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Sciacchitano ucciso per rappresaglia Sei ergastoli e una condanna a 22 anni

Di Redazione |

Sei ergastoli e una condanna a ventidue anni e sei mesi per mafia per gli imputati nel processo per omicidio di Mirko Sciacchitano, assassinato in via Falsomiele per rappresaglia, all’età di 29 anni, nel pomeriggio del 3 ottobre 2015, mentre si trovava per caso in compagnia di Antonino Arizzi, rimasto ferito ed estraneo al contesto.

Sciacchitano venne ucciso con con dieci colpi d’arma da fuoco davanti a una sala scommesse e il delitto sarebbe collegato al tentato omicidio di Luigi Cona, titolare di una polleria di Falsomiele ferito in un agguato qualche ora prima. Secondo il clan sarebbe stato proprio Sciacchitano il responsabile del tentato omicidio nei confronti di un affiliato e sarebbe così scattato il raid punitivo. Il tentato omicidio di Cona, secondo la sentenza, era stato portato a termine da Francesco Urso, accompagnato proprio da Sciacchitano, ma la reazione identificò e colpì  solo Sciacchitano.

La massima pena è stata decisa ieri sera dalla seconda sezione della Corte d’assise a Natale Giuseppe Gambino, 61 anni, a Francesco Pedalino di 41 anni, ad Antonino Profeta 30 anni, e a Gabriele Pedalino, 23 anni. Ergastolo anche per Domenico Ilardi, pure lui di 23 anni, e per Lorenzo Scarantino, di 25, nipote del più noto Vincenzo. Ilardi era l’unico libero: l’ordine di carcerazione, immediatamente emesso dai giudici, è stato eseguito ieri sera dai carabinieri del Comando provinciale. Ventidue anni e mezzo a Giuseppe Greco, 57 anni, che rispondeva solo dell’accusa di essere reggente del mandamento: l’ipotesi che fosse coinvolto nell’omicidio Sciacchitano e nel tentativo di uccidere Arizzi, ferito da un colpo di pistola al fianco, non era stata ritenuta sufficientemente provata dallo stesso pm Sergio Demontis.

Il collegio presieduto da Alfredo Montalto, a latere Giulia Malaponte, ha accolto le tesi e le richieste dell’attuale procuratore aggiunto, fondate sulle indagini del Ros e dei militari del Nucleo investigativo. L’omicidio fu seguito e ricostruito in diretta dal Raggruppamento operativo speciale, che indagavano sulla cosca di Santa Maria di Gesù e avevano disseminato il quartiere di telecamere e microspie. Furono ripresi così i movimenti dei protagonisti della spedizione punitiva, portata a termine nel giro di tre ore.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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