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Il frate celebra una messa per il boss morto e poi minaccia cronista: «Attento a come parla, altrimenti lei la paga»

Di Redazione |

Un frate dei Carmelitani scalzi, padre Mario Frittitta, celebrando la messa, a Palermo, ha ricordato il boss della Kalsa, Tommaso Spadaro, nel trigesimo della sua morte e del quale, oltretutto, erano state vietate le esequie pubbliche. 

Poi, al termine della funzione religiosa, all’interno della Chiesa di Santa Teresa alla Kalsa, ha minacciato un giornalista: «Stia attento a come parla, altrimenti lei la paga. Perché il Signore queste cose le fa pagare». «Queste parole di padre Mario Frittitta al collega giornalista Salvo Palazzolo, che incalzava il frate, ci lasciano sorpresi e sconcertati», scrivono in una nota il segretario regionale dell’Assostampa Siciliana, Roberto Ginex, il presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti, Giulio Francese, ed il segretario provinciale Assostampa Palermo Giuseppe Rizzuto. «L’atteggiamento di padre Frittitta, che alle domande incalzanti del collega Palazzolo, risponde anche con un “siete cattiv”, la dice tutta sulla considerazione del lavoro di un professionista serio e scrupoloso che è chiamato per mestiere a rivolgere domande per avere risposte – dicono Ginex, Francese e Rizzuto -. Palazzolo, ancora una volta, ha fatto bene il suo lavoro nel raccontare la verità dei fatti. Non può passare sotto silenzio che venga celebrata una messa in suffragio di un boss scomunicato dalla Chiesa e condannato dallo Stato per gravi reati», sottolineano i rappresentanti di Assostampa e Ordine siciliani. «Non si può credere in Dio ed essere mafiosi, chi è mafioso non vive da cristiano, ha detto il Papa nell’ultima sua visita a Palermo nel settembre scorso – aggiungono -. Non si può neppure attribuire a Dio il compito di far pagare al giornalista la presunta colpa di aver posto domande e fatto emergere contraddizioni. Palermo è la città di padre Pino Puglisi. Ogni ambiguità stride con l’impegno civile e cristiano di tanti sacerdoti, di tanti giornalisti e di tanti palermitani che hanno fatto della condanna alla mafia un punto d’onore della loro esistenza e professione. Ognuno nella chiesa, come nella società, ha il suo compito. Quello dei giornalisti è di essere testimoni della verità. E’ questo l’unico metro di giudizio della nostra professione. Salvo Palazzolo lo ha rispettato in pieno. Per i cristiani vale il detto evangelico di San Giovanni: ‘la verità vi farà liberì». «Ci auguriamo che sulla vicenda intervenga la comunità ecclesiale affinchè non si facciano passi indietro nella coscienza antimafia e nella condanna dell’omertà», concludono Ginex, Francese e Rizzuto.

Frittitta venne processato e assolto per aver celebrato messa nel covo del latitante mafioso Pietro Aglieri a Bagheria.

Anche l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice è intervenuto sulla vicenda ribadendo «l’inconciliabilità dell’appartenenza alle organizzazioni mafiose con l’annuncio del Vangelo», torna a fare riferimento alla Lettera ‘Convertitevi!’ dei Vescovi di Sicilia, in occasione del venticinquesimo anniversario dell’appello di San Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento il 9 maggio del 1993, «una Lettera attraverso la quale i Vescovi siciliani hanno voluto riaffermare con forza la distanza tra la mafia e la Chiesa. Una distanza rimarcata con voce chiara anche da Papa Francesco in occasione della sua visita pastorale a Palermo lo scorso 15 settembre».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA