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Mazzette eolico, assessore Cordaro all’Antimafia: «Arata era uno stalker»

Di Redazione |

Palermo – “Arata mi si presentò come responsabile nazionale del centro destra per l’energia e l’ambiente, cosa che mi lasciò perplesso perché oggi in Italia un centrodestra non c’è quindi non capì a cosa si riferiva”. Così l’assessore regionale al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana Toto Cordaro comincia a raccontare alla commissione regionale Antimafia il suo incontro con Paolo Arata al centro di un’inchiesta della procura di Palermo su un giro di mazzette che vede coinvolti anche alcuni dirigenti e funzionari della Regione siciliana.

“Lo incontrai pensando che volesse parlare di pianificazione, di progetti per la Sicilia – prosegue – Lui cominciò volando alto, ma poi atterrò molto basso perché mi chiese se potessi intervenire su due progetti di biometano perché il suo desiderio era che non fossero assoggettati alla Via, quindi bypassassero l’assessorato all’Ambiente. Gli dissi che mi sarei informato e lo congedai. Dopo qualche giorno incontrai l’ingegnere Mario Parlavecchio e il mio capo di gabinetto Vincenzo Palizzolo (che ieri ha presentato le dimissioni ndr) a cui chiesi notizie di questi due progetti e credo che fu Parlavecchio a dirmi che i due progetti non potevano non essere assoggettai alla Via. Arata continuò a chiamarmi ma non potendo e non volendo dare una risposta per telefono su pratiche itinere, non risposi”.

“Arata era uno stalker”, aggiunge Cordaro. “Mi mandava messaggi e non rispondevo – racconta al presidente Claudio Fava – mi mandava anche su Whatsapp gli articoli di giornali nazionali su di lui. Il 26 novembre mi ha inviato un messaggio chiedendomi se avevo notizie dei due progetti che lo interessavano, io non ho risposto e l’indomani mi ha mandato un Whatsapp in cui – legge – mi ha scritto: “in quanto responsabile nazionale del centro destra in materia ambientale avrei voluto istituire un rapporto personale con lei”. E ancora: ‘Lei è l’unico assessore italiano con cui non riesco a comunicare e che non mi risponde”. 

“Devo dire che in questi mesi Pierobon mi sollecitò più volte delle risposte sui progetti di Arata – continua Cordaro -, a suo dire erano tipicità siciliane, mi parlò di best practice. Io tagliai corto, senza entrare nel merito, e gli dissi che ci stavamo lavorando. Vidi un’insistenza di Pierobon che non considerai però legata a un interesse personale ma all’approccio di Pierobon alle cose”. “Un giorno – racconta – mi trovai Arata davanti all’aula con Pierobon. Io non ricordavo chi fosse, né quali fossero i progetti di cui mi aveva parlato. Lui mi guardò sbalordito e lo stesso fece Pierobon. Lo congedai velocemente e gli dissi che gli avrei fatto sapere”. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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