“Voti pagati 25 euro per rielezione all’Ars”: indagato Edy Tamajo

Di Redazione / 11 Novembre 2017

Palermo – A giudicare dalle inchieste giudiziarie, in Sicilia il voto è diventato un prodotto da banco ad uso di qualche candidato: basterebbero 25 euro per fare mercimonio della democrazia. E’ questo il prezzo che il più votato dei candidati della circoscrizione di Palermo, Edmondo “Edy” Tamajo, un passato nel centrodestra e un presente nel centrosinistra, avrebbe offerto a una parte dei suoi elettori. Il neoeletto deputato regionale ha ottenuto 13.984 preferenze, abbondantemente dentro la top ten del consenso siciliano, capeggiata dall’inarrivabile Luca Sammartino (Pd) che nella circoscrizione di Catania ha superato i 30 mila voti.


Tamajo, 41 anni, uomo di punta di Sicilia futura, il cui leader è l’ex ministro Salvatore Cardinale, è indagato dalla procura del capoluogo siciliano per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. A meno di una settimana dal voto e dopo una campagna elettorale in cui le polemiche sugli «impresentabili» non hanno registrato soste, Tamajo è il secondo eletto a finire nella tempesta giudiziaria, dopo l’arresto di Cateno De Luca, dell’Udc, avvenuto a Messina martedì scorso per evasione fiscale.  Proprio stamane, davanti al Gip, De Luca ha respinto ogni addebito, mentre i suoi legali hanno chiesto la revoca dei domiciliari per il loro assistito, che tornato a casa ha subito ricominciato a pigiare sui tasti del computer, rinverdendo il suo pensiero a beneficio degli internauti che lo seguono su Facebook. Anche Tamajo ha rassicurato i suoi elettori sui social (“Mai comprato un voto”), dicendosi sorpreso per l’indagine che lo riguarda e ribadendo la sua innocenza. In un paio d’ore quasi mille persone gli hanno tributato solidarietà, incoraggiandolo ad andare avanti e sottolineando che di ostacoli è sempre lastricata la strada degli audaci.


Con Tamajo ci altri tre indagati per gli stessi reati: Giuseppe Montesano, Christian e Nicolina D’Alia. L’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza s’innesta su una precedente dei carabinieri (per voto di scambio politico-mafioso) che coinvolse il candidato a sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli nella campagna elettorale del 2012. Tamajo, difeso dagli avvocati Nino Caleca e Giovanni Castronovo, nei prossimi giorni dovrebbe essere ascoltato dai titolari dell’inchiesta, l’aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Fabiola Furnari.


Intanto, la notizia non sembra scuotere Cardinale, che nei giorni scorsi è sembrato piuttosto irritato per gli scarsi risultati ottenuti dal centrosinistra e dal candidato governatore Fabrizio Micari, tanto da lasciar presagire agli osservatori un passaggio dei suoi eletti nella maggioranza di centrodestra. L’ex ministro delle Telecomunicazioni difende Tamajo e dice di aver fiducia nella magistratura. «La campagna elettorale di Sicilia futura è stata francescana», dice.
Ma quanto accade in Sicilia preoccupa la presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, «perché il vizio della corruzione e del voto di scambio sembra attraversare in modo bipartisan le forze politiche». E il vicepresidente dell’Antimafia Claudio Fava, neo eletto nella lista Centopassi che ha sostenuto la sua candidatura a governatore, si chiede «se era quello di Tamajo il centrosinistra con cui mi sarei dovuto alleare».


Nessun indagato, ma prosegue l’inchiesta della Procura di Catania, che ipotizza il reato di corruzione elettorale, che ha delegato la Digos dopo la pubblicazione di un video sulla pagina facebook del meetup M5S di Misterbianco che riprende un uomo che va in una casa di cura di Gravina di Catania chiedendo se la madre, interdetta, abbia votato nel seggio speciale lì adibito, accusando di avere «votato Sammartino», ‘mister preferenzè con 32.000 voti per il Pd che ha annunciato querele.

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Tag: palermo procura tamajo voto