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Il mistero del ragazzino scomparso nel 1992, la madre: «Qualcuno non ha fatto il proprio lavoro»

Di Redazione |

“Salve, sono Carmela La Spina, la mamma di Salvatore Colletta, il ragazzo scomparso da Casteldaccia il 31 marzo 1992 assieme a Mariano Farina . Nonostante domani siano trascorsi 26 anni dalla scomparsa di mio figlio la mia speranza non muore mai. E’ sempre viva costantemente e quotidianamente, finché non saprò cosa sia accaduto. Non esiste rassegnazione fin quando non si hanno delle certezze sia nel bene che nel male perché l’assenza di notizie non può far morire la speranza che ho sempre avuto nel mio cuore , per questo io non mi fermo e lotto per avere delle risposte”. Inizia così il nuovo appello lanciato da Carmela La Spina, la madre di Salvatore Colletta, il bambino di appena 15 anni, scomparso da Casteldaccia (Palermo) nel 1992 con un amichetto, Mariano Farina.

Negli anni sono state numerose le segnalazioni arrivate – come racconta l’Adnkronos -, ma nessuna ha portato a nulla di concreto. Due, in particolare, sono state le piste più battute. La prima è quella mafiosa. Nella zona in cui i due bambini sarebbero stati lasciati, si trovano i “villini”, cioè le case di alcuni esponenti di Cosa Nostra e, secondo un’ipotesi poi non confermata, i ragazzi potrebbero essere stati involontari testimoni scomodi e per questo eliminati. Un’altra ipotesi, secondo la famiglia la più credibile, è quella dei nomadi, suffragata da alcune testimonianze. Ma anche in questo caso non si hanno elementi di certezza. I familiari dell’altro bambino scomparso, Mariano Farina, dopo la sparizione dei due piccoli, si sono trasferiti negli Stati Uniti e non si sono mai uniti alle ricerche della famiglia Colletta.

“Anche se sono passati 26 anni la mia forza nel cercare mio figlio non si è mai arrestata perché non ho nessuna notizia ma intanto il tempo passa e nessuno sa darmi delle risposte – dice ancora la madre del bambino scomparso – Sono sconcertata e amareggiata perché in questi anni chi ha indagato non ha saputo far bene il proprio lavoro, perché se fin dall’inizio la legge avesse seguito la pista giusta oggi non saremmo qui a chiederci ancora dove sia mio figlio. Ribadisco e ripeterò fino alla fine che la mafia non c’entra nulla secondo il mio pensiero e che l’unica pista valida che meritava la giusta importanza era la pista dei nomadi poiché ho ricevuto io stessa presso la mia utenza telefonica più di 1.500 segnalazioni di mio figlio e di Mariano Farina in compagnia entrambi dei nomadi”.

“Non sono mai stata presa in considerazione perché chi indaga pensa che per il mio cuore di mamma la pista nomade sia stata quella più facile da accettare e da considerare quando invece fin dai primi anni ricevevo queste segnalazioni non solo da parte di tutta l’Italia e da gente che non conoscevo ma fin dai primi giorni anche da persone conosciute e che raccontano tutt’oggi di aver visto Salvatore e Mariano in compagnia dei nomadi e anche da soli in paesi vicino al nostro sin dai primi giorni e la mia rabbia proviene proprio da questo – prosegue la donna che non si è mai arresa – mi domando: il motivo per il quale non sia stati attivati posti di blocco ovunque e mi chiedo il motivo per cui nessuno abbia attivato le ricerche come è giusto che sia, in maniera accurata e capillare . Sono scomparsi due minori non due giocattoli! E la legge , le istituzioni, le forze dell’ordine perché non hanno agito fin da subito per trovare questi due ragazzini facilmente rintracciabili già dai primi giorni della scomparsa?”.

“Io provo solo rabbia perché so che non è stato fatto tutto ciò che serviva quando era ovvio che i ragazzi i primi giorni erano ancora vicino Casteldaccia e nessuno si è impegnato veramente a capire dove fossero andati -denuncia ancora Carmela La Spina – Se le forze dell’ordine si fossero impegnate di più forse oggi mio figlio sarebbe qui con me ed io non soffrirei più in questo modo invece noi come famiglia abbiamo dovuto fare il lavoro che spettava a chi di dovere e al di sopra delle nostre possibilità e con enormi sacrifici abbiamo cominciato le ricerche sia di sera che di giorno perché la legge prevede che una persona scomparsa venga cercata dopo le 48 ore. Ma è possibile essere così superficiali? Quando in 48 ore può accadere di tutto specialmente a due minori. Sfido chiunque a non provare rabbia e la cosa più grave è che ad oggi non abbiamo risposte perché nessuno ce le da, ed io vi chiedo: ma se fosse vostro figlio sareste così superficiali? Io non penso”.

E ancora: “Provate a capire per un attimo quanto sono delusa e arrabbiata io, provate ad aspettare ogni sera che squilli il telefono sperando che qualcuno abbia notizie di mio figlio, provate ad affrontare ogni giorno come un giorno in cui la vita ti ha tolto un amore che solo un figlio ti può dare ed infine provate a capire e ad immaginare quanto il mio pensiero possa andare sempre e costantemente a mio figlio non sapendo se mangia, se sta bene, se ha bisogno di cure, se può essere in mano di gente che gli può fare del male. È potuto accadere di tutto in 26 anni perché l’ultima volta che io ho visto mio figlio lui aveva 15 anni e oggi ne ha 41 , sebbene avesse 15 anni per la sua ingenuità ed il suo carattere timido e riservato ne dimostrava molto di meno ed è facilmente trasportabile per la sua ingenuità e per la sua sensibilità e ad oggi penso che per non contattare la sua famiglia non si trovi in una situazione che lo faccia stare bene perché Salvatore è molto legato alla sua famiglia quindi credo che essendo stato in compagnia dei nomadi temo e spero che non sia così che sia in una situazione difficile, ci può anche essere la possibilità che abbia perso la memoria e che non si ricordi della sua famiglia o non ricordi chi sia e da dove venga”.

E si rivolge direttamente al ragazzino scomparso: “Quindi, Salvatore io sono la tua mamma mi chiamo Carmela La Spina e tuo papà si chiama Antonino Colletta, tu sei scomparso all’età di 15 anni da Casteldaccia a casa hai 4 fratelli di nome Ciro (a cui eri molto legato perché eri sempre con lui , ti piaceva giocare con lui al pallone e siete coetanei), poi c’è Maurizio, Massimo, Alessandro e 2 sorelle di nome Caterina che al momento della tua scomparsa aveva 2 anni e Mariagrazia che non ti ha conosciuto perché è nata dopo due anni. Se ricordi tifi per la tua Juventus che quando segna un goal tu sei talmente felice che ti metti a gridare insieme a Ciro dall’allegria”.

“È assurdo che una famiglia che già vive nel dolore di non sapere cosa sia accaduto al proprio caro debba aspettare un anno e due mesi per un esito di un DNA per dei resti ritrovati a Roccamena, la legge ci dovrebbe tutelare e invece agisce sempre con una certa lentezza e superficialità. Ancora oggi attendiamo quest’esito ed è vergognoso – dice ancora la donna che non nasconde la sua disperazione – Dopo 26 anni la mia fiducia nelle istituzioni, nelle forze dell’ordine e nella legge sta via via perdendo importanza perché tutto ciò che poteva essere fatto dal principio non è stato fatto e se è stato fatto è stato fatto male perché ad oggi io penso che oltre la pista nomade che meritava più importanza rispetto a quella mafiosa che di fatto non ci ha portato a nulla credo che ci sia qualcuno che sa e la legge non è stato in grado di sapere chi sia e cosa sappia”. “Ancora una volta mi rivolgo a queste persone che sapranno qualcosa di importante e che oggi sono grandi e hanno una famiglia e dei figli alle spalle vi chiedo di mettervi al mio posto di mamma che soffre da 26 anni e che aspetta la verità – dice nel suo appello – mettetevi una mano sul cuore e parlate dicendo tutto ciò che sapete perché anche il minimo particolare può essere importantissimo per noi e per chi indaga. Se avete timore di essere identificati dateci notizie anche in forma anonima con una lettera, una chiamata alle forze dell’ordine o al mio numero personale”

E conclude: “Questa assenza di notizie ci toglie la voglia di vivere perché andare avanti in questo modo è davvero pesante e difficile. Ad oggi le indagini sono in corso, per questo mi appello alla procura in modo che prenda davvero a cuore il caso di mio figlio e che capisca che abbiamo bisogno davvero di aiuto, non fate in modo che per voi sia solo lavoro perché dietro al vostro lavoro c’è la sofferenza di un intera famiglia, la sofferenza dei sei fratelli di Salvatore, dei suoi genitori, dei nipoti che oggi sono piccoli e non conoscono il proprio zio e non possono viverlo ed io cosa gli dirò ? Che non ho risposte? L’assenza di Salvatore ha segnato la vita di tutta la sua famiglia e ci procura sofferenze quotidianamente per questo chiedo a voi giudici, carabinieri, polizia fate tutto ciò che potete per aiutarci”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA