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Sicurezza, Orlando insiste: «Non cerco tribune, ma un tribunale»

Di Francesco Nuccio |

Leoluca Orlando non arretra di un millimetro nella sua battaglia contro quello che definisce il decreto «insicurezza» e tira dritto per la sua strada. «Io vado avanti», dice nonostante i toni concilianti dell’incontro di ieri tra il premier Conte e i sindaci dell’Anci per cercare di ricucire lo strappo interpretativo sulla legge.

Orlando dice di apprezzare «l’onestà intellettuale e la chiarezza» del presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ma non sembra intenzionato a fare alcun passo indietro rispetto allo scontro al calor bianco con il ministro dell’Interno Salvini che adesso si estende anche al capo del governo.

«Se c’è qualche sindaco che persevera in modo isolato nelle sue proteste – commenta Conte – faccia pure. Ma mi sembrano posizioni ideologiche visto che al tavolo tecnico, pratico e con argomenti concreti, i problemi li abbiamo risolti».

Parole che non preoccupano il sindaco di Palermo, il quale continua a capeggiare la rivolta contro il decreto. «Io non ci sto – ribadisce – e vado avanti: non cerco una tribuna ma un tribunale», spiega Orlando perché con la circolare promessa dal governo «l’elefante ha partorito un topolino».

Dichiarazioni in parte condivise dai sindaci di Milano e Firenze, Beppe Sala e Dario Nardella, i quali ammettono che l’incontro non ha dissipato i dubbi sollevati ma esprimono perplessità sull’invito a violare la legge. Più netta la posizione del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: «Non è un atto di disapplicazione della legge o di disobbedienza ma è un atto di ubbidienza alla Costituzione». Un’analisi che richiama le parole di Orlando: «In Italia è eversivo chi viola la Costituzione non chi cerca di applicare le leggi».

Che il sindaco di Palermo stia cercando in ogni modo di sollevare la questione davanti a un giudice, per investire in modo incidentale la Corte Costituzionale e costringerla a esprimere un parere sulla legge, è confermato anche dalle sue ultime mosse. Orlando ha infatti inviato una nota al funzionario del Comune Maurizio Pedicone con la quale si invita «a iscrivere con immediatezza» un giovane straniero di 18 anni, figlio di rifugiati, che aveva chiesto la concessione della residenza virtuale.

Senza l’iscrizione anagrafica in tempi rapidi, infatti, il ragazzo, che vive e studia da diversi anni a Palermo, rischia di vedersi precludere la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana. La decisione su questo caso era stata sospesa dopo le perplessità manifestate dall’operatore dell’Anagrafe. Ma il sindaco ribadisce di essere pronto a firmare di suo pugno le richieste: «Va sottolineato – precisa Orlando – che questo caso non ha nulla a che vedere con la nuova normativa. Tuttavia la vicenda dimostra anche l’effetto culturalmente devastante del clima di caccia allo straniero portato avanti dal Governo a guida leghista»COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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