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Lo strano fallimento del Latte Puccio: i soldi nascosti in Svizzera

Di Redazione |

PALERMO – La Guardia di Finanza ha arrestato l’amministratore della società «Latte Puccio» di Capaci (Pa), Giuseppe Valguarnera, e la sua compagna, Caterina Di Maggio, ex amministratrice, vedova dello storico patron dell’azienda, Enzo, morto 19 anni fa. Entrambi, posti ai domiciliari, sono accusati di bancarotta fraudolenta.

Le indagini dei finanzieri, coordinate dalla procura, avrebbero accertato che la società che gestiva il caseificio di Capaci sia stata svuotata con il trasferimento in Svizzera di 5 milioni di euro. Insieme agli arresti è scattato il sequestro dei beni per 15 milioni di euro. Adesso l’azienda alimentare sarà gestita da un amministratore giudiziario.

Nelle scorse settimane la società ha aperto le procedure di licenziamento collettivo per 12 lavoratori su 18 e a gennaio sono scaduti i contratti di solidarietà, di cui i dipendenti hanno usufruito per due anni, e che ha comportato la riduzione del 60 per cento delle ore lavorative.

 «I due imprenditori arrestati arrestati hanno orchestrato e diretto un articolato sistema di società finalizzato ad aggirare le norme – spiegano dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza diretta dal colonnello Cosmo Virgilio -. Innanzitutto, i crediti vantati dall’industria casearia nei confronti di altre persone sono stati artificiosamente svalutati, poi l’azienda, il cui valore è stato stimato in circa 9 milioni di euro, è stata fittiziamente affittata a un’altra società, così da completarne lo svuotamento».

A queste attività erano state fatte seguire, false rilevazioni contabili e operazioni finanziarie che hanno coinvolto anche società di diritto estero, sulle quali sono state fatte confluire ingenti quantità di denaro». 

«Restiamo sconvolti dalla notizia degli arresti domiciliari alla Latte Puccio e dell’accusa di bancarotta fraudolenta con il trasferimento di fondi in Svizzera, alla luce del fatto che l’azienda aveva appena proceduto ai licenziamenti per crisi aziendale. Ne emerge una vicenda dai contorni inquietanti. Abbiamo sempre ritenuto sospetto l’improvviso crollo di commesse e di profitti di quest’azienda storica e di punta nel panorama locale anche se il fatto poteva rientrare nel contesto di crisi economica generale». Lo dicono il segretario generale Flai Cgil Palermo Dario Fazzese e Renato Aiello, dello stesso sindacato.

L’azienda, che produce mozzarelle, il 30 novembre scorso ha aperto le procedure di licenziamento e il 3 gennaio 12 lavoratori su 18 sono stati messi alla porta. La Flai ha scritto questa mattina alla prefettura chiedendo un intervento per la costituzione di un tavolo. «Abbiamo l’esigenza di aprire subito un’interlocuzione con l’amministratore giudiziario per garantire sia i licenziati che i lavoratori rimasti, capire cosa sta accadendo e discutere del futuro dell’azienda – aggiungono Fazzese e Aiello – L’obiettivo è che la Latte Puccio sopravviva e riprenda a produrre. Quest’azienda fino a pochi anni fa dava lavoro a 100 dipendenti tra effettivi e stagionali».

I lavoratori, che a dicembre hanno organizzato dei sit-in di protesta davanti ai cancelli dello stabilimento, attendono ancora parecchie mensilità degli stipendi, hanno ricevuto in queste settimane degli acconti e c’è chi aspetta ancora 4 mesi di arretrati. Nell’azienda sono in corso gli accertamenti della Guardia di finanza. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA