C’è anche un siciliano di Palermo tra gli arrestati dell’operazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Vicenza che hanno notificato provvedimenti cautelari a quattro persone accusate di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di episodi di corruzione fra privati. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore della Repubblica di Vicenza, Orietta Canova e dal sostituto procuratore Jacopo Augusto Corno ed era stata avviata lo scorso novembre a seguito dell’esposto presentato dal presidente di una azienda del settore ristorazione in strutture pubbliche e private che aveva denunciato la condotta aziendale irregolare di alcuni suoi collaboratori. I provvedimenti firmati dal GIP di Vicenza, Roberto Venditti sono stati eseguiti a Padova, Palermo, Livorno e Venezia dai carabinieri. In manette sono finiti il veneziano Mattia Foffano di 44 anni, il veneziano Alessandro Zinato, di 43 anni, Giacomo Massini, 47 anni di Livorno e il Palermitano Antonino Ivan Cocheo, di 36 anni, dipendente del gruppo Serenissima e responsabile area tecnica per il sud Italia. Tutti sono stati posti ai domiciliari.
Secondo le accuse sfruttando la fiducia della proprietà, orientavano sistematicamente le procedure di aggiudicazione degli appalti privati del gruppo a favore di imprese disponibili a riconoscere loro una percentuale dell’importo del contratto di forniture di opere o servizi. Il capo era Foffano che gestiva la predisposizione dei capitolati, invitava le aziende, e guidava le procedere all’apertura delle buste per una prima valutazione delle offerte da far poi visionare alla proprietà. Il meccanismo prevedeva la sottoscrizione di un fittizio contratto di procacciamento d’affari con una società creata ad hoc dal Foffano e intestata al padre, quale prestanome, da parte di taluni dei fornitori di servizi e opere, che prevedeva una percentuale sull’importo del lavoro, da “devolvere” a questi quale indebita provvigione per la segnalazione. Dalle indagini dei Carabinieri, il ricavato dell’attività delittuosa del sodalizio criminale, per quanto al momento accertato, supera i 300 mila euro. Tra le misure cautelari c’è anche il sequestro di beni per un totale di 331 mila euro trovati su vari conti nella disponibilità degli indagati. Indagate anche altre 45 persone accusate di corruzione tra privati quali elargitori delle tangenti.