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Amministrative, ecco perché in Sicilia ( tra alleanze fai-da-te e inciuci strani) comunque vada sarà un successo

L’asse giallorosso punta su Adrano, Caltagirone, Lentini, San Cataldo e Favara.Centrodestra unito soltanto nella città di Strurzo  (e quasi a Vittoria), altrove prevalgono le faide

Di Mario Barresi |

Comunque vada, sarà un successo. O almeno: non sarà un disastro. Sì, perché nella Sicilia del voto amministrativo d’autunno le coalizioni si camuffano e si mischiano, si evidenziano e si nascondono. Fra alleanze “fai-da-te”, esperimenti in stile Frankenstein e qualche inciucio politicamente incestuoso, infatti, saranno davvero pochi i test – nei 42 comuni alle urne il 10 e 11 ottobre prossimi, con oltre mezzo milione di elettori interessati – con un valore significativo nel penultimo appello prima della volata delle Regionali 2022.

La prima curiosità è sull’alleanza giallorossa. Il tanto decantato “modello Termini” – con l’asse vincente fra Pd, M5S e sinistra – viene ripetuto in ben pochi dei 13 centri in cui si vota col proporzionale. Decisiva in molti casi, al netto della buona volontà della premiata ditta “Thelma&Louise” (al secolo Anyhony Barbagallo e Giancarlo Cancelleri), l’assenza di un coordinatore regionale del M5S che potesse avere l’ultima parola su alcuni niet locali. 

Ma partiamo dai casi virtuosi. Come nel Nisseno, a San Cataldo, dove è arrivato persino il “bollino di garanzia”  di Giuseppe Conte alla lista grillina con un logo geneticamente modificato. «Un Movimento che potremmo definire 2.0: il cambiamento del logo, infatti, non è soltanto una mera modifica grafica, ma l’espressione di una volontà comune che porta all’inclusione e alla crescita», scandisce orgoglioso il deputato Dedalo Pignatone. E il segretario regionale dem, Barbagallo, è stato sul posto a officiare il lancio della candidatura di Gioacchino Comparato.

Altro esempio da manuale dell'intesa è Caltagirone. Con la convergenza su Fabio Roccuzzo, ex consigliere provinciale, che mette d'accordo Pd, 5stelle e sinistra. E i giallorossi puntano molto anche su Adrano, dove è sceso in campo l'eurodeputato Dino Giarrusso per chiudere l'accordo col segretario dem Barbagallo per la candidatura di Vincenzo Calambrogio. Stesso copione nella vicina Grammichele, dove l'uscente pentastellato Pippo Purpora incassa il sostegno dei dem. Anche Lentini avrà un aspirante sindaco espressione di varie anime giallorosse: Rosario Lo Faro.   Accordo raggiunto, inoltre, a Favara: dem e M55 confluiscono sul nome indicato da Centopassi: l’ex segretario provinciale di Rifondazione comunista Antonio Palumbo. Esempio diverso a Noto con il civico Aldo Tiralongo sostenuto dal Pd, ma anche da Forza Italia e Udc; assente il M5S.

Ma il giocattolo s'è rotto in molte altre città. A partire dalla più grande al voto: Vittoria. Qui l’asse Pd-M5s non esiste. I dem si sono schierati con l’eterno "leone" Francesco Aiello, gradito anche a Claudio Fava che lo candidò alle ultime Regionali, mentre il M5S farà corsa solitaria con Pietro Gurrieri. L’intesa a tre salta a Canicattì, nell’Agrigentino, dove i dem rompono anche con i Cento passi per volontà dell'uscente Ettore Di Ventura (Pd) di ricandidarsi. Gli uomini di Fava correranno insieme con il M5S di Fabio Falcone, oppositore di Di Ventura per cinque anni.

Pd e M5s contro anche a Pachino, in provincia di Siracusa, con una rottura clamorosa ad Alcamo, terra dell’eurodeputato ex M5S Ignazio Corrao. Qui il Pd s'è opposto al bis dell’uscente grillino Domenico Surdi, che apre la propria lista anche a candidati dei Cento Passi, grazie anche alla regia del deputato regionale Luigi Sunseri. Barbagallo e Cancelleri si arrendono a un'intesa che il Pd alcamese ha stretto con l'Udc del’assessore musumeciano Mimmo Turano, il Psi e lo schieramento vicino all’ex sindaco Giacomo Scala: il nome scelto è di Giusy Bosco. Nulla da fare nemmeno a Porto Empedocle: la sindaca uscente M5s Ida Carmina vince sulla fronda interna e si ripropone con il simbolo ufficiale; ma senza il sostegno dei dem, che spariscono (né simbolo, né lista assimilabile) da una competizione in cui c’è comunque Gianni Hamel come civico di centrosinistra.

E nel centrodestra – fra dinamiche locali, scontri regionali sulla ricandidatura di Nello Musumeci e prima aria di derby all’ultimo voto fra Matteo Salvini e Giorgia Meloni – va anche peggio. Una delle poche roccaforti dell’intesa è Caltagirone. Nella città di Sturzo la caparbietà dell’assessore forzista Marco Falcone, ma anche il bon ton di Raffaele Lombardo e dell’uscente musumeciano Gino Ioppolo (che avevano deciso di convergere su un altro candidato, Gaetano Alparone, poi ritirato) spiana la strada a Sergio Gruttadauria. E, seppur in parte, a Vittoria: quasi tutti con Salvatore Sallemi, ma c’è chi strizza l’occhio al civico Salvatore Di Falco. A Noto i simboli civici ammantano la sfida di Corrado Figura, Fdi e Lega versione “no logo”.

Per il resto una serie di faide disseminate ovunque. Soprattutto nell’Agrigentino, dove i big locali (dal forzista Marco Zambuto a Giusy Savarino di Db; dal lombardiano Roberto Di Mauro al neo-leghista Carmelo Pullara) se le sono date di santa ragione. Così a Canicattì Forza Italia sostiene il dem Di Ventura, sfidando Vincenzo Corbo, altro ex sindaco lanciato da Autonomisti e Db, mentre i salviniani, seppur col simbolo dell’Onda di Pullara, puntano su Cesare Sciabarrà. A Favara Giuseppe Infurna gode del supporto di Forza Italia, Onda e della Dc di Totò Cuffaro, mentre il resto della coalizione (Fdi, Db, Autonomisti e Udc) sceglie Salvatore Montaperto. A Porto Empedocle quadro altrettanto frastagliato con Rino Lattuca (Fdi e Udc) e il forzista Calogero Martello.

E non va meglio nelle altre province. Nella San Cataldo dell’idillio giallorosso, per il centrodestra – fra simboli e civiche – è una polverizzazione: tra i candidati Luigi Cuba, Valerio Ferrara, Michele Intilla, Giampiero Modaffari, Giuseppe Scarantino e Claudio Vassallo. Spaccatura anche sotto l’Etna:  ad Adrano la maggioranza dei partiti della coalizione sostiene il centrista Carmelo Pellegriti, mentre la Lega punta sull’ex sindaco ed ex deputato regionale Fabio Mancuso. Coalizione divisa anche a Giarre: Leo Patané (Fi, Dc, centristi e Iv) sfida Leo Cantarella (Lega e Fdi).

Come dire: nel caos sono tutti già, più o meno, vincitori; per trovare gli sconfitti, a ottobre, bisognerà faticare. Molto.

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