Delitto clochard Palermo, omicida non mostra segni di pentimento

Di Carmela Marino / 12 Marzo 2017

Palermo – E’ prevista domani davanti al Gip di Palermo l’udienza di convalida del fermo di polizia per Giuseppe Pecoraro, 45 anni, il benzinaio che nella notte tra venerdì e sabato ha bruciato vivo Marcello Cimino nel portico della mensa dei frati cappuccini, in via dei Cipressi. L’omicida, che ha confessato, è difeso dagli avvocati Brigida Alaimo e Carolina Varchi. L’avvocato Giuseppe Giamportone si è offerto di assistere gratuitamente i familiari della vittima. Le indagini sono coordinate dal Pm Maria Forti. Ieri, nel corso dell’interrogatorio, Pecoraro non ha mostrato alcun segno di pentimento, tentando di giustificare il suo gesto. Inizialmente aveva anche cercato di negare tutto, prima di crollare. 

L’ARRESTO DI PECORARO

L’identificazione di Pecoraro è stato possibile grazie al video ripreso dalle telecamere installate nei pressi della mensa e dai tanti riscontri trovati dalla squadra omicidi della questura. In poche ore è stato ricostruito un litigio tra Cimino e Pecoraro, avvenuto davanti al negozio di frutta e verdura di piazza Cappuccini, a poche metri dalla mensa. Un alterco causato dalla gelosia dell’omicida: pare che l’ex moglie di Pecoraro avesse iniziato una relazione con il clochard ucciso.  I numerosi testimoni sentiti dalla polizia hanno ammesso, sia pure con qualche difficoltà, di aver visto litigare i due. 

Intanto è stato ricostruito che il delitto è maturato in un contesto di solitudine e stenti. Giuseppe Pecoraro condivideva spesso con la vittima il tempo che entrambi trascorrevano nella mensa della missione, dove il benzinaio si recava quando finiva di lavorare nel distributore di carburante che si trova a poche decine di metri dal refettorio dei cappuccini.


Separato anche lui dalla moglie, così come il clochard ucciso, Giuseppe Pecoraro, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbe intrapreso una relazione con una donna; e non avrebbe sopportato le attenzioni che Cimino rivolgeva alla donna. I due avrebbero avuto alcuni screzi proprio per la gelosia del benzinaio, che due notti fa ha riempito un secchio di liquido infiammabile, lo ha gettato addosso al «rivale» e gli ha dato fuoco. 

«Giuseppe Pecoraro nel corso dell’interrogatorio era molto confuso e ansioso. Più volte, mentre veniva sentito dagli uomini della Squadra mobile, ha chiesto di potere avere i suoi farmaci che prende abitualmente per una malattia di natura psichiatrica. Non è stato possibile perché sarà il medico del carcere a stabilire se Pecoraro dovrà assumerli». Lo dice l’avvocato Brigida Alaimo che, insieme alla collega Carolina Varchi, assiste Giuseppe Pecoraro.

E circa 500 persone si sono radunate questa sera in piazza nei pressi della chiesa dei Cappuccini per partecipare alla fiaccolata in ricordo di Marcello Cimino. Insieme alla ex moglie e alle due figlie della vittima, al sindaco Leoluca Orlando e altri esponenti politici, ci sono le associazioni di volontariato che assistito i senzatetto come gli «Angeli della notte» e la Comunità di Sant’Egidio. Il corteo raggiungerà il luogo della tragedia. 

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