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Il fratello di Giuseppe Di Matteo insorge contro il libro di Brusca: «Su questi soggetti deve calare l’oblio»

La presentazione del libro dell'ex esponente di Cosa Nostra che ordinò di sciogliere nell'acido il figlio di Santino Di Matteo, continua a sollevare polemiche e contrarietà

Di Redazione |

«Non bisogna dare più visibilità agli uomini di Cosa Nostra che hanno martoriato il territorio bloccandone lo sviluppo e portando dolore e morte». Lo dice all’ANSA Nicola Di Matteo, fratello del piccolo Giuseppe,strangolato e sciolto nell’acido dopo essere stato il 23 novembre 1993 su ordine di Giovanni Brusca, Matteo Messina Denaro e Leoluca Bagarella. Un rapimento per fare ritrattare il padre, Santino Di Matteo, che aveva iniziato a collaborare con la giustizia. «Queste manifestazioni come la presentazione del libro di Giovanni Brusca servono solo a riaprire ferite dolorose in quanti hanno perso i propri cari» dice Nicola Di Matteo.

«Su questi personaggi – aggiunge il fratello del piccolo Di Matteo – deve calare l’oblio, il silenzio. Non devono avere più alcuna possibilità di potere parlare. Brusca non si è mai mostrato veramente pentito per tutto il male compiuto in quegli anni. Dare a lui una ribalta è solo un grave errore che porta in noi che abbiamo sofferto solo altro dolore».

Brusca invece parlerà, sia pure attraverso don Marcello Cozzi che del libro è l’autore. La conferma arriva dal sindaco di San Giuseppe Jato, Giuseppe Siviglia, da cui l’iniziativa è partita tra polemiche e proteste: «Capisco i familiari delle vittime. Ma il libro, a mio giudizio, ha un valore educativo soprattutto per i giovani: raccontando quella ferocia induce tutti a prendere le distanze. Per questo mi sembra giusto presentarlo proprio qui». La decisione è dunque presa, si tratta solo di stabilire una data.Il caso è destinato ad alimentare così polemiche roventi che subito sono partite dal fronte politico. «Iniziativa inopportuna» l’hanno definita i quattro consiglieri di opposizione Liborio Costanza, Maria Luisa Vaccaro, Rossana Ferrante e Alessandro Costanza, per i quali non si può «ancora dare voce, seppur indiretta, a chi ha causato tanto dolore». Stessa posizione ha assunto l’Udc che con Salvino Caputo e Paolo Franzella giudica la scelta del sindaco «una offesa alla memoria delle vittime».Più cauta la posizione del magistrato Franca Imbergamo (dalla Dda di Palermo alla Direzione nazionale antimafia) che per prima interrogò Brusca quando decise di collaborare e di raccontare la sua feroce storia criminale con centinaia di delitti, diventata ora un libro. Allora Franca Imbergamo si rifiutò di stringergli la mano. Ora giudica con favore il suo percorso di collaborazione che «non si può certo definire lineare, come accade in molti percorsi di collaborazione, ma resta uno strumento processuale indispensabile».«Brusca – sostiene Imbergamo – è stato un personaggio apicale nella struttura militare di Cosa nostra. Il suo racconto può suscitare un comprensibile orrore, e per questo allora mi rifiutai di stringergli la mano. Ma poi ho potuto apprezzare la sua collaborazione e il suo racconto su circostanze controllate in modo obiettivo che hanno dato un grande contributo processuale».Il confronto è aperto. Contrariamente al caso del film su Matteo Messina Denaro, che non sarà proiettato a Castelvetrano patria del boss, stavolta la presentazione del libro ci sarà. Ma in un caso e nell’altro resta il fatto che, al tramonto delle loro carriere, i padrini non sono più «profeti in patria».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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