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L'inchiesta sugli aeroporti
Accesso abusivo in pista e doppio ruolo: i guai del top manager “presidenziale”
L'approfondimento - carte alla mano - della società che gestisce lo scalo di Lampedusa
C’era anche una fotografia nelle chat aeroportuali. C’era, in tempi non sospetti. «Questo messaggio è stato cancellato»: da un paio di giorni è sparita. Una delle tante immagini dello scorso 17 settembre, una giornata storica per Lampedusa: la visita di Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen sull’isola-frontiera dei migranti. La foto in questione non c’entra nulla con i vertici di governo e Ue: ritraeva Renato Schifani, appena atterrato nell’isola, con al seguito in codazzo di autorità assortite. E, fra queste, Paolo Corona. Ma l’ex operation manager di Ast Aeroservizi, che gestisce lo scalo di Lampedusa, non è lì in quel ruolo. Perché, già da un po’, il fedelissimo del governatore è il country manager Sicilia di Aeroitalia, divenuta quasi la “compagnia di bandiera” della Regione.
Il pasticcio
Dietro a quella foto con la figura-chiave degli intrecci di potere aeroportuali, non c’è solo un ricordo potenzialmente imbarazzante, ma un enorme pasticcio. Emerso ufficialmente nella convocazione, da parte del capo ufficio Enac di Lampedusa, di un «Comitato di Sicurezza Aeroportuale» per il 21 settembre. Il motivo? Le «numerose criticità incidenti con la sicurezza aeroportuale». La più plateale riguarda proprio Corona. Il giorno delle visite istituzionali, Biagio Picarella, dirigente di Ast Aeroservizi, “pizzica” l’ex collega «attraversare il varco di sicurezza senza autorizzazione» e poi «accedere in area airside». Picarella, oltre che a Enac, scrive anche a Metronotte d’Italia. La società di vigilanza tira fuori il “Var”: le immagini di videosorveglianza che inchiodano Corona. L’esito del comitato di quattro giorni, a cui non partecipano i massimi vertici di Ast Aroservizi – interamente partecipata da Ast, a sua volta al 100% della Regione – è generico: la necessità di «una nuova procedura per il coordinamento delle visite ufficiali».Del resto il “facilitatore” Corona – fra gli assunti eccellenti dalla lanciatissima Asc Handling c’è suo figlio Paolo, sposato con la figlia di Daniela Di Ferro, stimatissima componente dell’ufficio di gabinetto di Schifani – a Lampedusa è di casa. Seppelliti gli errori di gioventù (precedenti per reati contro il patrimonio, c’è pure un’accusa per rapina a mano armata), diventa un pezzo grosso. Un sito specializzato lo definisce persino «direttore generale dell’aeroporto di Lampedusa», ma lui, in passato nei guai per qualche titolo “arrotondato per eccesso”, non ci fa caso.
Il primo volo Catania-Trapani
Il 4 novembre 2022 i vertici di Ast stanno pranzando a “I Tre Porcellini” di Palermo, con la tv della trattoria sintonizzata su un tg regionale. Va in onda il servizio sul primo volo Trapani-Catania (poi soppresso dopo poche settimane) di Aeroitalia. A essere intervistato, come country manager Sicilia della compagnia, è proprio Corona. Da censura la reazione del verace Santo Castiglione, ex presidente lombardiano di Ast. Ma la faccenda ha un seguito ufficiale. All’«egregio sig. Corona» arriva una «richiesta di documentati chiarimenti» dall’allora direttore generale Giovanni Amico, che gli ricorda di essere «soggetto ai vincoli della subordinazione lavorativa a tutt’oggi intrattenuta alle dipendenze di Ast Aeroservizi». La nota finisce a Enac. Ma anche questo caso si risolve in una bolla di sapone: il manager nega ogni «motivo di incompatibilità», ricordando di essere in ferie in attesa di lasciare la società (lo stesso Amico, poco prima gli aveva inviato il preavviso di licenziamento per «giustificato motivo» in quanto prossimo all’età pensionabile) e sottolineando che il rapporto con Aeroitalia non è personale ma di consulenza con la sua società, la Corona Service Srls. La stessa con la quale, di recente, ha incassato da Gesap (lui si muove molto bene anche a Punta Raisi, autodefinendosi «uomo del presidente») un «contratto di tutoring per attività di formazione del personale nella gestione delle procedure del safety management» da 9mila euro.
Aeroitalia e Lampedusa
Eppure Corona ci sarebbe tornato, a Lampedusa. Se si fosse concretizzato il progetto del new deal di Ast. Via Castiglione e Amico, sostituiti rispettivamente Giovanni Giammarva (scelto da Palazzo d’Orléans) e da Mario Parlavecchio (capo di gabinetto dell’assessore all’Economia, Marco Falcone), vanno assegnati il posto di direttore generale di Ast Aeroservizi (cacciato Amico) e di accountable manager dello scalo. Ruolo operativo, quest’ultimo, rimasto di fatto scoperto da luglio a settembre scorsi. «Perché non lo facciamo fare a Corona?» la domanda-proposta che Totò Sammartano, capo di gabinetto di Schifani, avrebbe rivolto a Giammarva. Spunta pure un avviso di selezione, poi subito cancellato. Resta da plenipotenziario (e con indennità aggiuntiva) Parlavecchio, che in questi giorni sta finendo la formazione, finora mancante, necessaria per l’accountable manager secondo l’articolo 139 del Regolamento Ue in materia. A Lampedusa, fino a qualche tempo fa, s’ipotizza anche l’ardita strategia di una consulenza al manager di Aeroitalia (già allineato con lo studio Pinelli sullo spinoso caso del deposito carburanti: favorire i palermitani di Nautilus, cacciati dall’ex presidente di Ast, Gaetano Tafuri) in aiuto allo stesso direttore. Ma, con l’aria che tira, stavolta per Corona non se farà nulla.