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Salma Riina domani a Corleone dopo il sì a trasferimento

Di Redazione |

PARMA – Slitta a domani il trasferimento in Sicilia della salma di Totò Riina dall’ospedale di Parma, il luogo dove era ricoverato da quasi due anni e dove il capo dei capi di Cosa Nostra è morto venerdì 17 novembre. Il feretro viaggerà fino a Corleone, la cittadina in provincia di Palermo dove il boss è nato, 87 anni fa, e dove sarà tumulato, vicino al gotha della mafia che non c’è più: Michele Navarra, Luciano Liggio, le ceneri di Bernardo Provenzano. Non ci sarà un funerale pubblico, forse una benedizione se qualcuno chiamerà un religioso per un breve rito privato.

Nonostante il “nulla osta” firmato in mattinata dalla Procura della città emiliana, che aveva disposto l’autopsia sul corpo del detenuto come atto dovuto per fugare ogni sospetto, non è stato possibile organizzare la partenza in giornata, per esigenze su cui viene mantenuto riserbo. Le pratiche amministrative e anagrafiche sono state di fatto completate dai familiari nel pomeriggio e un carro funebre grigio è arrivato alla Medicina Legale del Maggiore, ha scaricato la bara che accoglierà le sue spoglie e poi è rimasto parcheggiato. Che il viaggio sia stato rimandato per motivi di sicurezza è una possibilità. Nel piazzale tra i freddi edifici ospedalieri sono rimasti i fotografi, i cameraman e le forze dell’ordine che dall’alba di venerdì si alternano a vigilare la salma, custodita in un seminterrato dell’obitorio, di uno dei criminali più feroci della storia d’Italia. La famiglia Riina, che sabato aveva dato all’anziano mafioso l’ultimo saluto nelle camere mortuarie dello stesso ospedale, non si è più vista.

A Parma Totò ‘u curtù era arrivato a febbraio 2015 dal penitenziario milanese di Opera e al giorno di Santa Lucia di quell’anno, il 13 dicembre, risale il primo ricovero nel reparto detenuti, dove ha continuato a scontare in regime di 41 bis, il carcere duro per i mafiosi, le sue 26 condanne all’ergastolo. Sempre da Parma erano partite le ultime istanze per il differimento della pena, tutte respinte dai giudici, via via che le sue condizioni di salute hanno iniziato ad aggravarsi, per poi precipitare una decina di giorni prima della morte, quando dal reparto ordinario è passato alla terapia intensiva-rianimazione. Lì si è spento, alle 3.37 del giorno dopo il suo ottantasettesimo compleanno. In solitudine, con intorno a sé i medici e gli infermieri che lo hanno curato fino alla fine e fuori dalla stanza la Polizia penitenziaria e personale della squadra mobile di Parma. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva firmato un permesso per una visita dei parenti nelle ultime ore, ma nessuno, né la vedova Ninetta Bagarella né i quattro figli sono riusciti a usufruirne. Sono arrivati il giorno dopo, reagendo con ostilità alla presenza dei media. In pubblico nessuno di loro ha mostrato lacrime. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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