Palermo
«Solo un’alleanza dei responsabili batterà i grillini»
«Questa è la domanda che io non amo. E non perché non voglia o non sappia rispondere, ma per tre motivi. Primo: siamo in una fase di fluidità della politica rispetto alla quale è difficile identificare oggi categorie di destra o di sinistra. Secondo: la Sicilia è in una fase di emergenza amministrativa e che abbia bisogno prima di tutto di buoni amministratori indipendentemente dalla politica».
Ma ha presentato Idea Sicilia, un movimento che punta dritto alle Regionali.
«E qui arrivo alla terza riflessione. Quella che mi ha spinto a scegliere in questo momento uno spazio di natura civica: se la quinta città d’Italia, quale è Palermo, in vista delle elezioni amministrative ha i due candidati più autorevoli che fanno reciprocamente a gara per scrollarsi di dosso l’etichetta dell’appartenenza e i simboli dei partiti, devo pensare che oggi il riferimento principale debba essere dato ai contenuti, ai programmi, agli uomini. Anche perché oggi più che mai si gioca una battaglia tra la politica, con l’auspicio che possa diventare una buona politica, e l’antipolitica dei grillini».
Quindi tutti contro i 5stelle.
«Credo che la sfida sia arginare la deriva della protesta e trasformarla in una riflessione collettiva sulla possibilità di cambiare il metodo e la qualità della politica. Il passaggio è questo: io sono convinto che la Sicilia, anche in considerazione del modello elettorale a turno unico, abbia bisogno di una alleanza di responsabili, di soggetti responsabili».
Alle Regionali, appunto, c’è un turno unico. E si deve scegliere prima da che parte stare. Lei con chi sta?
«Ripeto, in questo momento non ritengo che si possa anticipare, anche in relazione al quadro politico nazionale, un riferimento decisivo alla coalizione. Perché le coalizioni devono nascere sui programmi, sui progetti e sui contenuti. Si parla di primarie, di candidati. Ma ci misuriamo, o ci si misura, sui nomi, e non sui contenuti e sui programmi».
La sua «alleanza dei responsabili» sarebbe stata più efficace se si fossero anticipate le Politiche: prima il voto a Roma e poi il governo di larghe intese, che in Sicilia sarebbe diventato modello di un’alleanza pre-elettorale. Ma si voterà prima per le Regionali: il “tutti contro i grillini” non è un assist al M5s? Non si rafforza il dualismo vecchio-nuovo?
«Io non mi sento espressione del vecchio. Secondo me si rafforza l’antipolitica se la proposta politica, anziché di responsabilità, diventa un inciucio politico e una sommatoria di ambizioni e di limiti. Diventa una proposta seria e convincente se invece ci si misura preventivamente sui programmi, con una garanzia di tipo civico. Se la politica non si emenda dai comportamenti deteriori e pensa che l’alleanza sia una mera sommatoria aritmetica, secondo me ha sbagliato la dimensione interpretativa dell’attuale momento».
Questa ipotesi di alleanza civica ha confini a destra o sinistra? Insomma può andare da Pisapia a Salvini, con Lagalla in mezzo…
«I confini stanno tutti dentro il programma, dentro la volontà. Se ci sono delle adesioni a vincoli di programma unanimemente condivisi, lo schema può essere il più flessibile possibile».
Parla con i partiti? Dopo la presentazione di Idea Sicilia è successo qualcosa?
«Non si è mosso nulla contro… Quindi posso dire che c’è una attenzione della politica verso questa iniziativa, che però ha un senso diverso da quello immediato della candidatura. Nella vita si possono fare anche delle battaglie di testimonianza, con una dimensione e una cifra etica e civile. Noi in questo momento non stiamo pensando ad alleanze».
Ma, prima o poi, dovrà confrontarsi con i partiti. A partire dal Pd.
«Il tema delle coalizioni diventerà inevitabilmente più attuale quando saranno superati alcuni momenti fondamentali e ancora indefiniti della politica nazionale. L’esito del congresso Pd avrà una refluenza inevitabile sulla politica nazionale ma anche siciliana. Ma sia chiaro: il Pd non può pensare di avere un proprio candidato vincente quando in Sicilia ha necessità di un’alleanza centrista forte per vincere le elezioni».
Lei non parteciperebbe alle primarie?
«Io non ho preso in considerazione la partecipazione ad annunciate primarie, né dall’una né dall’altra parte. Non ritengo oggi di poter assumere nessuna decisione su primarie che tendono a misurare il gradimento o la simpatia di singole persone. Vogliamo riuscire a mettere insieme senso di responsabilità e impegno comune verso vincoli di programma nell’interesse dei siciliani? Questa è la domanda».
Alla quale i partiti le possono rispondere sì. Oppure: no.
«Se fosse no, ne prenderemo atto…».
E se fosse sì?
«La coalizione deve avere un programma unico e soprattutto deve avere una funzione di garanzia del presidente».
Il suo giudizio sul governo Crocetta?
«Ormai siamo in una fase in cui il giudizio su Crocetta potranno esprimerlo i siciliani a ottobre, alle elezioni».
Ci interessa il suo, adesso…
«Fra le tante cose, una è mancata in modo evidente: la programmazione. E quindi la comprensibilità dell’azione di governo da parte dei cittadini».
Dicono che la sua candidatura sia molto gradita a Cuffaro. Lusingato o imbarazzato da questo sponsor?
«Dobbiamo distinguere aspetto politico e personale. Cuffaro si è laureato e ha sostenuto la tesi di specializzazione con me. Quindi pensare che io possa non conoscerlo o non avere avuto una consuetudine con lui sarebbe demenziale».
La vostra frequentazione non è stata soltanto accademica.
«Sì, perché poi ho svolto il compito di assessore alla Sanità per due anni nel suo governo, portando a casa un piano di rientro che in Sicilia non è mai stato commissariato. E posso assicurare di non avere mai subìto in quella fase interferenze dallo stesso Cuffaro. Magari per il rispetto che doveva al suo vecchio professore…».
Diceva che c’è un piano politico. Non c’è più Cuffaro, ma ci sono i cuffariani.
«Sul piano politico, Cuffaro, che ha fatto i suoi errori e li ha pagati con grande dignità, era votato da oltre un milione di siciliani. Questo popolo, da quel momento in poi, è stato transumante: lo ritroviamo in tutti i partiti, ovunque».
C’è chi, soprattutto fra i delusi da Crocetta, arriva a rimpiangere Cuffaro.
«Quello siciliano è secondo me un popolo che, se ben governato, resta moderato, attento e desideroso di istituzioni credibili e capaci di ascolto. Però se dovesse ancora assistere a giochetti acrobatici di schieramenti e di posizionamenti, credo che il rischio di una demotivazione verso l’astensionismo da un lato, e di una protesta verso l’antipolitica dall’altro, potrebbe forse aprire le porte anche a una drammatica conseguenza per la Sicilia, con pesanti ricadute sul piano nazionale».
Intende dire un governatore grillino?
«Sì, perché i grillini in questo momento nella più parte dei posti dove stanno governando non stanno dando un segnale di buon governo».
Facciamo il gioco dell’endorsement, come quello celebre di Berlusconi su Fini e Rutelli a Roma. A Palermo, lei chi voterebbe: Orlando o Ferrandelli?
«Sono due candidati autorevoli, ciascuno dei due ha una storia. Più lunga e più articolata quella di Orlando, certamente più nuova quella di Ferrandelli. Hanno anche avuto matrice ed esperienze comuni, io credo che i palermitani siano fortemente divisi».
Non ci ha detto per chi vota fra i due…
«Ho tanti amici con l’uno e con l’altro. Al momento giusto si vedrà».
Twitter: @MarioBarresi
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