Palermo
Il Palazzo reale di Palermo in 3D svela segreti vecchi 2500 anni
PALERMO – Il Palazzo Reale di Palermo come non si era visto mai. Un palinsesto architettonico, vecchio di 2500 anni, in cui le fasi costruttive e le storie si intrecciano in un sorprendente labirinto di dati realizzato grazie al rilievo in 3D, il primo dopo quelli borbonici del 1801 e del 1846, presentato oggi dal Presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè nell’ambito del convegno internazionale “Il palazzo disvelato” dedicato alla reggia palermitana e agli altri luoghi del potere mediterraneo (26-29 giugno – Sala Mattarella dell’Assemblea regionale), che riunisce esperti di fama internazionale impegnati nella tutela del patrimonio storico e architettonico dei palazzi del potere da Istanbul al Cairo, mettendoli al confronto con quello di Palermo.
Il progetto, iniziato nel 2010 e coordinato da Ruggero Longo, è frutto della sinergia fra l’Ars, un gruppo interdisciplinare dell’Università della Tuscia e la Tecno-Art aggiudicataria del bando per un costo di circa 500 mila euro.
Dopo 8 anni, lo studio giunge oggi a compimento con la realizzazione di una piattaforma digitale virtuale innovativa, che interagisce con innumerevoli banche dati creando uno straordinario archivio multimediale che consente l’accesso a un grandissimo numero di informazioni. Per realizzarlo sono stati necessari 3 miliardi di punti battuti dai laser, oltre 40 mila fotografie, 600 campioni di materiali e migliaia di documenti studiati tra testi, cartografie e fotografie. Il rilievo tridimensionale e le banche dati hanno consentito di leggere la straordinaria sintesi di culture (arabo, greco-bizantina e normanna) espresse dal palazzo, un unicum nel Mediterraneo, e di analizzare dettagliatamente, grazie alle moderne tecniche diagnostiche, fra gli altri, i mosaici della Cappella Palatina, la stanza di Ruggero II, la Sala dei Venti e le segrete. E sono venute fuori alcune importanti novità sul palazzo medioevale. Quello che oggi conosciamo è mutato profondamente nel corso dei secoli. Anzitutto la facciata dell’edificio era intonacata di bianco e contornata di rosso. Anche la stanza di Ruggero II – è stato dimostrato che era proprio la sua – ha riservato delle sorprese.
Era una sala dedicata a udienze private con una loggia belvedere aperta sullo straordinario paesaggio di Palermo. Anche nella Cappella Palatina – sicuramente coeva alla cappella inferiore – dove sedeva il re c’era una grande finestra, probabilmente a sottolineare l’importanza della luce nella costruzione dell’immagine del Monarca. Per Maria Andaloro, già sovrintendente del Palazzo e ideatrice del progetto, cominciato da Gaetano Armao quando era assessore ai Beni culturali, l’indagine ha scoperto, attraverso due strumenti informatici, il rilievo in 3D e la banca dati, incrementabili all’infinito: “un palazzo-città che testimonia come in nessun altro luogo, la stratificazione della storia di Palermo”. In questo senso, per Ruggero Longo, si è costruito uno straordinario archivio della memoria, aperto al futuro. Un archivio a cui a breve potranno accedere tutti dal sito dell’Ars, ha detto il presidente Miccichè. Sarà messo in rete in coincidenza con l’apertura dell’ingresso principale del Palazzo, chiuso dal 1840, i cui lavori di restauro stanno per essere ultimati. Sarà un patrimonio di informazioni preziose consegnato alla pubblica fruizione e al percorso Unesco arabo normanno di Palermo, in un programma di collaborazione fra Assemblea e Città sottolineato dalla presenza del sindaco Orlando all’apertura del convegno. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA