ROMA – «Non c’è momento più inquietante di quando tutto sembra tranquillo e la storia lo dimostra. Del resto è ricorrente nella storia della mafia l’alternarsi di periodi di apparente calma con periodi di particolare virulenza. Nel momento in cui un grande capo viene allo scoperto e viene individuato per l’appunto come boss di una cosca, per ciò stesso perde parte del suo carisma e della sua potenza; si apre così il campo alla successione e vi sono ripercussioni all’interno dell’organizzazione nel suo insieme.
Per queste ragioni penso di poter dire che la situazione qui è tutt’altro che rosea: soltanto adesso, dopo anni di approfondite indagini, sta cominciando a venir fuori una visione del fenomeno davvero terrificante; più si scava e più aspetti impensabili all’inizio delle indagini vengono fuori. Direi, pertanto, che siamo davvero solo agli inizi del nostro lavoro». A dirlo è Giovanni Falcone audito davanti alla Commissione parlamentare antimafia con il collega Paolo Borsellino e il capo del pool del Tribunale di Palermo, Antonino Caponnetto, l’8 maggio 1984.
«Se è vero che ci sono molti reati che restano impuniti, è altrettanto vero che sono stati raggiunti dei risultati. Ad esempio per l’omicidio Dalla Chiesa ci sono degli imputati, l’istruzione è quasi ultimata e presto gli atti saranno depositati per la requisitori. Anche per gli assassinii finora rimasti impuniti, per quel che compete al nostro ufficio, possiamo dire che tutte le indagini sono sono aperte ma apertissime e che ci stiamo adoperando in tutti i modi».
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«Vorrei, però – aggiunge Falcone, rispondendo ad una domanda di Luciano Violante – far riflettere la Commissione su un punto: in nessun campo e soprattutto in questa materia si può andare per salti. Occorre, invece, una progressione lenta e meticolosa che ci consenta di salire gradualmente tutti i vari gradini della scala. Se pensiamo di poter pervenire a determinati risultati eclatanti attraverso scorciatoie a mio avviso impensabili, sbagliamo di grosso. E’ evidente che la fortuna può sempre assisterci, che ci può essere il colpo gobbo, il pentito che ci rivela tutto, ma in omicidi di questa complessità e con un retroterra così estesa ed approfondito, mi sembra poco credibile che si possa arrivare a risultati in breve tempo».