cui con altri avversari, come Chinnici e Di Paola, s’è mantenuta la stima. Lo stesso non si può dire di De Luca. Che, guarda caso, poi si ritrova a parlare o magari a fare inciuci con Miccichè. Perché in fondo entrambi sono fatti della stessa pasta».

Che posizione avrà Azione, pur senza deputati all’Ars, sul nuovo governo regionale?
«Nessuna ostilità preconcetta, ai pregiudizi preferiamo i giudizi. Chiederemo di fare le riforme, a partire da quella della pubblica amministrazione. E vigileremo, come io ho fatto nei cinque anni di Crocetta pur essendo fuori dall’Ars con un’efficacia maggiore di tanti altri del centrodestra che invece c’erano, affinché nel governo Schifani non prevalga la politica al ribasso, quella dei Miccichè e dei Sammartino. Stia in guardia dai cacicchi, che non hanno rispetto delle istituzioni».

A proposito: gira voce che abbia chiesto ai vertici del suo assessorato di fare alcune verifiche…
«Il ragioniere generale ha chiesto ai vertici delle partecipate di verificare la fondatezza di alcune segnalazioni su un incontro elettorale nella sede di una società, alla presenza del presidente dell’Ars. Spero e ritengo che siano illazioni, perché altrimenti sarebbe un fatto molto grave».

E se le verifiche avessero un esito positivo?
«Andrei a denunciare tutto in Procura».

Eppure che c’è chi è convinto di essersi liberato di lei…
«Questa vicenda non c’entra nulla, sia chiaro: è un atto dovuto.  Detto ciò, io che non ho avuto paura di mettermi contro Lumia e Montante ai tempi di Crocetta pensa che possa essere influenzato da un personaggio decotto?».

Insomma, per citare Miccichè, Armao non è fuori dai c…
«Piuttosto che togliermici io, è più facile che li perda lui. Ammesso che li abbia mai avuti…».
Twitter: @MarioBarresi

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Pubblicato da:
Carmela Marino
Tag: armao azione calenda elezioni mario barresi miccichè regione schifani seggio senato sicilia voto