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Anche Musumeci (senza maggioranza) invita i suoi al dialogo con le opposizioni

Di Alfredo Pecoraro |

PALERMO – Senza più una maggioranza, naufragata alle prime prove parlamentari, con bilancio e legge di stabilità da approvare a fine mese per evitare la proroga dell’esercizio provvisorio, Nello Musumeci prova a dare una sterzata invitando i suoi e le opposizioni al dialogo sui singoli temi, fermo restando il quadro politico e stoppando eventuali velleità di voltagabbana. Un tentativo che il presidente della Regione siciliana fa in una riunione con tutti i capigruppo in Parlamento, cercando di aggirare così la spaccatura interna che sta logorando da alcune settimane i parlamentari di Forza Italia, malesseri che hanno bloccato i lavori d’aula nei primi cento giorni della nuova legislatura e che sono stati amplificati dalla sconfitta del centrodestra alle politiche nei collegi dell’isola, dopo l’exploit alle regionali.

Se l’appello di Musumeci avrà fatto breccia sui deputati si vedrà già lunedì prossimo, quando l’Assemblea sarà chiamata a votare il bilancio consolidato e il rendiconto per il 2016. Intanto, all’Assemblea si aspettano i documenti contabili e finanziari che la giunta ha già pronti: una trentina di articoli, per una legge di stabilità che Musumeci considera asciutta e snella. Interventi mirati insomma, sui quali il governatore spera che non ci sia il classico assalto alla diligenza da parte dei singoli parlamentari.

A parlare di dialogo, proprio alla vigilia della riunione di oggi, era stato Giancarlo Cancelleri, il candidato del M5s sconfitto proprio da Musumeci alle regionali, in una intervista al nostro giornale. Confronto sui «temi concreti», aveva detto Cancelleri, «non per salvargli la faccia, ma per il bene della Sicilia che affonda». Chiarendo che «aprire la stagione del dialogo significa parlare, ma anche ascoltare: e noi ne abbiamo tante di cose da dire. Lui ci dà i suoi punti e noi gli diamo i nostri».

Si spinge più avanti il capogruppo di Fi, Giuseppe Milazzo, alle prese con la difficile gestione dei deputati azzurri. «Il confronto con le minoranze è indispensabile e necessario, perché bisogna costruire insieme un percorso istituzionale – dice -. Noi siamo disponibili a valutare e sostenere le proposte delle minoranze e confrontarci con loro sulle nostre». Perché «l’importante è sbloccare l’aula, dando un segnale di cambio di marcia, la situazione di stallo che stiamo vivendo non sta bene a nessuno». E allora «spogliamoci tutti delle nostre magliette e lasciamo indossare al presidente Musumeci la maglia di presidente della Regione perché in questa fase non ci possono più essere schieramenti di maggioranza e opposizione».

In questo clima, il governo incassa i rilievi mossi dalla Corte dei conti sul Defr 2018-2020, che arriverà in aula la prossima settimana col Pd pronto a votare contro il documento. «Ci sono limiti e lacune», scrivono i giudici contabili mai teneri neanche con i precedenti governi. Tocca al presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, rassicurare la Corte. «Stiamo valutando la possibilità di effettuare ulteriori tagli della spesa dell’Assemblea, oltre ai risparmi già ottenuti con la riduzione degli stipendi dei dipendenti». Dal Defr è emerso «un disavanzo complessivo di 400.179.733 euro nel 2018, il mancato contenimento della spesa per il personale e le carenze dell’organizzazione amministrativa». Altra anomalia riguarda le società partecipate, una giungla sulla quale finora nessun governo è riuscito a raccapezzarsi. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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