Arsenico e vecchi merletti. Il passato, il presente e il futuro della Sac s’intrecciano nei fascicoli tutt’ora aperti in Procura e in nuovi esposti annunciati. Ma un altro pozzo di veleni è un’indagine da poco tramontata. Il gip di Catania, Sebastiano Di Giacomo Barbagallo, su richiesta dei pm Alessia Natale e Giuseppe Sturiale, ha archiviato il fascicolo per aggiotaggio a carico di Fausto Piazza, Giovanni Spampinato e Luciana Giammanco (ex commissari di Camera di Commercio e Asi nominati da Raffaele Lombardo), Alfio D’Urso (ex cda Sac), Giuseppe Giannone (ex presidente Sac), Nico Torrisi (ex ad Sac) e Vito Riggio (presidente Enac).
Le indagini partivano da un duplice esposto, del 2013 e 2014, con una triplice firma in calce: Ivan Lo Bello (presidente nazionale Unioncamere), Enzo Taverniti (ad Soaco) e Gaetano Mancini (ad Sac), soci e amministratori di Fontarossa. Negli esposti, sintetizzano con efficacia i pm, si ipotizza che «nel recente passato erano state diffuse tramite organi di informazione notizie (false, ma dotate di particolare credibilità) relative al valore di Sac, idonee a condizionarne in negativo il valore delle quote». Fra gli episodi citati: il rinnovo del Cda del 2012 e la «tattica dilatoria e talvolta condizionante sulla elezione degli organi sociali»; il declassamento di Fontanarossa, escluso dalla rete “Core” nel 2013; e soprattutto le pressioni mediatiche sulla privatizzazione di Sac e il ritardo nella stipula del contratto di programma fra Enac e Sac, che avrebbe messo in difficoltà la società etnea con le banche.
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Negli atti del fascicolo si tira pesantemente in ballo Riggio. L’ad Mancini afferma che «non mi sembra normale che un organo pubblico cerchi di caldeggiare la privatizzazione, organizzando un incontro con un privato e diffondendo delle notizie di stampa». Il riferimento è a una riunione del dicembre 2011. Con Riggio c’erano l’ex governatore Raffaele Lombardo e l’assessore Pier Carmelo Russo. Davanti a loro Roberto Naldi, braccio destro di Eduardo Eurnekian, imprenditore argentino, oggi 82 anni e molto amico degli amici di Renzi, oltre che proprietario di quote negli aeroporti di Firenze, Pisa e Trapani. Nell’incontro, ricostruisce Mancini tramite il racconto di Maurizio Maglia, presente in rappresentanza di Sac, si doveva parlare di «privatizzazione di Comiso, ma la discussione andò subito alla privatizzazione di Sac». I pm catanesi, l’11 luglio 2014, ricevono una relazione dalla guardia di finanza sui rapporti di Eunerkian e Naldi con Riggio: nessuna «situazione anomala».
Lo Bello, sentito il 16 aprile del 2014, dice che «negli anni scorsi l’aeroporto è stato visto da alcuni soci (la Provincia di Catania con la presidenza Lombardo e la Cciia di Catania) in un’ottica prettamente clientelare». Quando i pm gli chiedono fatti a sostegno di questa accusa, parla di «una campagna finalizzata a spingere verso la privatizzazione in modo poco trasparente, attraverso lo svilimento del valore della società». Campagna della quale «è stato protagonista il presidente dell’Enac». Riggio, «stranamente silenzioso sulla privatizzazione quando Lombardo era presidente della Provincia», fa poi «una serie di dichiarazioni immotivate e dannose per la Sac circa la necessità di privatizzare», mentre accadono altri fatti. Fra i quali la mancata cessione della partecipata Katane Handling: «Agen ha ostacolato la cessione delle quote».
Il fascicolo a carico di Riggio e degli altri sei indagati è stato archiviato perché il gip ha ritenuto che i fatti denunciati «non abbiano influito sulla valutazione delle azioni della Sac». E ora tutti gli atti sono a disposizione delle parti. «Querelarli per calunnia? Mi fa impressione, umanamente, che Lo Bello e compagni mi baciassero proprio mentre mi denunciavano. Ma per ora non voglio mettermi con gli avvocati». Così dice, a caldo, Riggio. Non è detto che tutti gli altri “co-archiviati” la pensino come lui.