Palermo
Palermo: denunciò il pizzo, picchiato a sangue il titolare di un disco pub
PALERMO – Una punizione per essersi ribellato al racket del pizzo testimoniando contro gli aguzzini condannati tre giorni fa dal tribunale di Palermo oppure un avvertimento legato a un altro movente? E’ il rebus che stanno tentando di risolvere i carabinieri che indagano sul pestaggio avvenuto poco prima dell’alba di Giovanni Caruso, piccolo imprenditore, titolare del disco-pub Rivendell (ex Dorian), in via Rosario Gerbasi, nel quartiere del Borgovecchio, a Palermo. Gli investigatori sembrano escludere la pista della rapina, perché gli aggressori non hanno sottratto alla vittime l’ingente somma di denaro che aveva addosso, frutto dell’incasso della propria attività. Per l’intera giornata i carabinieri hanno interrogato diverse persone per cercare elementi utili all’indagine.
Dopo avere salutato la sorella che in auto lo aveva accompagnato a casa, in viale Regione siciliana, l’imprenditore è stato aggredito da tre individui che lo hanno trascinato a circa 200 metri dall’abitazione, colpendolo con calci e pugni. Alcune persone hanno chiamato i carabinieri. La vittima è stata portata in ospedale, dove i medici hanno riscontrato varie ecchimosi e alcune fratture. La prognosi è di venti giorni, solo dopo l’esito della tac il paziente sarà dimesso. Per la vittima è stato predisposto, in raccordo con la prefettura, un sistema di protezione.
Caruso si era costituito parte civile nel processo contro il clan mafioso del Borgovecchio dopo avere denunciato richieste estorsive. L’8 novembre scorso il gup aveva condannato complessivamente a oltre mezzo secolo di carcere 13 tra estorsori, boss e uomini d’onore della cosca che imponeva il pizzo. Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni e rapina. Proprio sulla famiglia mafiosa del Borgovecchio si sono concentrate le indagini della Procura palermitana per trovare i colpevoli dell’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà, massacrato a bastonate davanti al suo studio legale la sera del 23 febbraio 2010 e morto alcuni giorni dopo. Uno degli imputati del processo per quel delitto è Antonino Siragusa, che è stato condannato a 3 anni e 8 mesi nel procedimento che ha coinvolto Caruso come vittima. L’imprenditore è assistito da Addiopizzo, “anche in riferimento al difficile ma coraggioso percorso di denuncia delle estorsioni subite in dieci anni di attività imprenditoriale da soggetti facenti capo alla famiglia mafiosa del Borgo». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA