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Lorefice e il “j’accuse” alla politica: «Il vascello che portò la peste è ancora tra noi»
Il discorso dell'arcivescovo durante il Festino di Santa Rosalia
«Chi governa deve essere presente. Non nel senso dell’occupazione degli spazi, ma nel senso del servire e della prossimità. Essere presenti ossia essere vicini, disponibili all’ascolto e pronti all’aiuto. Là dove manca la presenza delle Istituzioni dello Stato prolifera non solo la miseria economica, ma innanzitutto la miseria morale. La nostra Santa Rosalia vuole ancora farsi trovare, lasciarsi raggiungere, per essere presente nella vita del suo popolo».
E’ il monito dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, in apertura del quarto centenario del ritrovamento del corpo di Santa Rosalia a Monte Pellegrino.
«Il vascello che portò la peste a Palermo nel 1624 – peste da cui liberò, secondo la pietà popolare, la Santuzza – è ancora tra di noi. E’ il “vascello di morte che ammorba ancora la nostra città. Il vascello che ancora approda nel nostro porto. Lì c’è il nome e c’è il volto di una Chiesa che arranca nel seguire la via del suo Signore, che fatica ad annunciare con fraterna e gioiosa schiettezza il Vangelo. C’è il nome e c’è il volto di una politica asfittica, vecchia, una politica dell’’eterno ritorno dell’uguale, una politica – lo abbiamo visto in questi giorni, lo abbiamo respirato in questi mesi – dove non pare esserci riguardo per la disciplina e l’onore della carica pubblica».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA