Nei boschi di Castelbuono la “miniera” di Ambra e Debora per i loro eco-gioielli

Di Carmen Greco / 28 Novembre 2019

CASTELBUONO (Palermo). Le facce da Cappuccetto rosso ce l’hanno, ma quello che hanno messo in piedi non è una fiaba. Ambra e Debora Mediati, due sorelle di Castelbuono, in provincia di Palermo, rispettivamente di 29 e 30 anni, hanno deciso di impostare il loro futuro sulla realizzazione di “gioielli” naturali.

Collane, bracciali e anelli ecocreativi fatti con semi, ghiande, fibre di ficodindia, brattee di pigne, bucce d’arancia. Una cosa che apparentemente riporta agli Anni Settanta, se non fosse che queste due ragazze hanno scelto la strada dell’artigianato green con una nuova consapevolezza, quella di rinsaldare il legame con la terra. Con i loro gioielli sono state fra le finaliste del contest #roadtogreen, l’iniziativa, dell’associazione Road to green 2020 che promuovere idee progettuali all’insegna della moda ecosostenibile.

«All’inizio c’era scetticismo intorno a noi, soprattutto perché non si capiva l’uso del materiale di scarto -ricorda Debora, laureata in Scienze della pianificazione territoriale urbanistica e ambientale, la sorella è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Palermo – poi il nostro messaggio è passato, cioè lo sforzo di voler portare il passato nel presente, laddove il passato è il recupero di una filosofia dell’ornamento che è totalmente ecosostenibile».

I loro “gioielli”, infatti, non sono trattati e non solo colorati se non con le sfumature originali di madre natura. «Del resto, anticamente, la gioielleria era fatta con elementi naturali – argomenta Debora – noi non abbiamo fatto altro che dare corpo ad un legame con la natura che avevamo sin da piccole. Prima realizzavamo oggetti con il tetrapack, poi la nostra vena artigianale si è evoluta abbiamo studiato i semi, il legno, e da lì è nato il progetto, ormai tre anni fa, chiamato “Chi semina raccoglie”».

In effetti Ambra e Debora stanno raccogliendo i primi frutti del loro eco-impegno se è vero che, ormai, sono gli stessi clienti a rifornirle di semi. Dopo la raccolta, vengono selezionati, puliti, essiccati (sul tetto di casa in estate o sul piano della stufa a legna d’inverno) e poi “messi in fila” su collane, bracciali e anelli. Non essendo trattati con prodotti chimici capita pure che il seme si riprenda la sua vita e germogli, magari su una collana. «Quando succede – afferma Debora Mediati – è meraviglioso, un seme sarà sempre un seme e seguirà comunque la sua evoluzione naturale. È tutto un ciclo, in fondo noi, dalla natura prendiamo solo in prestito».

Twitter: @carmengreco612

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Redazione
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