Il piano che la Regione sta studiando dovrebbe prevedere otto impianti da realizzare all’interno di discariche dismesse. Lo studio fa parte delle condizioni previste all’interno dell’accordo con il governo romano e nasce anche alla luce delle difficoltà registrate dagli impianti di smaltimento duramente messi alla prova nelle ultime settimane. Crocetta non ha mai fatto mistero di essere scettico sull’ipotesi in questione, ma rispetto alla richiesta avanzata da Roma di due termovalorizzatori da 700mila tonnellate l’anno, deve rilanciare con una proposta concreta. Come smaltire quanto non può andare a finire in discarica? L’assessore Vania Contrafatto chiarisce: “Le quantità che devono essere incenerite sono quelle che rimangono dopo avere effettuato il 65% di differenziata. La termovalorizzazione non può diventare il modo per andare a bruciare le 6mila tonnellate che produciamo. Prima devono comunque diventare 2500. Cambiare il piano dei rifiuti è un atto sostanziale e necessario. Oggi possiamo stabilire che il ciclo si conclude con la termovalorizzazione, ma poi il resto nascerà da un confronto tra Regione ed Srr che avranno la titolarità della gestione che devono dire quali sono i bisogni. Non si può localizzare in assenza di un raccordo di questo tipo. Rimane in vigore il principio già in passato ribadito della prossimità territoriale: faremo viaggiare il meno possibile i rifiuti all’interno della Sicilia”.
Come a dire che certezze sulla localizzazione al momento non se ne possono avere. Se da un lato si punterà su discariche chiuse o inattive, dall’altro la richiesta avanzata da Crocetta ai suoi tecnici è di realizzare impianti che possano avere il più basso impatto sull’ambiente. Il limite delle emissioni dovrebbe essere in dettaglio pari ad un terzo di quello consentito dalla normativa europea.
Intanto il rischio è che lo scontro si trasferisca tra Roma e Palermo dall’asse politico a quello della burocrazia. Una serrata corrispondenza tra i dirigenti Maurizio Pirillo ed i rappresentanti del Ministero ha segnato un solco che adesso si sta ricomponendo. In sintesi da una parte il ministero sollecitava chiarimenti “su carenze impiantistiche e problemi gestionali”, ed ancora annotava “si evidenziano problemi di emissioni negli impianti di biostabilizzazione che provocano forti esalazioni di ammoniaca”, citando anche le carenze evidenziate dall’Arpa. Dall’altro lato il dirigente siciliano ha evidenziato che all’interno di un’intesa le parti devono avere entrambe un atteggiamento produttivo di disponibilità. Nella nota del 30 agosto Pirillo infatti scrive: “Appare più utile una più attiva capacità di analisi e di supporto per favorire e potenziare il lavoro sin qui fatto” e conclude: “posto che l’onere di attuazione dell’ordinanza è paritetico”. Il prossimo vertice romano è fissato intanto per il 9 settembre. Contrafatto però non accetta che si parli di scontro: “Continuiamo a lavorare insieme. Non c’è spazio per le polemiche. Lo strumento dell’intesa è stato per noi un modo di accelerare la normalizzazione del sistema alle prese con diverse criticità, il nostro lavoro sarà sempre all’insegna della collaborazione reciproca con Roma, tra ruoli e funzioni, e non in contrapposizione. Le situazioni anomale che si sono riscontrate prima e dopo le criticità di questa estate come quelle che si sono create più o meno ad arte, sono state oggetto di segnalazione alle autorità competenti. Perché un sistema funzioni deve essere controllato dall’esterno e dall’interno. Il controllo dall’interno è importante ed essenziale”.
Un primo passo sulla costruzione di un impianto a Pace del Mela potrebbe avvenire già in tempi rapidi. Così come a Gela e Termini Imerese. Il livello però di sviluppo di queste ipotesi ad oggi riflette una situazione del tutto in divenire.