Parigi, al “Corleone by Lucia Riina” musiche di Battiato e De Andrè

Di Paolo Levi / 09 Gennaio 2019

PARIGI – «Le colpe dei padri non possono ricadere sui figli»: parola di Rosario, il giovane chef del ristorante “Corleone by Lucia Riina”, la trentanovenne ultimogenita del boss di Cosa Nostra Totò, trasferitasi lo scorso autunno a Parigi per cominciare – come ha scritto lei stessa su Facebook – una «vita nuova» con la famiglia: il marito Vincenzo Bellomo e la figlia, che ha poco più di due anni.

Un locale piccolo, da appena una trentina di posti, ma estremamente accogliente ed elegante, tutto arredato sui toni del verde, a cominciare dall’insegna nuova di zecca. Alle 13.30 il caposala pugliese è indaffaratissimo ad accogliere i clienti. Lungo le pareti, diversi quadri firmati dalla “padrona di casa”, tra cui un ritratto con la bimba in fasce, diversi stemmi di Corleone con un cuore al centro nonché un ritratto stilizzato di papà Totò e della madre. «Mi rendo conto che possa essere scioccante per alcuni, se sciocca sono pronto a rimuoverlo subito», dice all’Ansa (Agenzia nazionale stampa associata) Robert Fratellini, il proprietario nonché iniziatore del progetto. Due anni fa, l’ultimo discendente dell’omonima famiglia – storica dinastia fiorentina che portò il circo in Francia, la medaglia al merito di Emanuele III controfirmata da Mussolini è appesa su una parete del ristorante – scoprì sul web la vicenda e i quadri di Lucia Riina. Appassionatosi ai suoi lavori, la contattò subito per acquistarne alcuni. E’ l’inizio di un’amicizia, fino alla confidenza che la vita a Corleone cominciava a diventare difficile, «con il rifiuto del bonus bebè e altri problemi a trovare una casa in affitto». Da qui la proposta di Fratellini di trasferirsi insieme alla famiglia a Parigi e creare un locale a suo nome in cui avrebbe potuto continuare a dipingere in un atelier messo a sua disposizione nel sottoscala.


«Non c’è nessuna volontà di lucrare sul suo pesante cognome o sulle azioni del padre», assicura l’imprenditore francese, già proprietario di night club e locali nella Ville Lumière. «Il nostro unico obiettivo – aggiunge – è una cucina di alta qualità e un posto carino dove accogliere i clienti». Per garantire la sua buona fede, cita l’esempio degli Usa, Chicago o New York, “dove ci sono tanti locali intestati ad Al Capone o i Soprano. Se abbiamo messo la menzione “by Lucia Riina” all’ingresso è solo per valorizzarla come pittrice ed artista. Capisco che in Italia quel cognome abbia un altro impatto, solo oggi mi hanno telefonato cinquanta giornalisti… Ma certo non metteremo la foto del padre con le candele intorno e la statuetta della Vergine».
Fratellini smentisce con forza che la famiglia sia voluta fuggire alla cosiddetta ‘tassa Riinà per i discendenti dei mafiosi. «Ma quali valigioni carichi di soldi… Qui non c’è neanche un cent riciclato. Vincenzo e Lucia sono due persone perbene, vivono modestamente come miei dipendenti, hanno uno stipendio modesto e risiedono insieme alla figlia in un piccolo appartamento ammobiliato che ho messo a loro disposizione vicino al ristorante».


Il locale è intestato alla società per azioni Luvitopace con un capitale sociale di mille euro e il cui presidente è Pierre Duthilleul. I prezzi non sono esattamente a buon mercato, con gli Spaghetti al pomodoro di San Marzano e la Burrata e le Orecchiette alla Corleonese (Specialità della Casa) a 18 euro. «E’ un ristorante abbastanza caro – riconosce lo chef Rosario – non può venire chiunque, a noi non interessa la massa. Noi vogliamo lavorare bene, con poche persone ma con grande attenzione al prodotto. Le mozzarelle, i salumi, i formaggi ci arrivano direttamente dalla Campania, il prosciutto crudo e altri salumi ce li rifornisce il numero uno in tutta Parigi. E’ un’atmosfera molto familiare, di estrema qualità». Non le impressiona lavorare al fianco della figlia di Totò Riina? «Assolutamente no – risponde sorridendo lo chef -. Avendo avuto modo di conoscerla, posso dirvi che è una persona squisita. Lei e suo marito. Anche se porta lo stesso cognome, un figlio non può pagare per gli sbagli del padre». Per ora, la figlia del boss preferisce non esprimersi, ma lo farà prossimamente, in un’intervista al quotidiano Le Parisien. Nel ristorante di cui si è fatta “madrina” anche la moquette è decorata con lo stemma della Trinacria. Mentre la musica di sottofondo ha poco a che vedere con l’immaginario del Padrino – con pezzi a ripetizione di Franco Battiato, Fabrizio De André o Rino Gaetano. 

Condividi
Pubblicato da:
Redazione
Tag: boss chef corleone cucina lucia riina mafia parigi ristorante