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Palermo, corsa a sindaco “affollata”: almeno sette i candidati

Di Alfredo Pecoraro |

Sono ore febbrili nel centrodestra, soprattutto dentro Forza Italia ormai spaccata, ma anche nel centrosinistra, impantanato nella scelta del post Leoluca Orlando e con i maggiorenti sempre più interessati al campo largo. Il voto a Palermo alle amministrative e alle regionali d’autunno sta facendo emergere in modo netto i dissensi in un vortice apparente di tutti contro tutti, in un clima di incertezza totale e gli scenari che mutano da un minuto all’altro. Se nel centrodestra s'ingolfa la rosa dei candidati a sindaco di Palermo – oggi si sono aggiunti Roberto Lagalla per l'Udc e Carolina Varchi per FdI – in un pezzo del M5s e della Sinistra sta montando il sospetto che si stia giocando una partita nella direzione di un «modello Draghi» per il capoluogo siciliano. Tatticismi e veleni si stanno ripercuotendo negli assetti dell’Assemblea siciliana.

La fronda dentro Forza Italia, che contesta la leadership di Gianfranco Miccichè, accelera la spaccatura: dopo avere disertato il vertice con Licia Ronzulli i dissidenti preparano il golpe, sfiduciando il capogruppo Tommaso Calderone. Sette deputati su 13 si sono auto-convocati per domattina per eleggere Mario Caputo al posto di Calderone, vicino a Miccichè. La controffensiva è già pronta: in accordo con una parte di alleati e con la sponda di M5s e Pd, Miccichè si preparerebbe ad azzerare le commissioni parlamentari, colpendo tre posti chiave in mano ai «dissidenti» azzurri: Affari istituzionali, Bilancio e Sanità. Tutto questo quando mancano tre mesi alle amministrative a Palermo e sette alle regionali in Sicilia. Ai nomi già in pista di Francesco Scoma per la Lega, Francesco Cascio per Fi e Totò Lentini per gli Autonomisti, si sono aggiunti a candidati a sindaco per il centrodestra, Roberto Lagalla e Carolina Varchi. In pista ci sono pure Davide Faraone per Italia Viva e Fabrizio Ferrandelli per Azione-+Europa.

"Non rinnego il rapporto con il centrodestra che ha governato e che sta governando. Stiamo assistendo a un estenuante gioco dell’oca, senza dare un risultato, facendo più tattica che strategia e giocando una estenuante guerra di posizione: Palermo oggi ha bisogno di un governo di salute pubblica, di unità del pluralismo. Mi propongo ai cittadini prima di ogni cosa e al tempo stesso alla politica», dice Roberto Lagalla, che a fine mese si dimetterà da assessore all’Istruzione nel governo Musumeci. Da Roma il leader 5stelle, Giuseppe Conte, ammette che il cantiere a Palermo è ancora aperto: «Ci confronteremo nel movimento per individuare il candidato migliore per rappresentare i nostri valori, lo faremo con spirito di coalizione, stiamo dialogando anche con altre forze politiche, in primis col Pd». Rimane l’ipotesi Franco Miceli, presidente nazionale dell’ordine degli architetti. Dopo settimane di rumors, esce allo scoperto anche FdI, puntando su Carolina Varchi. A ufficializzare la sua candidatura è stato Giovanni Donzelli, responsabile nazionale organizzazione del partito di Giorgia Meloni. Voto che s'interseca con le regionali d’autunno. E Donzelli ha ribadito il sostegno al Musumeci bis: «Musumeci ha governato bene e se gli altri partiti sono rimasti nella coalizione e governano con lui non avrebbe senso cambiarlo».

Sotto traccia però chi nel centrodestra non vuole Musumeci continua a lavorare per l’alternativa. E un nome che potrebbe mettere in difficoltà FdI è quello di Raffaele Stancanelli, eurodeputato e uomo forte del partito della Meloni in Sicilia. Licia Ronzulli smentisce che il suo nome sia stato fatto ieri nella riunione ad Arcore con Berlusconi e Miccichè. E lo stesso Stancanelli afferma: «Non c'è una mia autocandidatura in tal senso» e «in ogni caso non si possa prescindere dalla mia volontà e da quella del mio partito».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA