Ismaele La Vardere candidato a sindaco di Palermo al solo scopo di girare un documentario sulla politica? E’ questa l’ipotesi che si fa strada a Palermo dopo la rissa o quasi rissa tra Francesco Benigno e l’ex attore de le Iene al comitato elettorale con l’arrivo dei carabinieri e delle ambulanze.
E le reazioni non stanno tardando ad arrivare. Francesco Vozza, il coordinatore di Noi con Salvini per la Sicilia Occidentale non nasconde la sua amarezza: “Se tutto quello che sta emergendo in queste ore fosse vero, se davvero La Vardera ha ordito un complotto assieme alle Iene per prendere in giro gli elettori palermitani, allora tanto per cominciare questo signore dovrebbe immediatamente restituire i soldi incassati dai cittadini e dai politici che lo hanno sostenuto”. La lite tra Benigno e La Vardera è scoppiata nel comitato elettorale di via Ausonia. Benigno avrebbe raccontato ai militari di avere appreso, proprio da La Vardera, che la sua candidatura sarebbe stata tutta un bluff. Si sarebbe candidato a sindaco, “solo per girare un documentario sul mondo della politica. Sono rimasto sbalordito. Ma come, l’ho sostenuto e mi sono preso la cacca in faccia per lui e lui si è candidato solo per realizzare un film?”. Il caso La Vardera sta adesso spopolando sul web ed ha suscitato l’indignazione di Francesco Vozza, leader dei leghisti palermitani: “Nel corso della campagna elettorale La Vardera ha chiesto alla gente di essere finanziato, pubblicizzando un codice IBAN su cui eventualmente caricare dei soldi. Questa è una vera e propria truffa ai danni di tutti i palermitani e di chi ci ha messo la faccia per sostenerlo. La Vardera si vergogni”.
«Non commento nulla. Nelle prossime ore farò una dichiarazione ufficiale. Al momento non ho nulla da dire». Così Ismaele La Vardera, candidato a sindaco di Palermo commenta la rissa con l’attore Francesco Benigno e le accuse che la sua campagna elettorale per il movimento Noi Con Salvini che sarebbe stata solo un set televisivo per un servizio per le Iene. I più stretti collaboratori di Ismaele La Vardera da una ventina di giorni si erano accorti che qualcosa non andava. Da qualche mese c’era un cameraman che veniva da Milano che seguiva la campagna elettorale. Molti si sono chiesti da chi fosse pagato questo operatore. Qualcuno ha chiamato anche amici che lavorano a Mediaset che hanno confermato che il tecnico lavorava per il Biscione. «Durante il compleanno – raccontano alcuni collaboratori che chiedono l’anonimato – abbiamo notato che la madre di La Vardera e altre persone erano microfonate. Noi tutti non sapevamo quale fosse l’intenzione, però avevamo capito che c’era qualcosa di strano». La Vardera ha sempre negato fino alla fine che quelle riprese servivano per fare un servizio per le Iene. «Ha sempre ribadito che lui era in campagna elettorale». “Affideremo tutte le considerazioni sulla vicenda a un comunicato stampa» ha detto Alessandro Pagato rappresentante del movimento Noi Con Salvini.
Le reazioni sono durissime. «Se le notizie che danno la candidatura di Ismaele La Vardera come un pretesto per realizzare un docufilm sulla campagna elettorale sono confermate, ci troviamo di fronte ad un episodio di inaudita gravità con risvolti politici e giudiziari inediti» hanno detto Giampiero Cannella, coordinatore regionale FdI e Raoul Russo, portavoce provinciale FdI.
«Se tutto ciò è vero, La Vardera ha approfittato della fiducia degli elettori che lo hanno votato, di coloro i quali hanno sottoscritto la sua candidatura e hanno versato, in buona fede, un contributo per finanziare la sua campagna pubblicitaria, dei cittadini che – aggiunge – si sono candidati nella sua lista e dei partiti che generosamente avevano creduto nel suo messaggio di trasparenza e rinnovamento. Un’’azione spregevole e odiosa che costituisce anche un pericoloso precedente».
«La candidatura di La Vardera potrebbe rappresentare un elemento di turbativa del regolare processo di scelta democratica. – dicono – Sono in discussione la regolarità e i principi stessi della competizione elettorale. Tutto ciò non può restare senza conseguenze, chiediamo quindi anche alle autorità competenti di approfondire eventuali risvolti penali del caso».