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La “maledizione dei termovalorizzatori” anche in Sicilia? Bertolaso: «Resta il sistema più sicuro»

L'ex direttore della Protezione civile nazionale ha partecipato ad un incontro sul tema organizzato da Anci Sicilia

Di Giuseppe Bianca |

Il termovalorizzatore non è esattamente quel che si può definire un “portafortuna” per chi governa. Inciamparono su questo argomento, da presidenti della Regione, anche se in tempi e in modi diversi prima Totò Cuffaro, poi Raffaele Lombardo. Vicende scambiate all’epoca per un’anomalia tutta siciliana, un riflesso della “corda pazza” da sempre alla base del difficile equilibrio tra dimensione politica e società civile, un rapporto non semplice tra gli strumenti e la loro applicazione.  Adesso c’è anche lo scalpo illustre del governo Draghi annoverato nel “libro rosso” delle cause e degli effetti. Esiste dunque una “maledizione dei termovalorizzatori” o il corso che regola le vicende dei governi ciclicamente intercetta la questione senza che questa poi sia alla fine un discriminante a rischio così elevato?

La semplificazione alla fine forse può risultare essere eccessiva, magari riduce il campo del ragionamento, ma certamente testimonia la complessità della questione che è stata ieri al centro di un incontro organizzato da Anci Sicilia dal titolo “La gestione dei rifiuti in Sicilia: i termovalorizzatori?” a cui hanno partecipato Tommaso Castronovo di Legambiente e Guido Bertolaso. Per il presidente dell’associazione dei comuni nell'Isola Leoluca Orlando: «Dal 2014 l’Anci Sicilia denuncia, in merito al sistema integrato dei rifiuti, uno stato di “calamità istituzionale” per molti versi provocato da cambi continui e repentini di leggi sulla governance con conseguenti sovrapposizioni nella gestione che, in pratica, non è riuscita ad affrontare le esigenze del territorio».

Guido Bertolaso, i termovalorizzatori sono un male necessario, il male minore o una soluzione a esaurimento? «Per la mia esperienza non penso che siano affatto un male. Sull’argomento non sono né un fanatico né uno scettico. Quando mi sono trovato a fronteggiare le emergenze dei rifiuti, anche sulla scorta dei paesi più avanzati in Europa abbiamo seguito una strada che si è rivelata vincente. A oggi il termovalorizzatore si è dimostrato ovunque il sistema più affidabile e sicuro delle molte alternative possibili, non sarà un caso che anche il sindaco di Roma in campagna elettorale nettamente contrario all’idea, sia poi stato costretto a tornare a Canossa sull’onda della protesta popolare». 

Al netto delle caratterizzazioni della politica mi può dire un pregio e difetto di questi impianti? «Guardi quello che le posso dire è che l’impianto di Acerra che ha dodici anni di età ha smaltito oltre dieci milioni di tonnellate di spazzatura e che io sappia non ha provocato problemi di salute a nessuno. Al momento non mi pare che siano superati, certo la tecnologia va per la sua strada, quando ci sarà qualcosa di più innovativo verrà preso in considerazione».

Secondo il suo giudizio in questi ultimi quattro anni si poteva fare di più o c’è stato un avanzamento delle soluzioni rispetto al problema rifiuti in Sicilia? «Quando mi è possibile trascorro in Sicilia molto del mio tempo. Musumeci si è impegnato a fondo nella riorganizzazione dei servizi, ha cercato di trovare soluzioni alternative a un problema storico della Sicilia. Ieri nel dibattito con Anci ho ricordato che già nel 2003 mi sono dovuto occupare per esempio della discarica di Bellolampo. Credo che l’idea del governatore siciliano di abbinare il potenziamento della differenziata, l’economia circolare e i termovalorizzatori, sia la cosa da fare».

Governare stanca o gli esiti hanno bisogno di un tempo più lungo? «Abbiamo vissuto stagioni e momenti complicati. Non dimentichiamo il Covid. Anch’io ho dato una mano all’inizio della pandemia in Sicilia. Credo che un giudizio sull’operato di un presidente non possa essere slegato dal contesto e dalle condizioni in cui è stato chiamato a operare. Musumeci ha governato con grande passione e nel migliore dei modi, merita di proseguire il suo operato. Spero che i partiti al momento di decidere ne tengano conto».

Bauman diceva che l’individuo è nemico del cittadino, alla fine il problema è solo culturale? «Un po' è un problema culturale, un po' incide anche altro. Sicuramente siamo un popolo di individualisti. Se si instaura un ciclo virtuoso seguiamo l’inerzia, se la dobbiamo costruire è già più complicato.  Non è un caso che anche in Sicilia chi differenzia di meno sta nelle città più grandi come Palermo, Catania, Messina e Siracusa».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA