Il papello, l’elenco con le richieste che Totò Riina avrebbe fatto allo Stato per fare cessare le stragi mafiose, è «frutto di una grossolana manipolazione» di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo e teste principale del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
Lo dice il gup Marina Petruzzella che ha depositato le motivazioni della sentenza con cui ha assolto uno degli imputati del processo sul presunto patto tra Cosa nostra e pezzi delle istituzioni, l’ex ministro dc Calogero Mannino.
Ciancimino «lo ha fornito solo in fotocopia senza dare di ciò alcuna motivazione plausibile, posto che la circostanza che si trovasse in cassaforte all’estero non avrebbe impedito la consegna dell’originale; – scrive il gup – ed è evidente che le fotocopie, con l’uso di carte e inchiostri datati, impediscano l’accertamento delle epoche degli originali, oggetto della copiatura; non ha voluto rivelare chi gli avesse spedito il papello dall’estero, come da lui sostenuto, né perché non potesse dirlo ai pm e ha detto di non conoscerne l’autore».
«E naturalmente – stigmatizza il giudice – non si può non sottolineare come il castello accusatorio si sia fondato su documenti prodotti da Massimo Ciancimino in semplice fotocopia e non in originale».