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Delitto agente D’Agostino, respinto arresto per due boss

Di Redazione |

PALERMO – Nei mesi scorsi, la procura generale di Palermo aveva chiesto due arresti per l’omicidio avvenuto a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989, dell’agente Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio: per i boss Nino Madonia e Gaetano Scotto. Ma ieri il giudice delle indagini preliminari ha rigettato la richiesta di custodia cautelare. Per il gip, riporta l’edizione locale di Repubblica, non ci sono sufficienti elementi per accertarne le responsabilità. Resta il mistero, nonostante gli appelli dei genitori e delle sorelle dell’agente ucciso: «Quanta amarezza – diceva alcuni giorni fa Vincenzo Agostino, padre dell’agente ucciso – mia moglie Augusta è morta senza conoscere la verità, e io sono ormai stanco di combattere contro un muro di gomma: la verità sulla morte di Nino e Ida, ne sono sicuro, è dentro lo Stato». Nino Agostino era ufficialmente un poliziotto addetto alle volanti del commissariato San Lorenzo. In realtà, avrebbe dato la caccia ai grandi latitanti, Riina e Provenzano. La sera del delitto agenti della Mobile perquisirono casa di Agostino, ad Altofonte, portando via alcuni appunti.

Cosa c’è davvero dietro la morte di Nino e di Ida, che era incinta? I pentiti di mafia non hanno mai saputo dire nulla sugli esecutori del delitto. Tre anni fa, il procuratore generale Roberto Scarpinato aveva avocato l’indagine dopo la richiesta di archiviazione della procura per Scotto e Madonia. La procura generale ha fatto nuove indagini, assieme agli investigatori del centro operativo Dia di Palermo. A seguire il caso sono stati i sostituti procuratori generali Nico Gozzo, da oggi in servizio alla procura nazionale antimafia, e Umberto De Giglio. Al funerale del poliziotto, il giudice Giovanni Falcone disse al commissario Montalbano, che dirigeva San Lorenzo: Questo omicidio è un segnale contro me e te. Frase rimasta misteriosa. L’avvocato di parte civile della famiglia, Fabio Repici, afferma: «Prendiamo atto della decisione del gip, assunta con una certa lentezza, la riteniamo gravemente sbagliata. Rileviamo che ancora lo Stato a oltre trent’anni dal delitto non abbia la forza per affermare la verità sull’uccisione di Nino Agostino e Ida Castelluccio. Riteniamo che ciò sia oggettivamente l’effetto del coinvolgimento di apparati istituzionali nel delitto». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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