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«Alla Regione c’è un buco di 536 milioni» Ma Musumeci non esclude assunzioni

Di Mario Barresi |

Enna – «’Nchia, con questi non si può parlare: stanno lavorando…». Nella delusione di uno delle decine di peones che passeggiano nervosamente nella hall del “Federico II” c’è la misura dell’inaccessibilità del secondo “ritiro” della giunta regionale. All’ingresso dell’hotel di Enna, baricentrico ombelico di Sicilia, già di buon mattino c’è una certa attesa. Esponenti politici locali (giammai Mirello Crisafulli, che ha «comunque ha mandato qualche osservatore», dicono), medici, imprenditori. Tutti lì, magari per un momento d’incontro con Nello Musumeci e/o con qualcuno dei dieci assessori presenti. Assenti, più che giustificati, Alberto Pierobon (dimesso ieri dal “Cervello” di Palermo, dov’è stato ricoverato per un’embolia polmonare, s’è fatto sentire ieri per rassicurare i colleghi: «Sto bene, qualche altro giorno di riposo e torno») e Mariella Ippolito, colpita dal un grave lutto familiare per la perdita del padre.

Ma tutti gli altri ci sono. In camicia (Toto Cordaro in polo a maniche corte, Ruggero Razza con il look più prudente per proteggersi dalle rigide temperature serali nell’Ennese), arrivano quasi tutti puntuali all’appuntamento fissato alle 9,30. Solo brevi saluti a chi li incrocia, con la promessa – poi risultata vana – di rivedersi «per un caffè». E poi tutti giù, dalle 9,50 in poi, nella saletta riunioni. Con quattro temi ufficiali (e alcune divagazioni ufficiose) da discutere. A partire da un’esplicita richiesta di Musumeci: «Rimpolpare l’Autorità di gestione sulla spesa dei fondi Ue con nuovo personale di profilo medio-alto». Ma come? Fra i vari strumenti individuati nella sessione di lavoro, oltre al contratto con il Formez (che «ci metterà a disposizione alcune decine di persone», conferma Musumeci) e all’impiego di alcuni ex dipendenti delle partecipate regionali confluiti nella Ses, c’è anche l’idea di «sottoscrivere una convenzione con le università siciliane per impiegare dottorandi e specialisti con contratti a tempo determinato». Un varco, seppur minuscolo, al divieto-Moloch di nuove assunzioni alla Regione.

Del resto quello dei fondi extra-regionali, per il governatore, è un chiodo fisso «visto che il nostro bilancio è all’85% ingessato da spese obbligatorie». In settimana aspetta il report chiesto a tutti i Dipartimenti. «Voglio sapere quanto abbiamo speso per finanziare chi e cosa», ribadisce nel “conclave” con gli assessori. Che, informalmente, gli preannunciano alcune delle «criticità» accumulate sulla programmazione Ue 2014/20 e sul Fondo sviluppo e coesione. In attesa anche di un vertice allargato a tutti i direttori generali (forse già entro la settimana), Musumeci anticipa la linea ai suoi assessori: «Dobbiamo riprogrammare la spesa così come concepita dal governo Crocetta». Con sei priorità: viabilità, credito d’imposta alle imprese, edilizia scolastica, tutela del territorio, beni culturali e recupero dei centri storici «soprattutto nei centri minori». E il presidente della Regione non esclude anche una revisione di alcuni progetti approvati con il Patto per il Sud. Ne avrebbe già individuati «alcuni qualitativamente scadenti» (presentati dagli enti locali nel frenetico all-in renziano) sui quali intende capire «se costituiscono vincolo giuridico» per Palazzo d’Orléans con l’idea di depennarli per dare spazio ad altre iniziative più meritevoli.

De temi finanziari si discuterà dopo la breve pausa. Dalle 14 alle 14,50: tutti a pranzo (accanto a una tavolata di neo-catecumenali…) mangiando ricotta fresca, in versione classica e con lo zenzero, salame casereccio e costine di maiale con patate al forno. Menu curato da amici ennesi del presidente, che però ha preteso di pagare. Dividendo “alla romana” con gli assessori: 20 euro a persona. Ben poca cosa, rispetto alla cifra che aspetta la giunta al ritorno nella sala-riunioni: 536 milioni di euro. È la stima – un amarissimo ammazza-caffè – che Gaetano Armao ufficializza dopo un complicato lavoro di limatura con i suoi uffici. Si tratta di un buco nel bilancio corrente: la cifra che, al netto delle somme recuperate, resta in carico alla Regione rispetto agli 880 milioni segnalati dalla Corte dei conti come residui attivi sovrastimati. «Si tratta di una pesante tegola, somme non rilevate da imputare a un errato impianto del governo Crocetta», conferma Musumeci in serata. Somme che costringono la giunta a due mosse. Una è accelerare i disegni di legge (ma forse ce ne sarà uno solo) su assestamento e variazioni di bilancio, che Armao porterà in giunta entro mercoledì. Anche per fronteggiare un altro problema di coperture, legato al trasporto pubblico locale. La seconda e più delicata exit strategy è una trattativa, l’ennesima, con Roma per consentire il rientro del debito di 536 milioni in rate trentennali. L’altra mina finanziaria da disinnescare sui tavoli romani è l’ormai certo rischio di default delle ex Province, uno dei temi della mattinata: se fosse confermato il prelievo forzoso di 266 milioni da parte dello Statoi, gli enti non riusciranno ad approvare i bilanci entro ottobre. È questa, ora, l’emergenza della trattativa sull’autonomia finanziaria avviata col governo nazionale, in cui c’è il miliardo e 350 milioni di contributo alla finanza pubblica da parte della Regione.

E gli effetti della «manovra del popolo» sulle casse siciliane? Non era fra i focus ufficiali del buen retiro ennese, ma se n’è discusso. C’è preoccupazione, nel governo regionale, per gli effetti della flat tax (in termini di minore entrate fiscali di Irpef e Iva) e dell’addio alla legge Fornero (sui maggiori costi per il Fondo pensioni), ma «per ora qualsiasi riflessione non è basata su numeri certi» è la momentanea conclusione. In ogni caso anche qui c’è una doppia missione per Armao: un report dettagliato sugli effetti del Def grillo-leghista in Sicilia e un aggiornamento del Defr siciliano alla luce del nuovo contesto. Giudizi politici? Ce ne sono stati, e anche piuttosto pesanti, pure sull’idea del reddito di cittadinanza. Ma resta riservato il contenuto “senza filtro”. L’unica ammissione (indiretta) arriva da Musumeci, quando ai suoi assessori chiede, oggi più che mai, di «accelerare sulla spesa produttiva, per dare ossigeno alle piccole e medie imprese».

Non cambia, invece, la strategia sui documenti di economia e finanza. Il governatore apprezza l’accelerazione impressa, su suo input, da Armao ai dipartimenti e conferma lo scadenzario: «Ddl sulla finanziaria regionale in giunta a ottobre e approvazione all’Ars entro la fine dell’anno». Il che per molti deputati di Sala d’Ercole (anche di centrodestra) sembra una sfida azzardata, prima ancora che un’utopia. Ma i dieci discepoli di Nello – dopo quasi 11 ore di ritiro – dicono di crederci. «Si può fare». All’uscita l’unica certezza, col freschetto ennese delle nove della sera, è che Razza, con quel pullover, abbia fatto la scelta giusta.

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