CALTANISSETTA – «L’amministratore giudiziario Antonino Galatolo fece presente alla dottoressa Silvana Saguto che, dopo appena 9 mesi di gestione di una tabaccheria di Sferracavallo sequestrata e sottoposta ad amministrazione giudiziaria, risultava un ammanco di 27 mila euro. L’obbligo della Saguto era trasmettere gli atti in procura. Una situazione gestita in modo inopportuno». Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso durante la sua requisitoria oggi nel corso dell’udienza del processo sul cosiddetto «Sistema Saguto» che si celebra a Caltanissetta. Alla ex presidente del tribunale Misure di Prevenzione l’accusa contesta di non aver dato seguito alla segnalazione dell’amministratore giudiziario sui soldi spariti. Era stato lo stesso amministratore, l’avv. Antonio Galatolo, a denunciare il caso alla Saguto, chiedendo l’allontanamento di un ragioniere e di un dipendente. In quella tabaccheria di via Torretta erano stati assunti il figlio e il fratello della cancelliera dell’ufficio dei gip Tea Morvillo, Andrea Ceresia e Sandro Morvillo.
«Dopo la scomparsa di 27 mila euro – ha continuato il pm Bonaccorso ricostruendo il quadro dell’accusa – l’amministratore firmò una lettera di licenziamento. Intervenne il giudice, convocando la cancelliera: ‘Non è che gli posso dire all’amministratore che non li licenzi – diceva la Saguto all’amica – Quindi, io mi ritroverò con persone licenziate per giusta causa, che poi come ti assumo in un altro posto? (…) Tea ho le mani legatè. Trovarono una brillante soluzione: ‘Se loro si dimettono prima, io dico che non si procedè. E così fecero. La microspia intercetta poi Saguto mentre annuncia soddisfatta alla cancelliera che una sistemazione si era trovata per suo figlio: ‘Lo mettiamo da Niceta, in un posto che si libera, contabilità (…) se dovesse andare male da Niceta, nel frattempo troviamo altri postì. Aggiunse: ‘Per tuo fratello, ho parlato con il professore Provenzanò».