Ma chi glielo doveva dire ad Angelo Attaguile da Grammichele – figlio del ministro Gioacchino; ex dc corrente dorotea; poi lombardiano praticante, “adottato” nella lista del Pdl alla Camera – che un giorno avrebbe officiato il rito pagano-padano di Pontida? Senza ampolle con l’acqua del Po. Ma pur sempre con corna celtiche e spadoni di legno, prodromi viventi delle t-shirt d’ordinanza salviniana. «Ci hanno accolto in maniera straordinaria, come se fossimo di famiglia. E ci hanno detto che la vittoria finale dipenderà proprio da noi», dice di ritorno dalla trionfale spedizione. Guidata da lui, «Angelo il temporeggiatore», come lo chiamavano sibillini gli altri Raffaele-boys.
Ma ora non è più tempo di temporeggiare. Ci mette la faccia e il cuore, Attaguile. In elegante camicia button-down azzurra, da galantuomo siculo in gita domenicale; con scarse possibilità di mimetizzazione (ma anche di mímesis) lì attorno, fra cravatte da film horror, diti medi alzati al cielo, rutto libero e numerosi inquilini di Casa Pound. Lui, Attaguile, felpatissimo e ipermoderato, da ieri è nella storia come il primo terùn parlante (e applauditissimo) sul palco-altare del Carroccio. Lui, Attaguile, assieme ad altri 300 siciliani di “Noi con Salvini”. Neo-leghisti con le bandiere della Trinacria. Fra i quali Fabio Cantarella, vicesindaco di Mascalucia, che ha conteso a Salvini la palma del piu “selfiato” del giorno: la sua sgargiante felpa con mega-scritta “Sicilia” ha spopolato fra il popolo di Pontida. Pure pugnetto in pancia da Bossi, affettuoso e complice, s’è meritato.
C’era anche Mortaza Darakhshan Ghalati, “detto Giovanni Bottino”, da San Giovanni la Punta, origini iraniane, uno dei quattro consiglieri comunali appena eletti in Sicilia, «una gran bella soddisfazione che ci ripaga dell’impegno di appena tre mesi» sostiene Attaguile.
Ma in fondo è tutta questione di ruspe. Il simbolo di Pontida 2015. Per spianare i campi rom; per abbattere Renzi; per picconare, dio-ce-ne-scansi-e-liberi, persino Papa Francesco. Le stesse ruspe che demoliscono la memoria, anche recente, sul tifo sfegatato dei leghisti per l’Etna («seppelliscili tutti») a ogni eruzione. Ma oggi c’è Matteo. L’altro Matteo. Contro l’Ue, i migranti, gli studi di settore. Non più contro i terroni. E qui – a Pontida, con centinaia di siciliani – c’è un grande prato verde dove nascono speranze.
Ma che clima c’era, onorevole Attaguile? «Mi è sembrato un enorme arrusti e mangia». E ora vaglielo a spiegare a quelli lì: che l’è l’arrusti e mangia?