Chi ha vinto e chi ha perso. Dopo lo spoglio (lento ma senza particolari contestazioni) ecco i verdetti principali nei 60 comuni siciliani al voto.
Nell’isola, nel complesso, ha votato appena il 59,18% (409.385) dei 691.762 elettori aventi diritto. Ancora una volta il sistema elettorale ha mostrato le sue falle: a distanza di ore dalla chiusura dei seggi i dati ufficiali, raccolti dal sistema della Regione Siciliana, arrivavano a rilento dai singoli comuni.
A Enna c’è la riconferma di Maurizio Dipietro, civico sostenuto anche da parte di centrodestra e Italia Viva; il sindaco uscente viene riconfermato con il 52%, staccando di molto il rivale di centrosinistra, Dario Cardaci, inchiodato poco sopra il 25%. Flop pesante per il leghista Giuseppe Savoca (5%) e per la grillina Cinzia Amato (4%).
Si andrà al ballottaggio da Agrigento, dove la vera sorpresa è il medico civico Franco Miccichè (sostenuto da autonomisti e centristi), che con il 37% stacca il sindaco uscente Lillo Firetto (civico, con parte di Pd e centristi, al 30%), mentre l’ex sindaco Marco Zambuto (centrodestra) più staccato con il 17%, ma comunque avanti rispetto alla candidata di Lega e FdI, Daniela Catalano all’8%. Azzerati i cinquestelle, con Marcella Carlisi, sotto il 5%, un risultato analogo (ma con ben altro peso) a quello della candidata della sinistra, Angela Galvano.
Anche ad Augusta sarà secondo round. Fuori tanto la sindaca grillina uscente, Cettina Dipietro (17%), quanto il suo predecessore Massimo Carrubba (20%), sostenuto dall’area di centrosinistra. Volano, invece, i due “Giuseppi” civici e moderati: Pippo Gulino (già in carica negli anni 90 e poi a inizio del nuovo millennio, più vicino al centrosinistra) e Peppe Di Mare (giovane emergente che ha fatto breccia nell’elettorato di centrodestra) si contenderanno la vittoria, partendo rispettivamente dal 31% e dal 27%. Ballottaggio civico anche nell’altro centro del Siracusano alle urne: a Floridia, in un contesto di alleanze ingarbugliato, fra 14 giorni si rivedranno i civici Marco Carianni e Salvatore Burgio; fuori gioco il Pd, ma anche i candidati di FdI e dell’asse forzisti-musumeciani, mentre il M5S non aveva un suo candidato.
Da sotto il Vulcano arriva il ritorno di Pino Firrarello, 81 anni, sul trono di Bronte: l’ex senatore arriva al 44%, staccando di 10 punti il primo cittadino in carica, Graziano Calanna, pupillo del segretario regionale dem Anthony Barbagallo; delude la grillina Valeria Franco (sotto il 4%), ampiamente a doppia cifra il risultato dell’outsider civico, Giuseppe Gullotta. Barbagallo si consola con la vittoria nel suo paese, Pedara, con Alfio Cristaudo. Gli altri risultati nel Catanese; a San Giovanni La Punta stravince al primo turno (55%) Nino Bellia (civico vicino a Italia Viva, sostenuto anche dal Pd, con accordo trasversale con Fi e DiventeràBellissima); a Mascali eletto Luigi Messina; a Trecastagni torna in sella Pippo Messina; Alfio Cosentino la spunta per 40 voti a Milo; a San Pietro Clarenza torna in sella per la terza volta, con il 70%, Enzo Santonocito.
Funziona l’esperimento “giallorosso” a Termini: qui Maria Terranova, grillina sostenuta anche da Pd e sinistra, vince al primo turno per un soffio (41%), sfruttando anche le divisioni del centrodestra, che schierava Anna Amoroso (centristi e FdI) e Francesco Caratozzolo (Lega, Forza Italia DiventeràBellissima), rispettivamente al 27 e al 30%. Analizzando i risultati anche di altre regioni, il ministro Luigi Di Maio, comunque esulta: «Le coalizioni ci premiano ovunque, gli iscritti avevano ragione». E cita il caso dell’ex città della Fiat come «importante successo» fra quelli per cui fa sapere di aver ricevuto una telefonata di «complimenti» dal premier Giuseppe Conte. Esito ben diverso per la coalizione giallorossa a Barcellona Pozzo di Gotto, dove il civico Antonio Mamì (candidato “super partes” sostenuto da Pd e M5S) è surclassato da Pinuccio Calabrò del centrodestra: 60% contro 30%. Magro il bottino dei pentastellati, invece, nei comuni dove sono andati con la classica lista solitaria: detto dei tonfi ad Agrigento ed Enna, il movimento, oltre ad Augusta, perde anche Pietraperzia dove Antonio Bevilacqua non s’è ricandidato, lasciando il testimone a Francesco Lalomia fermo al 6%. Il M5S non sfonda nemmeno nei piccoli comuni, compreso quello di Misilmeri (Filippo Pellitteri al 26%), dove il ministro Di Maio era stato a spendersi di persona.
Il centrodestra, soprattutto laddove è più compatto, vince nei comuni non capoluogo più importanti. E in tre casi sfila la poltrona al centrosinistra: oltre a Bronte col forzista Firrarello, anche a Marsala dove torna un vecchio leone dc, Massimo Grillo col 55%, superando l’uscente Alberto Di Girolamo, e a Misilmeri con Rosario Rizzolo (50%) che scalza Rosalia Stradarelli. Un pezzo della coalizione, oltre che a Barcellona, è vincente anche a Milazzo, dove con il 42% è eletto Pippo Midili (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Diventerà Bellissima). Netta vittoria a Villabate, con DiventeràBellissima prima lista e il musumeciano Gaetano Di Chiara a segno al primo turno col 51%. I Nello-boys, con Ruggero Razza, in serata rivendicano le vittorie a Milazzo, Villabate, San Mauro Castelverde, Aliminusa e Casteltermini. Formalmente civica, ma con striature di autonomismo e neo-sovranismo, la vittoria dell’ex assessore regionale ed ex eurodeputato Innocenzo Leontini nella sua Ispica.
Un flop la Lega: a Enna, come detto, sotto il 5% in corsa solitaria con Savoca; ad Agrigento il tandem sovranista che puntava sull’ex alfaniana Catalano è all’8%; male il Carroccio a Milazzo (Damiano Maisano al 7% assieme a una civica), malissimo ad Augusta (Massimo Cappellano, col sostegno dei musumeciani, sotto il 4%), mentre a San Giovanni La Punta, dove Matteo Salvini aveva comiziato per Lorenzo Seminerio, si sfiora il 10%.
Infine, la sorte di due personaggi, diversissimi fra loro, ma con storie legate al mondo della sinistra, candidati in due piccoli comuni. Il “compagno” Francesco Forgione (una lunga vita, fra Pci e Rifondazione, alla Camera e all’Ars) è il nuovo sindaco di Favignana con quasi il 50% delle preferenze. E poi Antonio Ingroia, ex pm antimafia a Palermo e poi aspirante premier con Rivoluzione Civile nel 2013 (prima di fondare un altro paio di movimenti), non ce l’ha fatta a coronare il pur molto meno ambizioso sogno di amministrare il comune di Campobello di Mazara. L’ex magistrato si ferma al 18%, l’uscente Giuseppe Castiglione lo surclassa con il 66%. «Io credo – commenta indignato Ingroia – che abbia vinto la paura in senso ampio. La paura di cambiare, la paura della mafia, la paura del ricatto, la paura di pagare i prezzi della legalità».