Qualcuno indica quello che potrebbe essere il suo balcone, dove due inservienti stanno sistemando delle piante e le luminarie di Natale. Ma, fra vicini di casa, domestici e custode, quasi nessuno ha voglia di parlare di Marcello Dell’Utri, che dopo oltre cinque anni di condanna per concorso esterno in associazione mafiosa ha ricevuto il provvedimento di scarcerazione nell’abitazione di Milano 2 a Segrate, dove dal 2018 era ai domiciliari per motivi di salute.
Non è escluso che, dopo la notifica, l’ex senatore di Forza Italia sia uscito in auto, passando dalla rampa dei garage, lasciando così per la prima volta da uomo libero dopo oltre un anno l’appartamento di sua moglie, Miranda Ratti, che ora è a Santo Domingo, come ha spiegato lui stesso in un’intervista oggi al Corriere della Sera.
La casa è in una delle torri del complesso residenziale realizzato negli anni ’70 da Silvio Berlusconi, di cui Dell’Utri era stretto collaboratore e con cui una ventina d’anni più tardi avrebbe fondato Forza Italia. Un complesso di palazzi di colore rosso mattone con appartamenti da 300 metri quadrati in su, non lontano dall’ospedale San Raffaele, immerso in un parco silenzioso, ricco di pini e siepi. Altrettanto curato, con composizioni di piante grasse, un presepe e un albero di Natale, è l’atrio all’ingresso del palazzo, da cui in mattinata sono usciti diversi condomini e domestici, decisamente restii a parlare o dare informazioni di alcun tipo su Dell’Utri.
«Ha pagato solo lui per il sistema. Era troppo buono, altri erano più colpevoli di lui», si è limitato a osservare un anziano residente del palazzo.