PALERMO – «Caro Papa Francesco, chi ti scrive è una comunità di 700 famiglie che da 15 anni è devota alla tutela della salute di un grosso bacino di territorio che comprende le Madonie e i Nebrodi (circa 650 mila persone)». Inizia così la lettera indirizzata dai dipendenti dell’ospedale Giglio di Cefalù al Santo Padre dopo l’annunciato declassamento della struttura sanitaria con la nuova rete regionale.
«Questa nostra vocazione – scrivono – è stata violentemente deturpata in circa 15 minuti, periodo nel quale abbiamo appreso che avremmo dovuto sospendere drasticamente questa missione nei confronti del nostro prossimo. Tutto ciò addolora profondamente le nostre coscienze poiché ci rende vani nel porre un aiuto sia sanitario che umanitario nei confronti della gente che ci circonda».
A sostegno del Giglio sono scese le sorelle Francescane di Tusa, comune del messinese, con una lettera aperta «per cercare di impedire che la bella realtà dell’ospedale Giglio di Cefalù, venga irrimediabilmente ferita e impoverita con la chiusura di preziosi reparti».