Palermo
I migranti riconoscono “Rambo”: «E’ lui il nostro aguzzino»
Impauriti, ancora sotto choc nonostante il tempo trascorso, quattro africani del Ghana e della Nigeria hanno riconosciuto davanti al gip il loro torturatore, John Ogais, nigeriano, 25 anni, detto Rambo, fermato dalla polizia a giugno scorso nel Cara di Isola Capo Rizzuto.
Nel corso di un drammatico incidente probatorio, rinviato due volte per l’impossibilità di trasferire l’indagato al palazzo di giustizia perché dava in escandescenza e si scagliava contro la polizia penitenziaria, le vittime, citate dai pm che hanno voluto «cristallizzare» le loro testimonianze, hanno raccontato le violenze sofferte.
«Durante la mia permanenza all’interno di quel ghetto da cui era impossibile uscire ho sentito che l’uomo che si faceva chiamare Rambo. So che ha ucciso un migrante. Mio cugino e altri hanno provato a scappare e sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati poi sottoposti», ha riferito un migrante.
I quattro africani, che si trovano sotto protezione in alcune strutture del nord Italia, hanno risposto alle domande della pm Giorgia Spiri che, insieme al pm Gery Ferrara, ha condotto l’inchiesta su «Rambo». L’incidente probatorio si è svolto in carcere davanti al gip Roberto Riggio.
Il nigeriano è uno dei componenti dell’organizzazione criminale, scoperta dalla Dda di Palermo, che gestiva i viaggi dei migranti tra la Libia e le coste siciliane. E’ accusato, oltre che di tratta di esseri umani, di omicidio, sequestro di persona, e violenza sessuale. Il soprannome con cui era conosciuto nel «ghetto di Alì il libico» era Rambo. Feroce, crudele, violento, nella prigione di Sabhah, in cui centinaia di migranti trascorrevano i giorni prima della traversata del Canale di Sicilia, era temuto da tutti. E’ stato fermato nel Cara di Isola Capo Rizzuto in cui si trovava da febbraio.
Era finito nel Centro dopo essere stato soccorso, insieme ad altri migranti, mentre cercava di raggiungere le coste siciliane a bordo di un gommone, viaggiando con i disperati che per mesi aveva seviziato. «Una volta, – ha riferito uno dei testimoni – ho avuto modo di vedere che Rambo, il nigeriano, ha ucciso dopo averlo imbavagliato e torturato a lungo, un migrante suo connazionale che si trovava lì con noi».
«Ho assistito personalmente al pestaggio sino alla morte di due persone, un nigeriano minorenne e un altro uomo, anch’esso nigeriano ucciso da Rambo davanti al fratello della vittima – ha confermato un altro -. Nello stesso momento dell’omicidio, Rambo minacciava armato di pistola, il fratello della vittima, di non raccontare nulla alla famiglia e di farsi mandare immediatamente i soldi». L’incidente probatorio continuerà venerdì prossimo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA